You need to calm down

En başından başla
                                    

«Clifford, ci sorvegli tu oggi?» chiede un ragazzo, con un sorrisetto sulle labbra. Calum alza un sopracciglio: bravo così si fa, fulminali tutti, non ti meritano!

Calum non dice nulla ma avanza tra i banchi, ignorando i fischi animaleschi di quegli scimmioni. Lentamente mi copro le orecchie con i palmi delle mani: è una cosa che fanno spesso, che ho sentito spesso mentre camminavo trionfante per i corridoi, e quando li sentivo morivo dentro. Mi facevano sentire sporca, sbagliata. Mi facevano tirare più giù la mia gonna, chiudere la mia giacca. Sia loro che i clienti dello Smokies hanno questa abitudine, questo modo di fare sbagliato. Io non sono un animale a cui fischiare: sono una persona.

«Hood tutto bene?» la voce di Leo mi riporta alla realtà, mi fa riaprire gli occhi che, istintivamente, avevo chiuso. Tolgo le mani dalle orecchie e scaccio i pensieri che stanno tornando ad infastidirmi.

«Tutto bene» affermo, senza guardarlo negli occhi. Non andrà mai tutto davvero bene fino a quando gli uomini non impareranno come trattare le ragazze. Dicono che siamo tanto complicate, ma io credo non penso sia così. Il rispetto è la chiave, è inutile girarci tanto attorno.

Calum viene verso di me, e mi scruta per qualche secondo, prima di sedersi alla mia sinistra, senza parlare. Appoggia il telefono sul banco e collega le cuffiette, indossando gli auricolari e tirando su il cappuccio della felpa scura, ed appoggiandosi completamente al banco, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Mi chiedo se si sia reso conto che tutti lo stanno fissando allibiti, probabilmente chiedendosi se quella ragazza seduta infondo sia davvero Kate, o se sia una sosia. O forse è uno scherzo, chi può dirlo?

La porta si riapre e noto il professor Sullivan entrare, con uno sguardo esausto sul volto. Allenta la cravatta sospirando, mentre avanza con grandi passi verso la cattedra. Appoggia la ventiquattro ore con un tonfo, facendomi sobbalzare.

«Buon pomeriggio» esordisce freddamente, scrutandoci uno ad uno. Com'era ovvio, sorride quasi compiaciuto nel vedermi lì, e sbianca quando sposta lo sguardo alla mia sinistra, notando che c'è anche Kate Clifford lì. Si stropiccia gli occhi, credendo di aver visto male e come biasimarlo?

«Clifford!» esclama, facendo voltare tutti indietro verso di lei. Scocco un'occhiata a Calum, che ha lo sguardo perso nel vuoto e la musica nelle orecchie.

Guardo Calum e mi sporgo per tirargli una gomitata, in modo da riportarlo sull'attenti. Lui si gira scocciato, in attesa.

«Voltati» sillabo stringendo i denti. Lui sbuffa e si leva le cuffiette, rivolgendo uno sguardo torvo verso Sullivan, che ci guarda scandalizzato. Il professore rimane con la bocca aperta per qualche secondo, non avendo idea di cosa dire. Mi fa davvero tenerezza: la luce che gli permetteva di non odiare l'insegnamento si è spenta.

«Deve dirmi qualcosa?» sbotta Calum e io appoggio affranta la fronte sul banco. Lo detesto.

«Non rispondermi con quel tono Clifford!» esclama il professore, cercando di tenere il tono di voce sotto controllo. Calum sospira ma non aggiunge altro e io lo ringrazio, anche se so che non durerà per molto. Lo sta facendo apposta perché è arrabbiato con me. Anzi non è vero: lo farebbe comunque perché mi odia.

Il professor Sullivan fa un discorso sul silenzio da mantenere per le due ore successive, e cose che, devo dire, per una volta non ho voluto ascoltare. Il mio sguardo è perso nel vuoto, che finge di leggere qualcosa dal libro di letteratura inglese, ma che sta ovviamente fallendo. Ogni tanto lancio occhiate a Calum, che credo si sia addormentato sul banco.

«Ciao Kate!» sento dire da una voce conosciuta. Mi volto dopo aver riconosciuto che è la voce di Luke Hemmings, che è appoggiato alla parete e mi fissa con un sorriso tra le labbra.

Stars Align// Calum HoodHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin