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(Calum)

Esco dalla porta d'ingresso senza aspettarla, ma sapendo che è dietro di me e che mi sta seguendo. Forse si è già risvegliata dal suo stato fragile, per tornare la classica precisina antipatica. Sono ancora confuso all'idea di aver visto una Kate così vulnerabile, dato che non credevo esistesse. Di certo ciò non mi impedirà di continuare a tormentarla. Raggiungiamo la scuola in silenzio, camminando per i corridoi vuoti, prima di ritrovaci di fronte ad un bivio. Mi fermo e mi volto lentamente verso di lei.

«Bhe buona giornata» accenno un saluto con la mano e faccio per andarmene quando noto che Kate ha il viso pallido, e sta comprimendo la mano al petto, gli occhi chiusi e sento il suo respiro irregolare. Certo che ne ha sempre una!

Aspetta...

Mi avvicino cautamente.

«Kate cosa ti senti?» chiedo con fare serio.

Lei si appoggia al muro, tenendo gli occhi chiusi.

«Mi fa male al petto» fa una smorfia, mentre io mi massaggio le tempie.

«Battito accelerato?» chiedo cauto.

«Sì» conferma la ragazza con un filo di voce.

«Vertigini?»

«Sì»

«Hai le mani fredde?»

«Hood hai rotto il cazzo»

«Stai mangiando?» chiedo ancora, ignorandola.

Kate mi guarda scocciata.

«Certo!» conferma, alterata.

«Riformulo» mi schiarisco la voce «Stai mangiando proteine?»

Lei mi guarda per qualche secondo negli occhi, confusa.

«Bhe i tuoi genitori non fanno mai legumi...»

Ora capisco perché non ho mai mangiato carne in questi giorni.

«Sei vegetariana» concludo io.

«Pensavo fosse risaputo» gonfia un po' il petto, orgogliosa. Bhe si è già ripresa vedo.

«Ma cosa me ne frega di te » interrompo il suo momento da regina facendola corrucciare.

«Ma cosa centra...» la sua domanda muore non appena la pronuncia, mentre serra la mascella e mi guarda negli occhi «Sei anemico»

«Già» la osservo con le braccia incrociate, mentre prende un po' d'acqua dallo zainetto.

«Bhe potevi dirmelo» osserva, tra un sorso ed un altro.

Alzo un sopracciglio, alterato.

«Ah io dovevo dirtelo eh?»

Lei ripone la bottiglietta senza degnarmi di uno sguardo.

«è diverso» si giustifica.

Kate Clifford fa finta di essere in gamba, ma in realtà è una completa deficiente.

«Certo bhe non avrei dovuto sapere che lavori in un locale in cui circola droga, dove vieni picchiata dal tuo capo» dico con ironia, alzando gli occhi al cielo.

«Zitto» mormora lei, scandendo le parole, con tono bassissimo, che sembra quasi un suono senza significato. Eppure no, lo ha detto.

Stringe tra le dita le cinghie dello zaino e lo sguardo punta verso il pavimento.

Scuote il capo.

«Ovviamente dovevi usarlo contro di me, era logico» dalle sue labbra esce una risata fredda. Io incrocio le braccia al petto.

Stars Align// Calum HoodWhere stories live. Discover now