Tutte le Stelle.

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LIAM’S POV

Mi ero abituato a vivere in America, ma non mi ero abituato a vivere senza Jamie. Ogni giorno ero contento di svegliarmi solo per sapere che ne mancava uno in meno al riabbracciarla.

L’unico modo che avevo trovato per poterla sentire più vicino, era stato scrivere. E avevo scritto una canzone alla fine, avevo buttato giù le idee, e l’avevo messa insieme in un paio di settimane, con la musica e tutto.

Di amici là non me ne ero ancora fatti molti, mi sembravano tutti così diversi da quelli che avevo là a Londra. Avevo capito quanto fosse unico quel gruppo che avevo trovato troppo tardi e che mie ro goduto troppo poco.

Uscii dal college e mi diressi subito a casa. Per fortuna il mio appartamento distava poco dalla scuola, e così avevo i tempi ristretti rispetto a molti altri miei compagni.

Entrai e subito mi misi a studiare. Volevo andare bene, volevo che gli sforzi dei miei genitori venissero ripagati.

Ma dopo quattro ore non ce la feci più, e così chiusi libri e quaderni, sistemandoli in camera, per poi andare a prendere la chitarra e cominciare a suonare quell’unica canzone che ormai avevo in testa, quella che le avrei dedicato appena l’avrei rivista.

JAMIE’S POV

“Jamie, mi fai un thè per favore?” domandò la voce rauca di Louis dal salotto.

“Certo, aspetta un attimo, Lou” dissi entrando in cucina.

Gli preparai la bevanda, per poi portargliela e sedermi accanto a lui.

“Non ti passa questo mal di gola?” dissi guardandolo tutto infagottato sotto la coperta di lana, con il beanie che gli copriva i capelli scuri.

“No. È una settimana che ho questa voce. E poi mi fa continuamente male il collo” si lamentò.

“Dai, fratellone, stasera non venire al lavoro, vado io da sola” lo rassicurai.

“No!” si affrettò a dire, “Non voglio”

“Lou, non possiamo saltare entrambi. Che cosa credi che guadagneremo così?”

“Chiama Harry, fai stare lui con te”

“Sì, certo. E Demi?” dissi sarcastica, “Non posso pretendere che venga con me, e lasci a casa sua sorella!”

“Demi è da Niall! È partita stamattina. Dai, per favore, non farti pregare. Harry si è offerto di badare a te visto che stavo male”

“Avevi già programmato tutto?!” domandai.

Lui annuì leggermente.

“Perché non ti fidi di me, Lou?”

“Io mi fido di te. Non mi fido di chi viene in quel bar”

“Va bene, chiamo Harry e mi faccio venire a prendere”

Lui sorrise, contento di aver vinto anche questa volta.

Uscii di casa solo quando il Riccio mi mandò un messaggio dicendo che era arrivato. Salii nella sua vettura nera e lo salutai con un bacio sulla guancia. I suoi capelli erano raccolti in uno chignon disordinato, e così lo presi in giro chiamandolo ‘Rapunzel’.

“Long hair, don’t care” disse lui ridacchiando e mettendo in moto la macchina.

“A me piaci così” dissi sorridendo.

“Grazie, cucciola” sorrise a sua volta, poi domandò: “Come sta Lou?”

“Male. Ha il mal di gola da una settimana, e non riesco a capire che cosa possa essere. Dice che ha il torci collo, ma non capisco che cosa possa c’entrare con una voce roca e una gola che pizzichi”

“Forse dovresti portarlo da un dottore”

“Già. Il problema è che lui non vuole andare perché non vuol usare soldi che servono per altre cose”

“Se avete bisogno” cominciò a dire, ma io subito lo fermai: “No, Harry. Grazie lo stesso, ma no. Ce la faremo da soli”

Lui annuì poco convinto, poi cambiò discorso: “Di tuo padre si è saputo più niente?”

“No. Non l’hanno nemmeno catturato, o trovato. Niente”

“Sarà fuggito. Non vi darà più fastidio”            

“Se lo trovassero, e lo mettessero dentro, a noi verrebbero riconosciuti alcuni diritti importanti, tra cui quello di avere una somma ogni mese per aiutarci a vivere. Ci sarebbe utile in questo momento”

“Si sistemerà tutto” disse prendendomi la mano.

Quel tocco mi tranquillizzò moltissimo, tant’è che mi dimenticai quasi completamente di tutti gli altri problemi.

Una volta la pub, Harry prese posto proprio davanti a dove stavo sempre io per preparare i drink e servire i clienti, così mi poté tenere sott’occhio tutto il tempo, e anche io ebbi qualcuno a cui parlare nei tempi morti.

“Perché fai questo lavoro?” domandò Harry.

“Per Louis” dissi subito.

Lui era la persona più importante della mia vita, e mai e poi mai avrei permesso che ci separassero.

Harry annuì, e sapevo che mi capiva, perché anche lui aveva una sorella, una persona a cui era molto legato. Ma a differenza di noi Tomlinson, i fratelli Styles avevano anche una famiglia unita e che si voleva bene. Mentre io e Lou eravamo sempre stati io e lui contro tutto e tutti, Harry e Demi avevano avuto il supporto dei genitori, li avevano sempre aiutati e li stavano aiutando anche in quel momento.

Nel mondo c’erano tante persone di tanti tipi diversi. C’erano i ricchi, e c’erano i poveri. C’erano gli onesti, e i disonesti; i buoni e i maligni. E poi c’erano gli amici e i nemici.

Forse quella era la categoria peggiore perché non riuscivi mai a distinguere completamente un amico da un nemico. Il modo in cui qualcuno possa mutare, possa fingere era sorprendete per me.

Vedevo tutto con gli occhi di una ragazzina innamorata che sa che il mondo non è una favola, ma che crede ancora nella bontà di molte persone.

Sapevo di chi sicuramente potevo fidarmi. Di Louis, di Harry, di Demi, e di tutti gli altri. Potevo fidarmi della mia famiglia.

STRONG.Where stories live. Discover now