VI

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Once upon a December,

Someone holds me safe and warm


«Mamma!» chiamò Hope dal divano, dove si era sistemata vicino a Regina, con una coperta sulle gambe.

«Un attimo!» rispose Emma dalla cucina.

«Anche un'ora fa ha detto un attimo» si lamentò Hope, incrociando le braccia al petto. Regina sorrise dell'espressione imbronciata della bambina, molto simile a quella che era solito assumere Henry alla stessa età, e poi le accarezzò i capelli con tenerezza. La bambina si strinse immediatamente al sindaco, il cui sussultò dalla contentezza.

«Ehi» fece Emma, arrivando in salotto con un'enorme ciotola di popcorn ancora caldi. «Anche io voglio le coccole» protestò.

«E allora non metterci tanto la prossima volta, mamma».

«Sei tu che mi hai chiesto i popcorn!» le ricordò Emma, sedendosi accanto a Hope.

Ma la bambina non la stava già più ascoltando, perché aveva premuto il tasto play sul telecomando e i titoli di testa di un film che Emma conosceva ormai a memoria avevano iniziato a scorrere sullo schermo della televisione.

«Tutti gli anni lo stesso film, Hope, tutti gli anni» si lamentò Emma, con un sospiro.

«Shh!» fecero immediatamente Hope e Regina, in direzione di Emma, che le guardò esasperata. La bambina non ricambiò il suo sguardo, troppo concentrata sulla televisione, ma da sopra la sua testa Regina guardò Emma con un mezzo sorriso sulle labbra e la signorina Swan non poté fare a meno di scuotere la testa.

Emma era sicura che nemmeno Regina ne potesse più, di quel cartone animato, ma certo il sindaco non avrebbe mai rischiato di intristire Hope, nemmeno per scherzo.

***

Emma sbadigliò. Non che il film non fosse bello, al contrario. Solo, lo avevano visto così tante volte da saperlo ormai a memoria e Hope non poteva fare a meno di guardarlo almeno due volte alla settimana quando arrivava dicembre, così aveva insistito anche per quella sera.

Era un vecchio film, uscito quando Emma aveva già quindici anni. La prima volta in cui lo aveva visto, però, non aveva idea di quello che le sarebbe ben presto accaduto, né, in tutta onestà, aveva idea di chi lei fosse in realtà. Henry non era ancora nato e Emma Swan era ancora completamente all'oscuro dell'esistenza di una piccola cittadina incantata nel Maine. Tuttavia, quando Hope lo aveva scoperto casualmente una sera di dicembre di qualche anno prima, facendo zapping tra i canali della televisione, Emma non aveva potuto fare a meno di notare le similitudini tra la propria vita e quella della protagonista del cartone animato, Anastasia, una ragazza senza un vero passato e senza famiglia, alla ricerca del proprio posto nel mondo e di una Casa che sapesse di amore e comprensione. Le aveva scaldato il cuore, vedere il lieto fine di Anastasia. Ma le aveva anche fatto mettere in discussione la propria vita, come se il suo, di Lieto Fine, dovesse ancora arrivare. Emma si era detta che era solo uno stupido cartone e che certo lei era facilmente suggestionabile, ma anno dopo anno, complice l'insistenza di Hope e il suo amore per quel cartone animato, la convinzione di Emma era andata a rafforzarsi e un gran malinconia, una strisciante sensazione di aver perso un mondo prima ancora che fosse suo, era andata annidandosi nel suo animo.

Emma sospirò, attirando l'attenzione di Regina, che subito si voltò verso di lei.

«Stai bene?» le domandò il sindaco, muovendo solo le labbra e senza parlare, per non disturbare Hope.

Emma le sorrise, annuì e subito distolse lo sguardo perché Regina non vedesse i suoi occhi lucidi.

Emma non era triste, però.

It must be ChristmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora