Capitolo 5

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Avevo da poco lasciato casa di Hope incamminandomi in quel sentiero che mi avrebbe condotta da Alex. Non sapevo neanche io il perchè mi fossi rifiutata di chiamare un taxi preferendo fare una passeggiata: forse la speranza di arrivare in ritardo e di non trovarlo più ad aspettarmi, forse il desiderio di incontrare qualcuno per strada che mi potesse dare una scusa valida per fuggire senza poi sentirmi in colpa, o forse, la consapevolezza che al mio arrivo avrei avuto il cuore a mille ed il viso arrossato, trovando così in quella piccola fatica la spiegazione ad ogni mia strana sensazione.
Camminavo mentre guardandomi attorno mi resi conto di quanto fosse bello quel quartiere, della natura che lo circondava e del cielo azzurro che la ricopriva come un lenzuolo ricamato a mano, uno di quelli fatti con tanto amore ed attenzione nel dettaglio, da riuscire a riscaldarti alla sola vista.
« Non mi ero mai accorta di quanto fosse magico » farfugliai senza più prestare attenzione a dove stessi mettendo i piedi, per poi sentire il rumore improvviso di una macchina alle mie spalle.
Il rombo del motore sempre più vicino, mi fece voltare di colpo verso la sua direzione, per poi sentire l'assordante clacson che dallo spavento mi fece perdere l'equilibrio e fare un passo all'indietro, lontano da quella pericolosa strada che fino all'attimo prima era riuscita a regalarmi sentimenti così calmi e rilassanti.
Con il fiato corto ed il cuore che correva all'impazzata, vidi la macchina allontanarsi a tutta velocità.
« Sei forse impazzito? » Urlai ancora ferma immobile sul ciglio della strada, ma non appena feci per spostare il piede appena appoggiato oltre a quella linea bianca che segnava il confine tra asfalto e natura, sentii il vuoto, ricordandomi solo in quel momento del piccolo dirupo che abbracciava quel breve tratto.
Non riuscii neanche a comprendere che cosa avrei dovuto fare in quella situazione che sentii il mio corpo fluttuare per qualche secondo, per poi iniziare una caduta violenta che mi portò a sbattere contro la terra e le rocce, scivolando per un breve tempo che mi sembrò durare un'eternità.
Rotolavo colpendo con ogni parte del corpo su quel dirupo di fango e roccia mentre sentivo le pietre graffiarmi le braccia. Quando mi sarei fermata?
Cercai di portarmi le mani attorno al volto per proteggermi da quella situazione che ancora faticavo a capacitarmi che stesse accadendo per davvero, fino a quando, improvvisamente, tutto finì. 
Ero ferma.
Sentivo qualcosa sotto di me, qualcosa di stabile che aveva fermato quella caduta.
Ero ancora viva?
Provai a spostare appena le mie mani dal viso, sentendo il dolore farsi vivo in ogni parte del mio corpo. Aprii gli occhi impaurita da quello che avrei trovato, eppure mi resi conto che quel dirupo era meno ripido e profondo di quanto pensassi, e che c'erano solo pochi metri a dividermi dalla strada. Con le poche forze che sentivo rimaste, provai a mettermi seduta sul quel letto di terra, ma una fitta dolorosa alla caviglia mi fece portare le mani attorno ad essa, mentre cercavo di trattenere quelle urla di dolore.
Mi guardai attorno alla ricerca di aiuto, ma non ero l'unica che solitamente chiamava il taxi per muoversi in quelle stradine, notando quanto quel posto fosse sperduto ed anche deserto.
« C'è qualcuno? » Provai ad urlare, riuscendo ad avvertire un dolore al petto che rendeva ogni mia parola difficile da pronunciare.
Ancora seduta con la presa sulla mia caviglia, afferrai con l'altra mano tremante il cellulare, sperando non si fosse rotto durante la caduta, mentre il mio cuore iniziava a comprendere la situazione in cui mi ero cacciata iniziando a battere ancora più velocemente.
Con mia grande sorpresa, nonostante lo schermo avesse qualche graffio, funzionava ancora.
La batteria era poca ma sarei riuscita a chiamare qualcuno, dovevo solo sperare che questo qualcuno rispondesse alla mia richiesta di aiuto.
Con un sorriso un po' più speranzoso, cercai in rubrica il numero di Percy per poi far partire la chiamata.
« Rispondi per favore.. » farfugliavo mentre ancora prima di sentire squillare, una voce registrata mi confermò ogni mia paura: mio fratello aveva spento il cellulare per andare a riposare com'era solito fare a quell'ora. « Perchè sei così inutile? » Domandai più impaurita che arrabbiata.
Cercai di ricacciare dentro le lacrime che volevano uscire, per paura di sprecare nel modo più stupido le poche energie che mi erano rimaste.
Chi potevo chiamare? Chi avrebbe risposto alla mia chiamata per poi correre in mio aiuto?
Ancora prima di dire ad alta voce la risposta, avevo già premuto il tasto verde sotto a quelle poche lettere che componevano un solo nome: Drake.
« Ti prego.. » continuai a ripetere, sentendo il cellulare squillare a vuoto.
Non appena cadde la linea, feci partire una nuova chiamata, pregando ad ogni squillo perchè fosse l'ultimo. Pregando di sentire la voce di Drake rispondere a quella telefonata.
« Drake.. » sussurrai ancora, mentre una lacrima cadde sulla mia guancia senza neanche chiedermi il permesso.
Non avevo neanche più la forza di toglierla dal mio viso a causa della paura e della tensione che erano riuscite ad irrigidire ogni muscolo del mio corpo, obbligandomi a rimanere in quell'assurda posizione che mi donava un'aria ancora più pietosa di quanto già non fossi.
I minuti passavano, l'aria iniziava a farsi sempre più fredda ed il mio cellulare segnava l'1% di batteria.
Potevo fare una sola chiamata ancora, l'ultima. Continuavo a domandarmi se avessi dovuto cambiare nome su quella rubrica, se ne avessi dovuto cercare un altro che magari avrebbe potuto rispondermi al suo posto, ma io mi fidavo di Drake, ero certa che questa volta sarebbe corso ad aiutarmi. Ero certa che mi avrebbe ascoltata, ero certa che mi avrebbe salvata com'era sempre stato solito fare.
Schiacciai per l'ultima volta quel tasto verde, consapevole che dopo quella chiamata il mio cellulare si sarebbe spento, ma senza sapere quale sarebbe stato il mio destino.
Tuuu
Tuuu
« Per favore.. »
Tuuu
Tuuu

Ancora nessuna risposta.
Tuuu
Tuuu
« Ho bisogno di te »
Tuuu
Tuuu
Mi sembrò quasi di sentire quello squillo fastidioso arrestarsi per qualche secondo, quasi a sentire la voce di Drake farsi viva da un momento all'altro, per poi rendermi conto che forse si trattava solo della mia vana speranza di potergli finalmente parlare che mi faceva avvertire suoni che infondo non erano mai esistiti. Avrei tanto voluto scoprire se quei secondi di silenzio fossero stati davvero la risposta alla mia disperata richiesta, ma non potei farlo poichè il cellulare si spense mentre era ancora appoggiato alla mia orecchia, mentre lo stringevo forte nella mia mano quasi ad implorarlo di resistere qualche secondo in più.
Un vento freddo mi accarezzò la pelle nuda delle braccia provocandomi un brivido lungo tutta la schiena, volendomi ricordare che in quel posto sperduto eravamo rimasti solo noi due.
Quanto avrei resistito ancora?
Guardandomi attorno mi accorsi che anche il sole aveva deciso di tramontare, non facendomi più compagnia in quel mio triste destino che sembrava fosse ormai a conoscenza di tutti tranne che a me.
« Non te ne andare anche tu.. » sussurrai a quella stella solitaria mentre regalava l'ultimo raggio caldo, avendo già preso impegni per quella notte che non potevano essere posticipati solo a causa del mio arrivo inaspettato ed imprudente.
Guardai un ultima volta sopra di me, convinta che se solo non avessi avuto quel dolore alla caviglia, sarei riuscita ad arrampicarmi e ad uscire da quella situazione in modo semplice e veloce, e riuscendo ad innervosirmi ancora di più al solo pensiero. Provai ad alzarmi ancora una volta, ma era tutto inutile, ogni mio tentativo di aggrapparmi a quella parete rocciosa e ricoperta di terra, si rivelava inutile non appena provavo ad appoggiare a terra quel piede dolorante, che riusciva a togliermi ogni energia obbligandomi a rimanere a terra.
« Perchè tutte a me? » 
Singhiozzai all'improvviso, decidendo così di sventolare bandiera bianca e di arrendermi a quella vita che sembrava avermi presa di mira sin dalla mia nascita.
Singhiozzai come una bambina nonostante mi fossi ripromessa che non lo avrei più fatto. Singhiozzai mentre le stelle si stavano alzando in cielo, promettendomi almeno una vista mozzafiato.
Singhiozzai e piansi ogni paura che avevo dentro, per poi ritrovarmi con la schiena appoggiata a quel dirupo, mentre guardandomi attorno non riuscivo più a riconoscere nulla di quel paesaggio che per delle ore mi aveva tenuto compagnia. Era diventato tutto così buio davanti ai miei occhi da sentire quasi le vertigini non riuscendo più a comprendere dove mi trovassi.
Forse era così che doveva finire tutto, forse dovevo ritornare in questo posto semplicemente per concludere in questo modo la storia iniziata l'anno prima.
Forse era questo il mio destino.
« Bello schifo di destino » sussurrai con gli occhi gonfi ed il viso sporco di polvere e lacrime, mentre iniziavo a faticare a tenere le palpebre aperte, volendo solo addormentarmi e risvegliarmi dopo alcune ore per scoprire che si era trattato solo di un incubo, che ero ancora in compagnia di mia mamma e di mio papà, mentre sorridenti pranzavamo aspettando l'arrivo di Percy dopo aver vissuto per così tanto tempo distanti.
« Jodie! » Riuscivo a sentire le urla di mia mamma farsi sempre più nitide nei miei sogni più belli, mentre mi aspettava a braccia aperte con l'unica voglia di abbracciarmi stretta come non aveva mai fatto.
« Jodie! » Esclamò anche mio padre con il suo solito sorriso luminoso in grado di metterti di buon umore anche nelle giornate più brutte.
« Mi siete mancati tanto » farfugliai con gli occhi chiusi, mentre gli sguardi dei miei genitori si facevano sempre più cupi e preoccupati.
« Jodie! Jodie! » Continuavano ad urlare, senza riuscire a capirne il motivo.
Il mio nome continuava a risuonare nella mia testa, ma la voce che lo chiamava sembrava farsi sempre più diversa da quella che mi ricordavo, fino a quando una luce improvvisa mi colpì gli occhi, rimasti accecati nonostante fossero ancora chiusi.
« Jodie, apri gli occhi! » Sentii dire ad una voce posta poco più sopra di me.
Con fatica portai lo sguardo sopra alla mia testa vedendo la fonte di quella forte luce.
C'era qualcuno.
Qualcuno era davvero riuscito a trovarmi.
Portando una mano davanti agli occhi provai a coprire quel bagliore giallo per cercare di capire di chi fosse il viso del mio salvatore.
« Jodie stai bene? » Domandò la voce sconosciuta, mentre accennai ad un no con la testa percependo ancora la mia caviglia pulsare nonostante il freddo fosse riuscito ad attutire un po' il dolore.
« Adesso ti tiro fuori di lì, okay? » Mi rassicurò ancora per poi continuare a sentirlo parlare con altre persone alle sue spalle. « Muovetevi! E' qui sotto, ha bisogno di aiuto! »
In quella notte buia e silenziosa, delle luci blu e rosse sembravano aver colorato il cielo, insieme a delle urla preoccupate che risuonavano il mio nome.
Non so quanto tempo passò, continuavo a perdere i sensi per poi riprendermi qualche attimo dopo, ma quando avvertii delle braccia tenermi stretta, qualcosa dentro di me si risvegliò quasi a volersi assicurare che mi ricordassi bene di quel momento.
« E' tutto finito » mi rassicurò quel ragazzo tenendo stretto il mio volto al suo petto, dopo aver realizzato quella promessa di tirarmi fuori dal quel posto solitario.
« Drake? » Domandai alzando lo sguardo e provando a mettere a fuoco il suo volto, portando una mano vicino al suo viso con la speranza che accarezzandolo potessi riconoscerlo.
« Se è questo che ti renderebbe felice, allora sì, possono essere anche Drake » rispose lui.
Solo quando mi divisero da quel corpo caldo per caricarmi dentro all'ambulanza notai che quei capelli spettinati che sfiorai non erano quelli neri che ero solita vedere nei miei sogni più belli, ma erano castani, come quelli di quel ragazzo che avevo ferito nei giorni prima, lo stesso che stavo andando ad incontrare.
« Alex » sussurrai allungando ancora la mano verso di lui mentre sembravano volermi portare via anche da quell'unica persona che era rimasta al mio fianco.
« Vengo con voi » aggiunse il ragazzo afferrando stretta la mia mano tesa verso di lui e sedendosi al mio fianco dentro a quella fredda ambulanza.
Non ero sicura se stesse accadendo per davvero o se fosse solo l'ennesimo sogno ad occhi aperti che stavo facendo, ma di una cosa ero certa: qualsiasi cosa sarebbe successa, che fosse stata nella realtà o solo finzione, Alex non avrebbe mai lasciato la mia mano, non mi avrebbe mai lasciata sola.

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Prossimo capitolo: domani mercoledì, 13 novembre

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La mia bugia con te Vol. 2 [Sei il mio sorriso più vero]Where stories live. Discover now