Senza Louis, Sono in Pericolo.

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Che cosa potevo fare? Cominciai a tremare per la paura, non sapendo che cosa sarebbe stato capace di fare.

Si alzò in piedi tenendo ancora l'indumento in mano, fece un passo verso di me, e io indietreggiai andando a sbattere contro il muro.

"Jamie Tomlinson, come ti sei permessa di indossare una cosa del genere?" gridò gettandomi il vestito addosso.

"Papà, n-non è il mio..." provai a dire, ma lui mi mollò uno schiaffo in piena guancia, poi mi sollevò di peso gettandomi sul letto e mettendosi a cavalcioni su di me.

Avevo paura tanta paura, non sapevo che cosa sarebbe potuto succedere, avevo il terrore che mio padre mi portasse via l'unica cosa che mi apparteneva veramente: la verginità.

Avevo letto di ragazze stuprate dal padre, ognuna per un motivo diverso, ma tutte accomunate da questo atroce destino. Alla casa accoglienza avevo conosciuto una ragazza musulmana sedicenne con un bambino tra le braccia, mi disse che era il frutto dello stupro che aveva subito da parte del padre.

Sentii le mani del uomo che avevo sopra di me infilarsi sotto la maglietta per poi toglierla, lo stesso fece con i pantaloni. Avevo paura, ero in intimo davanti al mio incubo, e in quel momento urlai il nome di mio fratello.

"Sta zitta puttana, tuo fratello non c'è e tu ora fai quello che dico io!" gridò sprezzante.

Mi tolse anche il reggiseno e io cercai di coprirmi il seno con le braccia, poi mio padre mi infilò il vestito di Demi addosso, mi chiuse la zip e mi caricò sulla sua spalla mentre continuavo a gridare.

Avevo veramente paura, ero scappata allo stupro ma non sapevo che cosa mi aspettava ora.

Mi caricò in macchina, la mise in moto e partì. Io lo imploravo di smetterla, di tornare indietro e invece lui mi menava, ero seduta davanti nel posto del passeggero, così per lui sarebbe stato più facile punirmi.

Vedevo le strade di Londra scorrere fuori dal finestrino, fino a quando non arrivammo in un quartiere mai visto prima.

La macchina si fermò, mio padre scese, venne ad aprire lo sportello a me, e mi caricò di nuovo sulla sua spalla. Camminò per qualche minuto per poi buttarmi a terra e lasciarmi lì.

"Qui ci stanno le puttane come te, idiota!" gridò andandosene via sulla sua macchina.

Ero terrorizzata, avevo capito benissimo dove mi trovavo: nel quartiere di Londra più famoso nel campo della prostituzione.

Avrei solo voluto che Louis fosse stato lì con me, pronto a difendermi e a salvarmi.

Louis era il mio angelo custode.

Mi alzai, mi sistemai alla meglio, asciugai le lacrime e cominciai a camminare cercando di ritrovare una via famigliare che mi potesse condurre a casa.

Finsi di non sentire i commenti maliziosi di uomini in preda ad una crisi di ormoni, e ogni prostituta che mi si presentava davanti, la evitavo tenendo lo sguardo basso.

Non ero una di loro, e non lo sarei mai stata.

Io rispettavo me stessa, io potevo anche essere la ragazza più sfigata del mondo ma non mi sarei mai venduta per quattro soldi.

Sentivo freddo, tremavo e speravo soltanto di riuscire a tornare a casa, quando qualcuno disse il mio nome. Alzai lo sguardo e trovai Zayn che mi fissava incredulo.

Senza pensarci, mi gettai tra le sue braccia cominciando a piangere, lui cercò di tranquillizzarmi e chiese: "Che cosa è successo? Perché sei qui?!"

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