Chapter Three

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Sbuffai appoggiando le mani sul bancone, guardandomi in giro e osservando, non so se con dispiacere o con piacere, che il bar era decisamente affollato.

"Scusa vorrei un cappuccino" "Scusa potrei avere una fetta di torta" "un caffè perfavore" "Due cornetti alla crema grazie" richieste su richieste e il mio cervello non ce la faceva più.
Oggi ero pure da sola dato che le mie colleghe avevano preso il giorno libero.

"Clara ma sei sicura che possiamo prenderci il giorno libero? Ce la fai da sola?" "Si certo, posso gestirla qualche ordinazione"

Un genio ero stata a dire quella frase, un vero e proprio genio.

Chiusi il sacchetto e lo porsi alla persona che me lo aveva chiesto, poi passai all'ordinazione successiva.

"Hai fatto il pienone bomber" mi urlò Giacomo e io gli sorrisi, pregandolo però con gli occhi di aiutarmi e lui parve capire, dato che prese uno dei grembiuli bordeaux e si mise dietro il bancone con me, pronto ad aiutarmi.

Passai il mio pomeriggio così, non fermandomi un attimo. Ammetto però che ogni tanto sbirciavo la porta, inconsciamente, sperando quasi che da questa entrasse la ragazza di ieri.

Scacciai questi pensieri più volte, cercando di concentrarmi solo sui clienti che non erano affatto pochi, anche se il desiderio di alzare la testa e vederla era tanto.

Verso sera, per fortuna, il bar iniziò a svuotarsi e rimasero solo poche persone fra i tavoli. Mi appoggiai al bancone e guardai Giacomo, anche lui abbastanza stremato. Era un ragazzo semplice, aveva qualche anno in più di me e il bar, precedentemente di suo padre, era di sua proprietà.

Non ero mai riuscita a guardarlo in quel modo, anche se non è un brutto ragazzo. Da due mesi a questa parte, è diventato uno dei miei amici più stretti e gli voglio un gran bene.

"Allora, per la ricerca dell'università come va?"

Scossi la testa e sospirai "Male. Ancora non ho trovato qualcosa di decente ma comunque che mi possa permettere. Certo, lavorerò pure a Los Angeles ma non mi basteranno mai i soldi per fare l'università lì di questo passo. Qui guadagno bene ma non basta e i risparmi dei miei genitori non sono poi così tanti"

Sentii le sue braccia chiudersi intorno alle mie spalle e la mia testa venir schiacciata contro il suo petto. "Vedrai che ce la farai. Sei una ragazza volenterosa e determinata: sono sicurissimo che riuscirai a realizzare i tuoi sogni, te lo meriti un sacco"

Gli sorrisi e ricambiai l'abbraccio.

Come Un Uragano|| LesbianWhere stories live. Discover now