Capitolo 3

61 8 35
                                    

Mentre svuotavo le borse, sistemando la mia roba, cercai di conoscere meglio Elisa e scoprii con lei molte passioni in comune: per esempio la passione per la lettura, in particolare di romanzi d'amore e fantasy e la dipendenza da film e serie tv. Ero curiosa di chiederle come fosse finita in questa scuola, in che modo avesse messo a rischio la sua vita e cosa l'avesse spinta a farlo, ma non ne ebbi il coraggio, temendo di aprire ferite che stesse tentando di rimarginare.

"Adoro anche disegnare, attraverso l'arte riesco a esprimere quello che mi passa per la testa e porre un ordine ai miei pensieri e alle mie emozioni" spiegò Elisa.

"Wow, una volta mi devi mostrare un tuo disegno" risposi io incuriosita.

"Lo farò con piacere" disse lei con un sorriso.

"Io provo lo stesso quando scrivo, adoro scrivere poesie che esprimano il mio stato d'animo, ciò che non riesco a esprimere a parole e che nella mia testa appare confuso e incomprensibile, mentre sul foglio acquista un senso e una bellezza unica, trasformandosi in emozione".

"Beh allora un giorno se ti va mi farai leggere una poesia. Sarà come se ognuna di noi mostrasse un pezzo della sua anima all'altra, è un atto di fiducia che ci renderà più unite" riflettè Elisa, dandomi una mano a sistemare gli ultimi vestiti.

"Già, ci renderà più amiche, aiutandoci a conoscere più nel profondo l'altra" approvai io.

Una volta finito di sistemare le mie cose mi sedetti finalmente sul letto esausta, ascoltando un po' di musica con Elisa.

"Avevi detto che ci sono dei ragazzi più scontrosi da cui è meglio stare lontani, a chi ti riferivi?" chiesi incuriosita e un po' intimorita.

"Ah sì, sono tre: Camilla, Vanessa e Davide, hanno la nostra età e sono davvero insopportabili. Non sono amici con nessun altro al di fuori di loro tre, se qualcuno prova a parlargli ti insultano o ti prendono in giro, è il loro passatempo preferito" spiegò Elisa con disprezzo.

"Mi ricordano un po' certi ragazzi della mia scuola, come sono finiti qui?".

"Si dice ne combinassero di tutti i colori: festini notturni a base di alcool e droga, a scuola insultavano compagni e insegnanti venendo più volte sospesi e minacciati di espulsione. Finchè un giorno si sono messi alla guida ubriachi e hanno fatto un incidente, per fortuna nessun altro è stato coinvolto a parte loro. Hanno rischiato di morire: le due ragazze sono finite in coma una settimana, il ragazzo ha riportato gravi lesioni, ma ce l'hanno fatta e sono stati mandati qui un anno fa".

Provai un forte odio per quei tre ragazzi; per colpa di gente come loro, ubriaca alla guida, mio fratello era morto.

"Non so cosa abbiano fatto per diventare così, tutti noi abbiamo sofferto e abbiamo ferite che ci hanno condotto qui, ma non riesco a provare pena per loro; è per colpa del loro egoismo che altre persone più fragili e sole vengono escluse e soffrono" commentai io con rabbia.

"Sono d'accordo. Neanche io riesco a tollerare le persone che trasformano i loro problemi in armi contro le persone più deboli e innocenti, io i miei li ho sempre tenuti dentro, sfogandoli solo nella mia arte o..." Elisa si interruppe un attimo, rivolgendo lo sguardo altrove "su me stessa".

Avrei voluto chiederle di più, ma sentivo che non era ancora pronta a parlarne dal modo in cui evitava il mio sguardo. Neanche io ero ancora pronta ad aprirmi del tutto, ma sentivo che se avessi dovuto confidarmi con una persona quella sarebbe stata Elisa, e mi avrebbe capita.

"Concordo con te" mi limitai a rispondere. I nostri discorsi furono interrotti da una voce squillante proveniente da un altoparlante posto in un angolo del soffitto della nostra stanza, a cui non avevo fatto caso, infatti sobbalzai sorpresa.

La selezione naturaleWhere stories live. Discover now