XIX

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Let me know you care
Just a word or two


«Cosa è successo?»
«Come fai a sapere che è successo qualcosa, zia?» domandò Henry, parlando al telefono. Zelena aveva risposto al primo squillo, che già di per sé era un evento più unico che raro perché, solitamente, la zia di Henry non rispondeva mai al telefono, anche se non mancava mai di richiamare quando si trattava del nipote.
«Regina era particolarmente acida, questa mattina, quando le ho chiesto se avesse bisogno di una mano per il pranzo di Natale. Si tratta di Emma, non è vero?»
Henry annuì. «Già. Si stanno chiaramente evitando, da ieri. Fingono che vada tutto bene, ma ho trascorso abbastanza tempo con loro da sapere che è tutta una messinscena».
Zelena sospirò, rassegnata. «Tu occupati di Emma. Io faccio un salto in ufficio da Regina. Te lo giuro, Henry, che se tua madre non mi ha comprato il collier di cui le ho mandato la foto due mesi fa per Natale, dopo tutto quello che sto facendo per lei…»
«Con i brillanti e un singolo pendente di smeraldo al centro?»
«Sì».
«Te l’ha presa e si è anche lamentata che tanto tu le comprerai un altro, quoto, “stupido completo intimo” che non metterà mai».
«Quando le tue madri si decideranno ad andare a letto insieme, mi ringrazierà» sentenziò Zelena.
Henry urlò. «Zia! Ti prego! No! Eww! Bleah! Che schifo!»
«Tesoro, hai una figlia, lo sai anche tu com-»
«Basta, basta, zia, per carità, ti scongiuro».
«D’accordo, d’accordo. Quanto sei delicato, Henry» commentò Zelena, con un sospiro. «Ti chiamo più tardi, d’accordo?»
«Sì. Grazie, zia».

***

«Nonna? Pronto?»
«Oh, Henry! Tesoro! Come stai? Mi ha detto Emma che siete arrivati ieri! Pensavamo di passare questo pomeriggio a salutarvi. Saremmo venuti subito, ma Neal deve aver preso l’influenza da sua sorella e sai come è, tuo zio. Buono solo a lamentarsi. E poi ho pensato che magari sareste stati stanchi… E come sta la mia bis-nipote? Scommetto che è più bella ancora dall’ultima volta in cui l’ho vista e-»
«Nonna!» esclamò Henry. Normalmente, avrebbe aspettato che Snow concludesse da sé quel suo infinito farfugliare, ma quel giorno non c’era davvero tempo da perdere. Henry aveva una missione da portare a termine. Forse, sarebbe stato meglio chiamare suo nonno, ma a quel punto non si poteva più tornare indietro. «Ascolta, non è che ti va di venire per un tè? Solo tu, però».
«Solo io? Perché? È successo qualcosa?!»
«Non esattamente. Credo che la mamma abbia bisogno di uno dei tuoi discorsi sul Vero Amore e sul credere in sé stessi».
«Dici? Ma l’ho trovata bene, l’altro giorno, quando abbiamo cenato insieme. Stavo giusto parlando con David, prima… Stare con Regina le fa bene, non ti sembra? Sembra più… felice».
E Henry pensò che se persino sua nonna si era accorta di qualcosa, il fatto che Emma e Regina cercassero ancora di ignorarlo era a dir poco ridicolo.
«Lo credo anche io, nonna. Ma… credo che abbiano discusso».
«Emma e Regina? Oh, Henry, non ti preoccupare. Lo sai come sono, le tue mamme. Tutte fuoco e battibecchi, ma-»
«Nonna, è proprio quello il punto. Non battibeccano da ieri».
«Cosa?!»
«Esatto! Sono tutte cortesi e gentili. Grazie, per favore, con permesso. Inquietante».
«Regina è al lavoro?» si informò Snow, l’allarme nella sua voce. Ottenuta una risposta affermativa dal nipote, chiese: «E Emma?»
«Sul divano, finge di guardare la televisione, ma so che non sta davvero prestando attenzione o cambierebbe canale, spazientita, ogni volta che c’è la pubblicità».
«Arrivo subito, tesoro».

