The Shadow

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(Kate)

Rimango ad osservare mio fratello per qualche minuto, senza pensare minimamente a quanto possa essere strano il fatto che io, che non sono nessuno nella sua vita, lo guardi quasi con commozione. È impacciato, mentre cerca di ricordarsi la combinazione del suo armadietto. I capelli sono scompigliati come al solito, il rosso acceso ha perso d'intensità. Mio fratello ha sempre amato le tinte, credo abbia provato tutti i colori possibili. A mamma non piaceva molto l'idea, ma lo lasciava fare ugualmente, e io lo prendevo sempre in giro su come, un giorno, avrebbe sicuramente perso i capelli. Mi sembra sia passata una vita da quando eravamo tutti incredibilmente felici. Vorrei solo poter correre da lui ed abbracciarlo forte.

Rivolgo uno sguardo verso le scale che Calum ha usato per scappare da me: mi chiedo come lo tratti. Se sia gentile con lui, se, ogni tanto, si siedano uno di fronte all'altro per parlare di qualsiasi cosa con tenerezza; Se sia a conoscenza che mio fratello ama i videogiochi di Final Fantasy, e che ha sempre cercato un posto dove sentirsi a casa. Se sa il perché non è più venuto a scuola, o forse si aspetta che glielo racconti io. Tornerebbe a parlare con me, se io fossi sincera su tutto quello che ho vissuto? Mi appoggio alla parete, dando poco peso agli studenti che mi passano davanti, e rifletto: Calum mi ha detto molto di lui, ma io non sono riuscita ad essere onesta. Lui non sa, ma io ho troppa paura per raccontare ogni cosa, perché non mi sento pronta per farlo. Sono davvero abbastanza coraggiosa per rivivere ogni cosa nella mia testa? No, ovviamente non lo sono. Chi mi credevo di essere? Una stupida regina del liceo. Improvvisamente, mi rendo conto che tutto quello che credevo fosse importante, non lo è mai stato. Insomma, quella della regina era una facciata, mi serviva per difendermi, ma mi ha resa debole, non avendo mai affrontato nulla a viso diretto. Quella corona era inutile, una farsa. E me ne sto rendendo conto solo ora, notando come Calum non stia per nulla tentando di mantenermi sul trono, ma nulla è cambiato. L'unica persona che mi parlava era Abigal, e così è rimasto. I nemici sono ancora nemici. Gli alleati forse non li ho mai avuti. Come sarebbe stato, se io non fossi sembrata così superficiale, e mi fossi mostrata per come sono per davvero? Non lo so, e non potrò mai saperlo perché ho scelto la strada più facile. Ho preferito nascondermi invece che essere onesta rispetto a chi sono e cosa provo. E ora è troppo tardi perché io possa fare qualcosa per me.

Osservo mio fratello avviarsi timidamente alla sua prima lezione dopo mesi, con passo strascicato e l'aria preoccupata. Vorrei andare lì e stringerlo forte a me, dirgli che va tutto bene, che sono orgogliosa di lui anche solo per aver avuto il coraggio di essere di nuovo qui. Ma non posso farlo. Sospiro e mi dirigo verso la prima lezione della giornata, con la consapevolezza che devo prestare più attenzione del solito. Con il fatto che Calum è Calum, mi sono spesso concessa il lusso di non dare molta attenzione a ciò che gli insegnanti dicevano, perché io molte nozioni le ho già apprese da sola. Ma forse è il caso che io abbassi la testa, e faccia definitivamente cadere la corona. Entro nell'aula di biologia e mi siedo, aprendo il blocco per appunti e prendendo una penna dall'astuccio. Apro il libro sul capitolo riguardante l'ultimo argomento affrontato, e lo rileggo da capo, ignorando la testa che mi dice che tanto so già tutto, scoprendo, infatti, che non è proprio così. E, scoprendo anche, che c'è qualcosa di strano, qualcosa che avevo già notato ma alla quale non avevo dato lo stesso peso di ora: faccio molta fatica a leggere. Mi sembra che le parole siano molto piccole, le lettere si confondono tra loro. E capisco: Calum è dislessico. E nessuno lo sapeva. Insomma, non è che io debba saperlo. Ma, solitamente, un insegnante dovrebbe saperlo se un suo alunno ha qualche difficoltà del genere. Eppure perché nessuno lo ha aiutato? Perché nessuno gli ha mai dato dei test scritti più in grande? Perché non è mai stato affiancato da nessuno? Che lui non lo abbia voluto? O forse che nessuno sia stato disposto a dargli appoggio? Sospiro, guardando l'insegnante entrare in aula con un sorriso stanco. Forse è per questo che lui detesta la scuola. E forse, è per questo che detesta me così tanto. Io che vantavo sempre di essere perfetta, di avere i voti perfetti, di essere la più intelligente senza sforzi (nonostante gli sforzi li facessi, eccome).

Stars Align// Calum HoodWhere stories live. Discover now