Capitolo 59 - Sono un idiota

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Lo guardo andare avanti e indietro per la stanza, le mani tra i capelli. La canottiera che indossa è sgualcita, gli occhi sono arrossati e sembra davvero di pessimo umore. Non posso biasimarlo, gli ho tirato un brutto scherzo ma non capisco perché non si sia dato una sistemata. Non volevo farlo arrabbiare così, mi dispiace e forse dovrei dirglielo.

<<Non dire niente.>> sibila furioso, appena apro la bocca.

Ah.
È in versione stronzo, e non mi piace.
Capisco il suo punto di vista ma se è venuto a farmi la paternale sarò lieta di spingerlo fuori dalla camera. Incrocio le braccia al petto, consapevole di avere addosso solo l'accappatoio.

<<Mi hai mollato al molo, da solo come un coglione e te ne sei andata senza voltarti indietro.>> dice, descrivendo i fatti.

<<Immagino che alcune volte sono davvero stronza.>> rispondo, irritata. Istigarlo non è una mossa intelligente, eppure non posso farne a meno.

<<Immagini bene.>> stringe la mascella, le sopracciglia aggrottate e il fumo che gli esce dalle narici.

<<Che vuoi farci? Ognuno ha i propri difetti.>> esclamo, al limite dell'arroganza. Invece di offrirgli la mano lo sto prendendo a pugni, ma con lui non conosco vie di mezzo. 

<<Vuoi farmi incazzare di più Europa? È questo che vuoi? Farmi avvelenare il sangue, il cuore e pure l'anima?>> ringhia, avvicinandosi al letto, in cui sono seduta composta.

Non mi piace come mi guarda, non mi piace che si stia avvicinando così tanto. Se solo osa fare qualcosa di strano lo stendo, questo è poco ma sicuro. Nel momento stesso in cui penso questo frase mi sento a disagio, perché so benissimo che Paulo non è quel tipo di uomo, non mi farebbe mai del male.

<<A volte mi chiedo se tu ce l'abbia un cuore.>>

Silenzio.
La sua espressione è sgomenta, nemmeno lo avessi preso a pugni. Forse gli avrebbe fatto meno male, e mi pento. Ho esagerato, ma sono stanca e questa giornata è interminabile. Ho bisogno di un break, di rilassarmi e fare chiarezza nella mia testa, ma tra una cosa e l'altra non ci sono ancora riuscita.

<<Allora saresti dovuta scappare molto tempo prima, mi meraviglio di te.>> riesce a dire, sputando un po' del suo veleno. Lo vedo che vorrebbe dire di più, ferirmi come l'ho ferito io.

<<Che vuoi che ti dica? Sono un idiota.>> esclamo, alzando le spalle come se non me ne importasse niente. Sto veramente dando il meglio di me, ma non ce la faccio, non riesco a tenere a freno la lingua.

<<Meno male che te lo dici da sola, almeno ne sei consapevole. Comunque se volevi allontanarti e tagliare i ponti, potevi dirmelo invece di mollarmi in asso. Non so chi diavolo frequenti di solito ma se me ne avessi parlato ti avrei lasciato andare.>> dice, fulminandomi con uno sguardo. Mi alzo, standogli a pochi centimetri di distanza.

<<Tagliare i ponti? Allontarmi? Hai fatto tutto tu! Fai tutto tu! E io che ti do retta, che ti assecondo solo perché...non ha importanza. Tu ti nascondi Paulo, mi tieni a distanza di sicurezza, non ti confidi con me, mai. Più ti sto vicino più mi rendo conto che ci sono cose che non dici, mi tieni all'oscuro e non mi sta più bene. Semplicemente non posso sopportare una cosa del genere, pensavo di farcela ma non è così.>> spiego, con l'agonia che mi invade la gola. Sento il cuore accartocciarsi, perdere sangue.

<<È vero, ci sono cose che non sai e che non voglio che tu sappia. Qual è il problema? Lo sapevi che sarebbe stato così! Cosa pensavi? Di diventare la mia fidanzata? Non è così Europa, non farti strane idee, perché non succederà!>> grida, allargando le braccia, sconvolto.

Quasi non ci crede, quasi sembra che lo stia prendendo in giro. E ora chi glielo dice ai miei stupidi sentimenti che devono scomparire? Le sue parole mi feriscono a morte, mi distruggono, e nonostante non sia stata carina con lui non pensavo potesse essere così crudele. Mi sta confermando che per lui sono solo una delle tante, una di cui nemmeno ricorderà il nome tra qualche settimana. Sono una stupida, gli ho parlato del mio passato, gli ho quasi svelato tutto e lui...

<<Vattene.>> dico, indicando la porta. Cerco di mantenere un tono neutro, non voglio che mi veda piangere.

Paulo mi guarda stranito, come se non capisse cosa stia succedendo. È anche un po' allarmato, non si aspettava che lo cacciassi via. Ma ora non voglio vedere la sua faccia nemmeno in cartolina, deve andarsene.

<<Hai messo le cose in chiaro, ora esci dalla mia camera. Non mi costringere a chiamare la sicurezza.>> aggiungo, appena capisco che non ha intenzione di muoversi.

<<Cosa? Vuoi che finisca così, con te che mi cacci via?>> chiede, incredulo.

<<Non c'è nulla che sta finendo considerando che non è mai iniziata. Vattene.>> rispondo, spostandomi verso la finestra. Non riesco nemmeno più a guardarlo. Tutto questo mi sta distruggendo.

<<Come ti pare. Abbiamo chiuso.>> dice, arrabbiato.

Sento la porta sbattere e mi lascio andare. Scivolo a terra, l'accappatoio ridotto uno schifo e le lacrime che mi offuscano la vista. Mi compro il viso con le mani, disperata.

Sono un idiota.
Sono un idiota, perché nonostante sapessi come sarebbe andata a finire l'ho fatto ugualmente.
Sono un idiota perché mi sono innamorata di Paulo Dybala. E lui non mi ama. 

Spazio autrice: Il capitolo è breve ma considerando cosa ho in mente per dopo sarebbe stato troppo lungo, quindi ho preferito così. Questi due sono un caso perso, secondo voi chi ha ragione?
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima 🌌⚡

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now