Ma una gioia dove, esattamente?!

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*PROLOGO*

"Kate, per cortesia, fermati. Non ce la faccio più!"
"Alyssa cara, dovevi pensarci prima di mettere quei tacchi vertiginosi. Sapevi di essere in ritardo!" Sbotto io fermandomi di colpo dopo l' ennesima lamentela da parte della mia migliore amica,  nonchè mia coinquilina.
"Lo so, hai ragione, però non riesco ad uscire senza... lo sai." Dice lei con un sorrisino stampato sul volto.
"Non cambia niente comunque... ormai lo abbiamo perso l' autobus!" Esclamo sedendomi su una panchina.
"Kateee... mi dispiace tanto tanto tanto. Perdona questa povera ragazza che ha troppi vestiti e non sa mai cosa indossare." Mi supplica lei mettendo il labbro in fuori.
"Non ti sopporto più... approfitti troppo della mia infinita pazienza! Non va bene, no no." Dico, imitando la voce di un bimbo.
"Per fortuna che hai una pazienza infinita!"
"Eh già..." e scoppiamo a ridere.
La verità è che sono la persona più irascibile sulla faccia della Terra: mi irrita chiunque, qualunque cosa dica o faccia. Eccetto per il mio adorabile fratellino e, inspiegabilmente, la mia migliore amica.
"Dai, stasera cucino io!" Mi informa la bionda al mio fianco.
"Io non ci sono... ho la recita scolastica di Tommy."
"Ah, è vero... allora domani!"

Dopo circa un' ora e mezza di taxi, e aver venduto un rene per pagarlo, arrivo finalmente a lavoro.
"Buongiorno cara... tutto bene? Ti vedo un po' trafelata." Mi domanda Cindy, una simpatica donna sulla cinquantina che lavora al bar dell' ospedale.
"Oh si si, non ti preoccupare. Solo che l' auto è dal meccanico e stamattina ho perso l' autobus." Dico facendo un finto sorriso e pensando a quanto io possa essere sempre più sfortunata... della serie "ma una gioia dove, esattamente?!".
Mentre sono immersa in pensieri su quanto deprimente possa essere la mia vita, vedo arrivare il primario del reparto che mi chiede:"Buongiorno Catherine, hai portato la ricerca che ti ho assegnato
la settimana scorsa?"
"Sì, certo... tenga." Rispondo io porgendogli una cartellina blu.
"Bene, grazie." Esclama il mio capo, avviandosi verso la sala conferenze.
Per ora sono una specializzanda di medicina che ancora non sa quale strada intraprendere per la sua carriera lavorativa.
Fin da piccola ho sempre sognato di diventare una dottoressa e aiutare gli altri, e anche adesso resto convinta della mia decisione di diventare medico; l' unico problema è: che tipo di medico?
Ho provato pediatria e ostetricia, ma non fanno per me: troppi neonati che piangono; poi ho fatto anche ortopedia ma, dopo l' episodio di una spalla lussata e le seguenti urla del paziente, ci ho rinunciato.
Invece, da un mese, faccio pratica in chirurgia plastica, personalmente non mi piace molto, ma i medici di questo reparto sono tutti degli uomini bellissimi. Mettiamo le cose in chiaro: io non credo che la nostra felicità debba dipendere da un' altra persona, la nostra felicità si crea attraverso le scelte che compiamo; però, sinceramente, non è che mi farebbe schifo trovare qualcuno con cui condividere questa felicità. Ma ripeto, la mia vita è un intenso e costante "mai una gioia".




Spero che il primo capitolo di questa storia vi sia piaciuto.
Grazie per la lettura❣️.
Baci, F.💋

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