Smokies

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(Calum)

Osservo Kate allontanarsi ed uscire dal cancello, correndo in direzione della casa dei Seyfried. È veramente stupida. Perché deve essere così dannatamente orgogliosa, quando potrebbe ignorare tutto, come sto facendo io con la sua vita? Insomma, è ciò che sto facendo no? Ma la mia mente si focalizza ancora sui lividi del suo corpo, e quel pensiero non vuole sapersene di lasciarmi stare. Scuoto il capo energicamente.

«Basta» sibilo, stringendo la mano sul davanzale della cucina, prima di spingermi via da lì e tornare verso la camera di Kate. Ho proprio voglia di un pisolino...Mentre sto per uscire dalla cucina, la nonna Prince spegne la televisione e si volta, posando lo sguardo verso di me, facendomi immobilizzare sul posto. Mi sorride con gentilezza e mi fa cenno di avvicinarmi. Un po' scocciato, mi avvicino cercando di camuffare il mio disappunto.

«Kate, tesoro» avvicina una mano al mio volto e io mi irrigidisco, prima che le sue dita mi sfiorino dolcemente il viso «Fai attenzione d'accordo? E non strafare, ce la caviamo!» continua a sorridermi come a volermi rassicurare, ma io non capisco dove voglia arrivare. Poi si allontana, e io la seguo con lo sguardo, rimanendo confuso per qualche secondo, prima di scrollare le spalle, disinteressato. Avrà voluto semplicemente fare un discorso generico, è possibile no? Accenno un sorriso e faccio un cenno, prima di salire le scale. Cosa dicevo? Ah sì, avrei proprio voglia di un pisolino! Raggiungo il pianerottolo, stiracchiandomi, pensando con nostalgia al mio corpo e finendo con il chiedermi come stia la mia famiglia. Non che mi importi così tanto, ma con ingenuità mi chiedo se si siano accorti che c'è qualcosa di diverso nel proprio figlio. Mi ritrovo a sorridere amaramente: non si accorgerebbero nemmeno se me ne andassi da quella casa. Mali sì, certo, lei è sempre stata l'unica a tenere a me. Ma non ho idea di che cosa voglia dire avere dei genitori che ci siano per te. Non so nemmeno cosa voglia dire avere una famiglia. E poi, il pensiero che più mi scuote, è che Kate sarebbe perfetta per loro. Lei è perfetta per tutti. Stringo i pugni e faccio per entrare nella mia stanza, quando la porta della camera di Michael si apre, mostrando il ragazzo con indosso un paio di occhiali da riposo, visibilmente stanco. I suoi occhi verdi mi guardano perplessi, facendomi sbuffare.

«Cosa c'è?» chiedo visibilmente irritato.

«Kitty ma non devi andare a lavoro?»

Lo fisso. Lui mi fissa. Ci guardiamo per quelli che penso siano minuti infiniti, mentre metabolizzo quell'informazione. Kate regina dei miei stivali Clifford lavora. Ero convinto che ci fosse qualcuno pronto a lustrarle le scarpe, e ora scopro che ha un lavoro. Questa giornata si diverte a prendermi in giro.

«Kitty?» Michael mi richiama, riportandomi alla realtà. Scuoto lievemente il capo per togliermi dalla testa quei pensieri. Sorrido a Michael.

«Sì hai perfettamente ragione» annuisco e mi rifugio in camera, chiudendo la porta della camera dietro di me, e comincio a pensare. Il mio pensiero si catalizza su Kate, sulla determinazione nel voler mantenere le promesse. Lei è da Amanda in questo momento. E io cosa dovrei fare? Non mi interessa nulla della sua vita, eppure qualcosa mi spinge a scoprire qualcosa in più di lei. Penso sia l'indole da pettegola di una donna che è rimasta dentro di lei, come fosse intrisa nel corpo di Kate. Il mio sguardo comincia posarsi su ogni cosa in quella stanza. Lentamente, mi avvicino all'armadio bianco della ragazza e lo apro, trovando appoggiata sul fondo una borsa nera. La apro e sbuffo infastidito: persino quella è più ordinata della mia vita. Ogni cosa è al suo posto, ha astuccetti per ogni cosa. Siamo sicuri che non abbia una specie di malattia ossessivo compulsiva? Tra i vari astucci con raffigurati dei gattini, un'agendina viola, con scritte motivazionali che mi fanno alzare gli occhi al cielo. Cosa vuol dire "le mille cose che riuscirò a fare"? Ma stiamo scherzano? La apro e la sfoglio con occhi vigili fino alla data odierna. Strizzo gli occhi, decifrando la frase: "Turno alle 8 da Smokies". Rimango a fissare quella scritta, allibito: Kate Clifford non solo lavora, ma lavora in un pub delle peggiori zone di San Francisco? Questa giornata mi sta prendendo il giro, e credo ci stia provando un gusto immenso. Inspiro e tamburello le dita sulla copertina di cartone dell'agenda, indeciso su cosa fare. Bhe, tanto studiare fisica non lo farò mai, ma almeno divertirmi a rompere bicchieri e vedere gli sguardi perplessi dei datori di lavoro di Kate, abituati ad una ragazza così diligente che ora non lo è più, mi sembra una prospettiva divertente. E c'è da dire che la curiosità mi ha tolto il sonno. Infilo l'agenda nella borsa e chiudo la cerniera, sistemando la tracolla sulla spalla: comodo avere una borsa, altro che le tasche dei jeans dove infiliamo sempre tutto noi uomini, voglio una borsa!

Stars Align// Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora