Capitolo 72 - Vertigini

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<<Mi dispiace tanto, vorrei solo avere la possibilità di rimediare, non chiedo altro.>> concludo, con gli occhi che non vogliono smettere di piangere.

La mano di nonno stringe la mia e per poco non ho un infarto. Scaccio le lacrime, e rischio di svenire mentre vedo le sue palpebre sollevarsi.
Si sta svegliando dannazione!
Premo immediatamente il campanello d'allarme e cerco di chiamarlo, sicuramente sarà confuso. Invece mi guarda negli occhi e sembra soffrire tanto. Mi stringe forte la mano.

<<Perdonami.>> mormora, prima che le infermiere mi buttino fuori di peso.

Mi strappo di dosso il camice e tutto il resto, arrabbiata ma speranzosa. Corro fino alla nostra sala d'aspetto, devo dare la notizia a tutti!
Nonno si è svegliato!
Volo per tutto il corridoio e appena svolto l'angolo riconosco Clara, mia madre e mio padre di spalle, che sta parlando con qualcuno.

<<È sveglio!>> grido, attirando la loro attenzione.

Non faccio in tempo a dire altro che mio padre si sposta di lato e mi blocco per un secondo, solo per riprendere a correre ancora più veloce. Il ragazzo spalanca le braccia e il contraccolpo dei nostri corpi ci fa quasi finire per terra. Le sue mani mi stringono contro il suo corpo, cullandomi mentre piango e rido insieme.

<<Sei venuto.>> dico, affondando il viso nella sua maglietta.

<<Ho fatto prima che ho potuto.>> risponde, dandomi un bacio sulla nuca.

<<Grazie.>> sussurro, mentre la stretta si fa più forte.

Posso quasi sentire il sorriso mesto sulle labbra di Bernardeschi, e non posso fare a meno di pensare se Paulo lo sappia, se mi abbia visto in tv. Magari...magari verrà anche lui. Alzo lo sguardo sul biondo e credo possa vedere la speranza nei miei occhi. Speranza che cancella scuotendo piano la testa, no, Paulo sa ma non verrà.

<<Significa molto per me averti qui, ma come hai fatto? Hai saltato l'allenamento?>> gli domando, sbattendo la delusione via dalla mia testa. Un sorriso divertito increspa le labbra del biondo.

<<Come ho fatto? Ho mandato tutto momentaneamente al diavolo, per un paio di giorni possono cavarsela anche senza di me.>> risponde, come se fosse ovvio o normale. No, non è normale.

Abbraccio Berna, gli lascio un bacio sulla guancia e poi lo prendo per mano. Devo ancora annunciare la buona notizia alla mia famiglia, e anche presentarlo come si deve. Berna mi regala un sorriso di incoraggiamento, stringe un po' le nostre mani e sorrido di rimando.
Insieme sento che possiamo farcela.

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La giornata passa velocemente, tra mezzi sorrisi e cuori più leggeri. Il risveglio di nonno è andato benissimo, è stato abbastanza lucido da scambiare due parole con i medici ma nessuno di noi aveva potuto vederlo. Preferivano non affaticarlo, quindi ce ne stavamo fuori a turni. La nottata sarebbe toccata a me, e non me ne lamentavo.

<<Perché non te ne vai a casa a dormire? Hai la faccia di un cadavere.>> esclamo, pungolando il fianco di Berna. Non mi si era scollato di dosso per tutto il tempo, era la mia fottuta ombra.

<<Senti chi parla, la raperonzolo dei poveri.>> sbotta, tirandomi una ciocca di capelli.

<<Vacci piano, potrei sempre farti cacciare dal reparto sai?>> dico, sborona. Il biondo scuote la testa con un sorriso sulle labbra, ma sa che potrei farlo davvero se solo volessi.

<<Uh uh, la Greco si sta scaldando!>> mi prende in giro, allungando una mano per spingermi giù, con la testa sulle sue ginocchia.

<<Ma smettila...piuttosto, dico sul serio Fè, perché non vai a casa?>> mormoro, guardandolo dal basso verso l'alto. Posso vedere bene il pomo d'adamo fare su e giù.

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Onde histórias criam vida. Descubra agora