Capitolo 24

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Trascorsa la cena andammo nelle nostre camere a prepararci, dopodichè cercammo di dormire qualche ora, puntando la sveglia alle quattro di notte. Purtroppo non riuscii quasi a chiudere occhio, ero troppo agitata e impaziente; sentivo che anche Elisa continuava a rigirarsi nel letto.

Quando fu ora mi alzai senza troppa fatica, per effetto dell'ansia mista ad adrenalina, anche se la stanchezza si faceva sentire. Io ed Elisa ci trovammo con i ragazzi in corridoio, ci dirigemmo silenziosamente verso il parco senza incontrare nessuno.

Una volta raggiunto l'albero iniziammo a salire con cautela sui grossi rami, le vertigini si facevano sentire ma cercai di fare respiri profondi e rilassarmi, ricordandomi che ero già salita su quell'albero, quindi ce la potevo fare di nuovo. Una volta arrivati a livello del muro ci spostammo su di esso, sedendoci tutti e quattro per un momento.

Guardando in basso provai una forte ansia, anche se il salto non era alto mi ricordava quando mi sono buttata dalla mia terrazza, tutte quelle emozioni: rabbia, tristezza, paura. Lanciandomi quel giorno pensavo di voler morire, ma in realtà volevo solo smettere di soffrire, e sono grata alla vita per avermi dato un'altra opportunità, perché anche se la ferita per la perdita di mio fratello è sempre aperta, a quel dolore si è unita la gioia di aver conosciuto delle persone fantastiche, che adesso mi stavano accanto ed erano pronte a saltare con me, ma sta volta non per morire, ma per vivere.

"Dalila sono qui, andrà tutto bene" mi rassicurò Luca prendendomi la mano.

Gli sorrisi e annuii, ero pronta. Ci guardammo tutti e quattro poi saltammo; l'atterraggio fu rapido e nessuno si fece male, mi rialzai sollevata, guardando il posto che momentaneamente ci stavamo lasciando alle spalle.

Sembrava che fossimo appena evasi di prigione, ma in realtà non mi sentivo così, perché questo posto ormai era diventato casa, il posto in cui vivevo con le persone a cui tenevo e che tenevano a me; a volte mi mancavano mamma e papà, ma li sentivo per telefono ogni giorno, e una volta a settimana mi venivano a trovare, poi sarei tornata da loro per le vacanze. Avevano anche conosciuto Luca e lo adoravano e io avevo conosciuto i genitori di Luca e andavamo d'accordo: già immaginavo come sarebbero state le nostre future vacanze, le avremmo trascorse insieme con le nostre famiglie e con i nostri amici, avremmo potuto anche fare un bel viaggio magari.

Ma adesso non era il momento di fantasticare: era il momento di affrontare un'altra dura prova per tutti noi, ed era il momento di separarsi momentaneamente. Ci salutammo ansiosi e con un po' di tristezza, e fu così che le nostre strade si divisero, mentre entrambi andavamo verso l'ignoto, senza sapere come saremmo tornati e se saremmo tornati.








ANDREA'S POV

Io ed Elisa arrivammo alla stazione dei pullman e comprammo i biglietti, il pullman sarebbe partito fra mezz'ora. L'abitazione di mio padre distava un'ora da qui: mi sembrava incredibile, non era poi così lontano, eppure non lo avevo mai saputo, pensavo fosse dall'altra parte del mondo o chissà dove in qualche luogo sperduto e irraggiungibile.

Mi ricordo che da bambino mi facevo un sacco di film: pensavo che magari mio padre fosse stato rapito, o che fosse andato in missione in segreto, che magari un giorno sarebbe tornato, oppure che fosse stato minacciato da qualcuno di potente e pericoloso e che per proteggere me e mia madre l'unico modo era che lui se ne andasse, che scomparisse dove nemmeno noi potevamo più rintracciarlo.

In ogni caso ai miei occhi mio padre era un eroe, lo fu finchè non iniziai a crescere e capì che mia madre aveva ragione, non aveva giustificazioni, se n'era andato perché non era una bella persona, perché non ci voleva. A volte pensai che fosse colpa mia, magari avevo fatto qualcosa di sbagliato, ma poi fui solo arrabbiato e pensai che l'unico colpevole fosse lui e non valeva la pena starci male. La mia rabbia si riversava anche su mia madre, come la sua frustrazione si riversava su di me.

Ma ora le cose erano cambiate: l'avevo perdonata, le avevo dato una seconda possibilità, perché nonostante tutti gli sbagli che abbia fatto con me una cosa buona l'aveva fatta: mi aveva mandato nella scuola dove ho trovato finalmente dei veri amici e dove ho trovato anche l'amore. Inoltre aveva finalmente rinunciato ad un uomo mettendo al primo posto me e ammettendo i suoi errori.

Non so se le cose sarebbero andate bene tra di noi, il nostro rapporto è sempre stato complicato e contraddittorio, ma le volevo dare un'opportunità. Non sapevo come mi sarei comportato con mio padre e se sarei riuscito a perdonare anche lui, ma gli stavo dando un'opportunità.

"Il pullman è arrivato" la voce di Elisa interruppe il flusso dei miei pensieri. Mi prese per mano e mi trascinò verso il pullman. Una volta seduti attendemmo la partenza, sentivo un vortice di emozioni scorrere in me, emozioni che mi confondevano e mi spaventavano.

"Come ti senti amore?" mi chiese Elisa, quasi leggendomi nel pensiero.

"Non lo so Lissy. Mi sento spaventato: per l'incontro con mio padre, quello che potrebbe dirmi, magari non vuole neanche vedermi o magari sono io che non vorrò farlo più una volta lì. Sono arrabbiato con lui ma non riesco a togliermi di dosso questa smania di sapere la verità, di sentire la sua versione, di vederlo ancora un'altra volta" spiegai. "Poi sono preoccupato per Luca e Dalila".

"Ti capisco Andre, ma ormai stiamo partendo, incontreremo tuo padre e vedremo cosa accadrà, non possiamo saperlo, ma comunque vada saremo pronti ad affrontarlo e a decidere di conseguenza. Sarai tu a decidere e io ti sosterrò qualsiasi cosa sceglierai" mi disse Elisa accarezzandomi i capelli.

"E Dalila e Luca se la caveranno, ci terranno aggiornati e li rivedremo presto vedrei".

"Grazie di essere qui con me, ti amo piccola Lis" dissi tenendole il viso tra le mani.

"Ti amo anch'io" rispose lei baciandomi.





ELISA'S POV

Ero catturata da quei suoi occhi verdi, da quel suo sorriso, dalla sua voce. Quel ragazzo era così speciale, così fondamentale ormai per me. Lo amavo a tal punto che mi ero buttata con lui in questa avventura; non era da me essere impulsiva, sono sempre stata una persona molto riflessiva, anche troppo, e le mie paure mi bloccavano spesso nel fare ciò che volevo.

Ma adesso con Andrea mi sentivo coraggiosa come non lo ero mai stata, pronta ad affrontare di tutto pur di stare al suo fianco. E sì avevo paura, ma non per me: avevo paura che Andrea potesse soffrire, che potesse essere ferito nuovamente dal padre, che quell'incontro potesse non andare come sperato e che la verità che scoprirà non gli piacerà e gli farà male. Ma lui aveva scelto di tentare, di intraprendere questo viaggio, era così forte, lo ammiravo tanto.

Comunque sarebbe andata lo avrei sostenuto e speravo che la mia vicinanza sarebbe bastata ad attutire l'eventuale delusione.


Durante il viaggio io e Andrea cercammo di riposare, nonostante l'agitazione e la preoccupazione; stetti con la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre lui la teneva appoggiata al finestrino, tenendo la mano appoggiata sulla mia. Quando il pullman si fermò sembrò trascorsa un'eternità: eravamo finalmente arrivati.

Scrissi un messaggio a Dalila avvisandoli e le chiesi come stavano, dopodichè Andrea mi prese la mano e scendemmo dal pullman. Chiedemmo al conducente se sapeva dove fosse l'indirizzo che Andrea aveva scritto sul biglietto e ci diede indicazioni.

"Solo dieci minuti a piedi e siamo arrivati" disse Andrea serio.

"Coraggio Andre, andiamo" gli feci coraggio io dandogli un bacio. Lui ricambiò con passione, poi mi strinse a sé, mi guardò e annuii, incamminandosi.

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