***

«Quindi, cosa è successo?» domandò Zelena, entrando nell’ufficio della sorella senza nemmeno bussare.
«Zelena, dannazione!» imprecò il sindaco, sbattendo entrambe le mani sulla scrivania.
«Uh, la situazione deve essere più grave del previsto» commentò Zelena che, per nulla impressionata dalla reazione di Regina, con fare annoiato si lasciò cadere sul divano davanti al camino, con un sospiro di sollievo. «Allora? Non ho tutto il pomeriggio, sorellina».
«Per me puoi andartene anche subito».
«Mi piacerebbe, ma chiaramente qualcosa non va».
«Quello che succede tra me e Emma sono affari nostri. Non c’è nulla che non vada» sbottò Regina, alzandosi dalla propria sedia per avvicinarsi alla sorella e guardarla dall’alto in basso, con le mani sui fianchi.
«No, infatti. Va tutto splendidamente. Così splendidamente che non ho nemmeno dovuto specificare a cosa mi riferissi» le fece notare Zelena.
Regina avvampò. «Ho tirato a indovinare. Tu hai la fissa, con questa ridicola e insensata storia di me e la signorina Swan!»
«Qualsiasi cosa ti faccia dormire la notte, Regina» commentò Zelena. «Allora, vuoi dirmi cosa non è successo».
«Nulla» ripeté Regina, sedendosi sulla poltrona davanti al divano su cui era sdraiata Zelena.
«Ho intenzione di rimanere con te fino a quando non ottengo una risposta soddisfacente. Vi siete baciate e ora siete terrorizzate dalle implicazioni? O addirittura…?» chiese Zelena, facendo un gesto osceno con la mano.
Regina chiuse gli occhi, cercando di eliminare della mente quell’ultima immagine. «No» ammise infine, decidendo di arrendersi alle insistenza di sua sorella. E, in tutta onestà, aveva bisogno di parlane con qualcuno e, le costava ammetterlo, nessuno sarebbe stato più adatto di sua sorella. A parte la signorina Swan. Ma la signorina Swan era, per ovvie ragioni, esclusa.
«Allora?» incalzò Zelena.
«Abbiamo parlato».
La maggiore delle Mills sbuffò, irritata. «Sul serio, sorellina? Non fate che parlare e battibeccare e parlare da anni! E ancora avete qualcosa da dirvi?!»
«Hai intenzione di ascoltare o preferisci essere sbattuta fuori dal mio ufficio seduta stante?»
Zelena alzò gli occhi al cielo, ma fece cenno a sua sorella di continuare con un vago gesto della mano.
«Abbiamo parlato e abbiamo deciso di lasciare che tutto rimanga… come è. Immagino che Emma ritornerà a Boston, in ogni caso, dopo Natale. E poi dobbiamo pensare a Hope. E a Henry. Anche se è cresciuto, meglio non rischiare di rovinare tutto» considerò Regina, ripetendo ad alta voce la litania che si ripeteva da più di un giorno, ormai, da quando Emma le aveva accarezzato la guancia con una delicatezza tale da far turbinare ogni scintilla della sua magia. «E poi, dopo tutti questi anni… Che senso avrebbe… E forse ci sono alcune persone destinate a non averlo, un Lieto Fine. Ma solo… un’esistenza mediocre, una tranquilla quotidianità» considerò Regina.
«Lo sai che sono tutte stronzate, non è vero? Nel senso, non è che ci credi davvero, in quello che stai dicendo?» fece Zelena, con una smorfia di incredulità sul volto.
Regina, le braccia incrociate al petto, non rispose, così Zelena continuò.
«Quindi, tu mi stai dicendo che non solo provi qualcosa per Emma, ma che Emma ricambia».
«Non ho detto nulla di tutto questo!» esclamò Regina.
«No, perché sei una cagasotto e anche solo alludervi ti getterebbe nel panico».
«Zelena» l’ammonì il sindaco, in tono minaccioso.
E Zelena prese un sospiro profondo, prima di alzarsi dal divano per potersi avvicinare alla sorella e inginocchiarsi sul tappetto davanti a lei. Le prese le mani tra le proprie, ignorando l’espressione diffidente di Regina.
«Ascoltami bene, sorellina, perché non lo ripeterò mai più, ma sono terribilmente seria. Non fare l’idiota. Non allontanare Emma solo perché hai paura che lei si allontani per prima. Non funziona così. Non può funzionare così. E poi è di Emma che stiamo parlando. Quella donna ha forse un solo pregio ed è che farebbe di tutto per te. Ogni volta che si è trovata davanti a una scelta… Ha scelto te. Ti ha difesa quando nessun’altra persona al mondo avrebbe preso le tue parti, è rimasta al tuo fianco quando ho provato a farti del male, è diventata l’Oscuro Signore solo perché quel destino non toccasse a te…»
Gli occhi di Regina si velarono di lacrime e la donna scosse la testa. «Non… Nulla di tutto questo ha senso» disse infine, stancamente. «Lo so che è di Emma che stiamo parlando… Della Salvatrice, della mamma di mio figlio, del prodotto del Vero Amore. Non… Non posso…»
Zelena accarezzò il volto della sorella, con dolcezza. «Sono qui per te, in ogni caso, d’accordo? Non sei da sola. Lo so che sei convinta che tutto quello che tocchi, finisca cenere tra le tue mani. E forse non sei la persona migliore di questo o di tutti gli altri Mondi Conosciuti, ma a Emma non potrebbe importare meno e lo sai benissimo. Ti conosce. È Regina che vede, quando ti guarda adorante. E ti ha affidato sé stessa, ti ha affidato il suo cuore così tanto tempo fa, Regina…».
Il sindaco scosse violentemente la testa, una lacrima scivolò lungo il suo volto e lei si lasciò cadere dalla poltrona, tra le braccia di sua sorella, che la strinse forte.
«Vorrei solo che fosse più facile» sussurrò, con voce tremante.
Zelena la strinse più forte.

