Capitolo 12

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Ci arrabbiamo, urliamo, diciamo parole che spesso neanche pensiamo per davvero.
Sputiamo la cattiveria addosso alle persone senza domandarci quanto possano soffrire, convinti che nessuno a questo mondo possa davvero stare peggio di noi in quel momento.
Ci preoccupiamo solo di noi stessi, perchè "non puoi sopravvivere se continui a pensare al prossimo". Viviamo come creature solitarie per poi domandarci che cos'abbiamo di sbagliato quando guardandoci attorno non troviamo nessuno. Ci chiediamo il perchè siamo soli, il perchè non abbiamo amici, il perchè nessuno ci conforta, ma non siamo disposti ad essere i primi a mettere da parte tutto per confortare chi abbiamo accanto, per amarlo, per ascoltarlo.
Ho sempre pensato che le mie parole non avessero un peso per nessuno, che io non fossi importante per nessuno, invece in quel momento mi resi conto che ogni mia azione aveva portato Gwen a crollare.
Non riuscivo neanche ad arrabbiarmi con i miei amici per avermelo tenuto nascosto, perchè in fondo la capivo fin troppo bene la loro scelta, la capivo tanto chiaramente da sentirmi il cuore a pezzi proprio come avevano predetto loro.
Ad ogni giorno che passai lontana da Gwen, pensavo di scriverle, di chiederle come stava, che cosa stava facendo. Ad ogni minuto controllavo il cellulare per scoprire se anche lei avesse i miei stessi pensieri, se le mancassi allo stesso modo. Volevo farmi viva ma poi il mio orgoglio me lo impediva, mi ripetevo che in fondo se lo avesse voluto lo avrebbe fatto lei per prima, che le stava bene rimanere sola, che forse con il mio silenzio avrebbe capito davvero chi aveva perso.
Capii solo in quel momento che le persone non sono tutte uguali, che c'è chi soffre in silenzio, chi non ti scrive solo perchè ha un orgoglio più grande del tuo, perchè è troppo ferito, perchè si sente in colpa. Capii che le parole che dici possono essere più dolorose di un addio, e che se solo avessi fatto quella chiamata, forse Gwen non avrebbe dovuto passare l'inferno, Aaron non avrebbe sofferto tanto, Drake non si sarebbe mai sentito in colpa.
Correvo ormai da non so quanto tempo, non per fuggire da Percy ed Alex che di sicuro mi stavano cercando, ma per scappare da quelle sensazioni che mi stavano divorando il cuore. Correvo mentre sentivo i miei polmoni bruciare e mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a scendere dal cielo colpendomi il volto.
I miei piedi si fermarono solo quando si trovarono sopra ad una distesa verde, quello stesso prato che accompagnato dalla pioggia mi riportò alla mente uno dei ricordi più importanti che custodivo gelosamente nel mio cuore.
Avrei voluto correre spensierata come in quel giorno, mentre al fianco di Drake urlavo per liberarmi di ogni brutto pensiero e di ogni preoccupazione che mi opprimeva, ma quella volta davvero non ci riuscii, così mi limitai ad accucciarmi sotto ad un albero che riusciva a bloccare qualche goccia d'acqua prima che ricadesse su di me.
Non riuscivo neanche a piangere, come se quella dimostrazione di sofferenza non la meritassi per davvero. Rimasi semplicemente così, tremante con la testa appoggiata sulle mie mani, mentre il mondo sembrava voler esprimere i miei sentimenti al mio posto.
Non sapevo quanto tempo fosse passato, forse appena mezz'ora o forse un paio d'ore, ma quando la testa iniziava a farsi sempre più pesante e gli occhi più assonnati, sentii sfiorarmi appena il braccio.
« Jodie » sussurrò una voce facendo aprire i miei occhi ed alzare il  volto.
« Drake » ricambiai quel saluto, mentre sentivo le lacrime per la prima volta avanzare sulle mie guance, come se la sua presenza riuscisse a rassicurare anche il mio cuore. 
« E' tutto okay Jodie » provò a tranquillizzarmi, accarezzando il mio braccio fino a raggiungere la mia mano che afferrò stretta, « è tutto okay adesso. »
Il fatto di stare bene in quel momento poteva cancellare tutte le sofferenze che hai vissuto nel passato? Io la conoscevo troppo bene quella risposta, ed era il motivo per cui davvero non riuscivo a mettere le mie emozioni.
« Mi dispiace » sussurrai guardando negli occhi Drake, sapendo che Gwen non fosse l'unica vittima dei miei atteggiamenti e delle mie parole.
Quasi a sapere che qualsiasi cosa mi avesse detto non sarebbe mai servita a farmi stare meglio, Drake si alzò da quel prato bagnato, e tenendo ancora stretta la mia mano mi alzò con lui, per poi portarmi tra le sue braccia e stringermi forte.
Nonostante l'acqua fredda che continuava a scendere attorno a noi, il suo petto rimaneva tanto caldo e rassicurante.
Mi aggrappai alla sua maglia mentre singhiozzando cercavo di liberarmi da ogni dolore, mentre sentivo la sua mano sulla mia nuca che mi teneva ancora più stretta al suo petto, quasi per paura che qualcun altro potesse vedere tutta quella mia fragilità.
Sentivo i miei occhi farsi sempre più pesanti mentre Drake mi accarezzava lungo la schiena, un po' per scaldarmi, un po' per cullarmi. Ad ogni suo movimento riuscivo a sentire i miei muscoli rilassarsi, come se sapessero di essere finalmente a casa, di essere al sicuro.
Il mio respiro si fece più tranquillo, sempre più lento, mentre anche il mio corpo non tremava più dal freddo, ma riusciva a scaldare qualsiasi cosa si fosse trovata al suo fianco.
« Jodie? » Mi chiamò Drake portando la sua mano sulla mia guancia, rendendosi conto anche lui che qualcosa non andava. « Stai scottando.. » 
Drake provò a spostarmi dal suo petto per guardarmi negli occhi, per assicurarsi che quella cattiva sensazione non fosse ciò che realmente pensava poter essere, ma non appena il mio sguardo si incrociò con il suo, capii che per essere felice avrei avuto bisogno solo di quello: avevo bisogno solo di poterlo vedere così da vicino, così mio, ed il resto avrebbe perso di importanza.
Non appena riuscii a vederlo ancora come da troppo tempo non riuscii, i miei occhi si chiusero mentre un sorriso accennato si faceva vivo sul mio volto, sentendo le mie gambe cedere ed il mio corpo crollare contro il suo.
Non era la prima volta che la febbre mi colpiva all'improvviso dopo aver pianto tanto; mi succedeva ogni volta che dei sentimenti troppo forti mi investivano, come se fosse la mia punizione, come se una come me non avesse il diritto di amare troppo intensamente, di vivere appieno.

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Prossimo capitolo: lunedì 2 dicembre

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La mia bugia con te Vol. 2 [Sei il mio sorriso più vero]Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα