The real Kate Clifford

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(Calum)

Osservo Kate appoggiata al muro giallognolo della cucina, con il viso rigato dalle lacrime. Ripenso a ciò che ho appena vissuto e mi sfioro piano la guancia, per esaminare la gravità del colpo appena subito. Ritraggo subito la mano, stringendo i denti per il dolore. Cosa diavolo è appena successo?

«Mi...mi dispiace» balbetta Kate tra le lacrime.

«Non sei stata tu a sferrarmi il colpo» abbozzo un sorriso, ma sono certo che sia uscita una smorfia di dolore.

Kate continua a singhiozzare, mentre io rimango inerme, con le mani strette in pugni. Mi siedo su una sedia, vicino a Kate, in modo da provare a darle un minimo conforto con la mia presenza. Nonostante la paura, allungo una mano e le sfioro il fianco con delicatezza. La forza misteriosa non si manifesta, quindi mi faccio coraggio, e mi alzo di scatto per stringerla forte a me. È assurdo: sto abbracciando me stesso, però è come se Kate fosse tornata Kate, e io fossi tornato me. Mi sembra di star abbracciando il suo corpo e di star consolando lei per davvero. Ma forse è solo frutto della mia mente confusa, che si diverte a prendermi in giro. Più stringo Kate, più lei si lascia andare ai singhiozzi, liberandosi di tutto quel dolore che porta dentro di sé. Appoggia la sua fronte sulla mia spalla, e io accarezzo con delicatezza la sua nuca.

«Io non volevo che tu lo vedessi. Io non voglio che nessuno lo veda mai più» singhiozza appoggiata alla mia spalla.

Non dico nulla, non trovando parole adatte da dire. La grande regina Kate, che camminava per i corridoi con le labbra rosse e i capelli sciolti e svolazzanti, sembra così piccola e fragile in questo momento che, di nuovo, ho la sensazione di non aver mai conosciuto Kate Clifford per quello che è davvero. Forse è lei la vera Kate. E forse posso capire perché nessuno la conosce.

Piano piano, Kate riesce a calmarsi, riprendendo la respirazione con regolarità. Lascia la mia stretta, alzando il capo per guardarmi negli occhi e colgo tutto il suo dolore negli occhi.

«Guarda come ha ridotto il mio viso» mormora piano, mordendosi un labbro, probabilmente per trattenere le lacrime ed evitare di scoppiare di nuovo in un pianto a dirotto. Si allontana dal muro e raggiunge il freezer, aprendolo per prendere del ghiaccio che mi porge, avvolto in uno strofinaccio. Abbozza un sorriso e io lo afferro, mormorando un grazie. Lo appoggio sulla guancia con delicatezza, stringendo i denti per il dolore. Kate si allontana di nuovo e sparisce per il corridoio, e io mi siedo di nuovo, sentendo la testa girare. Sento di nuovo di passi di Kate che mi porge un barattolino di crema. Lo svita e me lo porge, e l'odore di erbe medicinali mi fa storcere il naso.

«è una crema per le contusioni» mi spiega «Come puoi immaginare, l'ho usata spesso»

Sospiro, ben consapevole della cosa. Appoggio il ghiaccio sul tavolo e spalmo con delicatezza la crema, mentre Kate si allontana ancora, armeggiando con il cassettone delle pentole della sua cucina.

Avrei tante domande da farle, ma come faccio a porgliele con delicatezza? Un tempo non mi sarebbe mai importato, ma ora...ora c'è qualcosa di completamente diverso.

Kate torna verso il tavolo della cucina e io alzo lo sguardo, in attesa.

«Sto preparando il the» mi dice con un minuscolo sorriso.

«Oh, ok» annuisco, riabbassando lo sguardo.

Lei si siede accanto a me, spostando leggermente la sedia. Si morde di nuovo il labbro, in silenzio, lo sguardo indugia su di me.

«Norman Clifford» esordisce poi, con la voce tremante. Inspira, prima di riprendere a parlare.

«L'uomo che hai appena...visto» un'altra pausa. «Non so nemmeno da dove cominciare per raccontare questa storia» affonda il viso sulle mani, stringendo piano alcune ciocche di capelli con le dita. Passa qualche secondo e ripone le mani sulle sue cosce, indecisa.

Stars Align// Calum HoodWhere stories live. Discover now