***

«Mamma?» fece Emma, interrogativa. «Sei venuta a salutare Henry, Ella e Lucy? Perché sono appena usciti con Hope, sono andati a pattinare. Sono anche un po’ offesa che non mi abbiano chiesto di andare con loro, sinceramente» considerò la signorina Swan.
«Cercavo te, in realtà, tesoro» rispose Snow, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di sé. Senza esitare, si diresse in salotto, dove si tolse il cappotto prima di far cenno a Emma si sedersi sul divano.
La figlia la guardò, circospetta. «Ti ha chiamato quel disgraziato di tuo nipote, non è vero?»
«Cosa?» fece Snow, fingendo di non aver sentito, mentre Emma si sedeva accanto a lei. «Allora, come vanno le cose?»
«Cosa ti ha detto Henry?» domandò invece sua figlia, in tono piatto.
«Tutto bene? Con Hope? Con… Regina?»
Emma sospirò. «Va tutto bene, mamma».
Snow si schiarì la voce. «E se sei sincera, tesoro, non insisterò oltre, ma… Emma, credo che ci sia qualcosa che non mi vuoi dire. E lo capirei, se non volessi confidarti con me, ma… Sì, ecco, forse… Potresti parlarne con qualcuno. Ella, magari. Ha sempre ottimi consigli».
Emma osservò sua madre a lungo prima di parlare. «Si tratta di Regina» ammise infine. «Cioè, non proprio Regina. Ma… Quello che provo, per Regina».
Snow si sporse verso di lei, apprensiva, un po’ confusa. «E cosa provi, esattamente, per Regina?»
Emma fece una smorfia e un verso indistinto, agitando le mani in aria in un movimento casuale.
«Temo mi serva qualche indicazione in più, tesoro» fece Snow.
Le spalle di Emma si afflosciarono. «Ecco… Diciamo che… Vorrei stare sempre con lei. E il tempo che trascorriamo insieme non è mai abbastanza. E ogni volta che mi succede qualcosa di bello, è a lei che voglio raccontarlo. E se succede qualcosa di brutto, voglio comunque raccontarlo a lei, perché so che una sola parola di conforto da parte di Regina basterebbe a sistemare tutto. E credevo… Sì, insomma, credevo che essere amiche sarebbe stato abbastanza. E abbiamo faticato così tanto, tutti quanti, per conquistare un po’ di tranquillità. Un po’ di sicurezza. E non… Non voglio rischiare tutto quanto, perché andreste tutti quanti di mezzo, a partire dai miei figli. E se si trattasse solo di me non mi importerebbe, ma Hope e Henry…»
Snow, la bocca spalancata, la richiuse. Poi, l’aprì di nuovo, osservando la figlia. «Oh» disse infine.
«Oh?» fece Emma.
«Sei innamo-»
«Non dirlo, mamma!» sbraitò Emma, con uno scatto che la portò a sedersi sullo schienale del divano, da cui si affrettò a scivolare perché sapeva che Regina odiava i cuscini sformati.
«Ok, ok, ok!» fece Snow, alzando le mani in segno di resa. «Non lo dirò. Allora aveva ragione, Henry, ad essere allarmato».
«Lo sapevo che era stato lui a metterti la pulce nell’orecchio».
«Henry è solo preoccupato per te, tesoro. E per Regina».
«Ed è esattamente per evitare questo che io e Regina preferiamo che le cose non cambino, mamma!» le fece notare Emma, esasperata.
Snow sopirò. «Tesoro… Lo so che ora ti sembra la scelta migliore, ma… non lo è. Mi sono chiesa a lungo che senso avesse avuto tutto quello che ti è successo, fin dal momento in cui sei venuta al mondo. E non sono mai riuscita a trovare una risposta, perché era così ovvia che non credevo nemmeno potesse essere messa in discussione. Si tratta di Regina, Emma. Regina è la tua risposta, Regina è il tuo Lieto Fine».
«Mamma…»
«Pensaci» la prevenne Snow, con un sorriso rassicurante. «Senza paura per il futuro, pensaci. Perché, forse, quando Henry ti ha portata a casa, quella sera in cui gli orologi di Storybrooke hanno ripreso a ticchettare, non era Storybrooke la tua destinazione, ma Regina».


Though you're far from me
Say you'll B-R-B

NdA
Buona sera, la canzone di oggi è Text me Merry Christmas! 
E, contro ogni aspettativa, sono riuscita ad aggiornare prima di sera.
Grazie per aver letto anche oggi!
A domani,
T. <3

It must be ChristmasWhere stories live. Discover now