7. New Meetings (We know each other, don't we?)

14 4 0
                                    

Stephen camminava a passo svelto verso il liceo di Chelsea che frequentava, pensando alla giornata che lo aspettava.
Oggi è il giorno del giudizio. I banchi...
Già, quel giorno sarebbe stato assegnato ad un altro individuo scelto a caso con il quale avrebbe dovuto passare il mese seguente. Non la più allettante delle prospettive, date le sue spiacevoli esperienze in fatto di compagni di banco.
E se il nuovo vicino di banco fosse come Sean? Quello mi tossiva addosso. E copiava i compiti. Un diavolo fatto ragazzino dodicenne.
Evidentemente anche solo il pensiero di Sean era una maledizione, perché Stephen, perso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro qualcuno.
Oh, no.
-Oh santo cielo, scusami! Ti sei fatto male?
Gentile!
Il povero malcapitato non gli era nuovo. L'aveva già visto da qualche parte, sicuramente a scuola. O magari l'aveva solo incrociato per strada una volta, era certo che anche se così fosse stato, il suo aspetto gli sarebbe rimasto impresso nella memoria. Non era uno di quei tipi che si dimenticano facilmente, nessuna delle sue fattezze poteva risultare ordinaria. Aveva gli occhi diversi, uno di un grigio tendente all'azzurro, e l'altro di una tonalità di grigio più calda. Gli stravaganti occhi erano contornati da una montatura di occhiali abbastanza leggera, che ricordava quella di qualche attore o roba del genere. Quanto ai capelli, un tempo dovevano essere stati castani, ma al momento erano di un viola scolorito, che sarebbe tornato presto al colore ordinario, pensò Stephen.
Ha l'aria da artista mezzo pazzo, però è una cosa buona. Credo.
Al suo particolarissimo interlocutore rispose dopo pochi secondi.
-No, tranquillo, tutto bene. Tu piuttosto?
-Mai stato meglio. Cioè, no, ma sì... insomma, hai capito. Comunque, ci conosciamo, vero?
-Io da qualche parte ti ho già visto, poi non so.
L'altro sembrò pensarci.
-A scuola, ovvio. Tu abiti da queste parti?
-Sì, perché me lo chiedi?
-Sono uno psicopatico che vuole farti fuori. Scherzo, ovviamente. No, dicevo, senti mai qualcuno suonare?
-Sento anche suonare il campanello di casa, dipende suonare cosa.
-Pianoforte? Ad esempio.
-Ora che ci penso sì. Sei tu che suoni?
-Altamente probabile. Sono Aidan, comunque.
-In effetti hai l'aria da musicista, Aidan. Io sono Stephen.
Aidan trattenne una risata.
-L'aria da musicista? Non me l'aveva mai detto nessuno. Tu hai l'aria da nerd.
-È una cosa buona o cattiva?
-Nessuna delle due. Dimmi solo se ci ho preso.
-Mi piace la scienza, se è questo che intendi.
-Anche a Carole piace la scienza. Andreste d'accordo, voi due.
-Chi è Carole? La tua ragazza?
Stavolta non provò neanche a trattenersi dal ridere.
-Ma no! È la mia migliore amica. E diciamo... non è il mio genere.
-Che branca della scienza le piace, esattamente?
-Boh. La fisica qualcosistica.
-Volevi dire quantistica?
-Forse. Non me ne intendo di queste cose. A te invece che branca della scienza piace?
-Adoro l'astrofisica e la cosmologia.
-Spazio, per capirci.
-Proprio così.
-Sì. Anche a Carole piace lo spazio. È fissata con un tizio che si chiama come te.
-Stephen Hawking? È il mio idolo!
-Avete anche gli idoli in comune? A quando il matrimonio?
-Ma se non la conosco neanche!
-Ironia. E comunque è carina, eh. Ti piacerebbe, penso.
-Ah, bene. Ma se la trovi carina, perché non è il tuo genere? Qual è il tuo genere?
-Maschile.
-Sul serio.
Aidan sbuffò. -Quante domande! Non ho un mio genere.
-Okay, scusa. Siamo arrivati, comunque. La scuola è là.
Stephen era sicuro che quel ragazzo un po' eccentrico sarebbe potuto diventare suo amico. E gli aveva messo curiosità. Chi era questa Carole? Dalla descrizione un'altra possibile amica. Due in un colpo solo!

The gifted freaks clubWhere stories live. Discover now