11. The gifted freaks club

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Carole fu la prima ad entrare in azione.
Arrivata a scuola, attinse a tutto il suo rancore, a tutta l'ira che provava quando veniva chiamata "nerd" "strana" "amica degli scherzi della natura" "bella e rovinata" ed altri nomignoli simpatici, a tutto lo spirito vendicativo che aveva in corpo.
-Ehi idiota! Sì, Jake Mason, sto parlando con te. Deficiente ottuso che non sei altro.
Jake si girò e la guardò come se volesse ridurla in poltiglia. Poi scoppiò a ridere.
-Non mi faccio certo mettere i piedi in testa da una ragazzina...
Carole si alzò sulle punte dei piedi per guardarlo negli occhi. Accorgendosi di non arrivare comunque ad avere un contatto visivo con lui, lo prese per il collo della maglietta e lo tirò bruscamente verso di sé.
-Ed io non mi faccio certo mettere i piedi in testa da uno come te. Che neanche parla di quello che fa alla sua famiglia.- disse, prima di spingerlo via ed andarsene.
-Stronza...- mormorò Jake.
-Ti ho sentito. Non finisce qui!- lo ammonì Carole in risposta.

Dopo di lei, agì Aidan.
Canzone del giorno Hold On Tight, ricorda. È la tua canzone fortunata, andrà bene. No aspetta. E se fosse Rebel Rebel? Va bene lo stesso. Calmo.
Tranquillamente appoggiato alla porta dopo l'ora di matematica, aspettò che Jake passasse di lì. Una volta che il suo mancato aguzzino fu arrivato, decise di provare a ferirlo con le parole il più possibile, a metterlo in ridicolo, a evidenziare difetti che neanche erano difetti.
Come aveva fatto Jake, del resto.
-Stavo solo pensando, come ci si sente ad essere- Jake assunse un tono disgustato e lo squadrò dall'alto in basso -così?
Pensò che l'avrebbe trattato nello stesso modo.
-Ehi, Jake! Caro, carissimo Jake. Stavo solo pensando... come ci si sente ad essere così stupido? Non lo dico per la tua mente chiusa, nossignore! È perché non sai parlare con calma. E pensare che tua madre è così fiera di te... lo sarà ancora quando scoprirà quello che fai? Tutti i ragazzi che fai soffrire... senza dirle- Mentre, non essendo abituato a ferire, Aidan provava a farlo ragionare, Jake lo interruppe.
-Tu pensa a quello che tua madre può pensare di te- sibilò.
-Oh, mia madre di me non pensa altro che cose positive. Ma tu fai un pensiero su quello che ti ho detto, sfruttalo per cambiare, invece di offenderti e basta. Per favore. Se non lo fai per nessun altro fallo per lei.
Rispose Aidan, all'inizio rilassato, poi in tono di avvertimento.
-Va bene psicologo, ora mi fai entrare?
Ribatté Jake, in tono sarcastico.
L'altro si scostò e si incamminò verso la prossima classe, sperando che il suo toccante discorso da film drammatico avesse avuto un esito.

Porca miseria, Vittoria... ma dovevi proprio accettare, vero? E se quel bestione ti ammazza? Non. Devi. Fare. Sempre. Quello. Che. Dice. Carole. Solo. Per. Farci. Bella. Figura. Ora... cerca di sopravvivere.
Ehi ma... devo fargli soffrire quello che ha fatto soffrire a me, no? Allora lo ignoro!
Quando Jake passò, aveva una sorta di piano.
-Ehi Jake! Ciao! Ti devo dire una cosa da parte di qualcuno.
-Mh. Sì. Sii veloce.- rispose lui.
Vittoria non disse nulla.
-Allora? Non ho tutto il tempo del mondo.- disse Jake, innervosendosi.
Lei continuò a non rispondere.
-Stronza quanto la tua ragazza.- concluse Jake, andando via.
-Non è la mia ragazza!- urlò dall'altra parte del corridoio.
-E allora come sai di chi parlo?- la derise lui.
Vittoria corse via sbattendo i piedi, furiosa.
CAROLE NON È LA MIA RAGAZZA! Io non ho una ragazza. Non mi piacciono le ragazze e neanche a lei. Ma non è possibile che due persone siano molto amiche? La stimo molto e basta...

Max fu l'ultimo a vedersela da solo, prima della grande vendetta finale.
A ricreazione, raggiunse Jake a passo svelto. Non doveva essere timido. Non doveva incepparsi con le parole. Non doveva risultare ridicolo.
Hai guardato abbastanza film per essere bravo, dai.
Sì! Sarebbe andato alla grande!
-Senti tappo ritardato, dimmi cosa vuoi perché mi hanno già rotto le pa- Max interruppe Jake dando grande prova di coraggio.
-Che non hai. Non sai chiudere un discorso senza una parolaccia o senza una... diamine! Qual era la parola? Una... rissa, sì, rissa! ...senza una rissa.
In risposta, Jake gli mollò un pugno nello stomaco.
-V-vedi? L'hai... ahia!... fatto di nuovo.- disse Max con un filo di voce, tenendosi la pancia.
-Ora... ora me ne vado- mormorò, tornando dai suoi amici.
Annuì nella loro direzione e si avviò, lentamente.

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