Tredicesima Sessione -Segreti ed Incubi-

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Duma era andato da solo sotto l'edificio della Ennet lab, Seguendo una scala buia e scura scendette decine e decine di piani, fino a raggiungere una piccola stazione sotterranea, una funivia costruita per il passaggio attraverso delle gallerie sotterranee, buie. Nonostante Duma fosse capace di vedere nell'oscurità, la sua vista era limitata dalla profondità del tunnel, trovò una leva da azionare per vedere con la luce. 
Clack

La leva si spostò con facilità ed il tunnel fu illuminato a giorno nella sua vasta profondità.  L'aria era satura ed umida, a terra piccole pozzanghere create dalle perdite di tubi fognari. Duma proseguì azionando la funivia e salendo sul vagone, più simile ad un potenziato sistema portacarbone. Il viaggio durò una ventina di minuti attraverso quelle che sembravano rovine di un mondo perduto, giunse alla fine pazientemente. Dall'altro capo una piccola stazione uguale a quella ove fosse salito, ma coperta da artificiale fogliame e diverse piante in vaso, a scopo di occultare qualcosa aldilà di esse. Superate le piante si presentò uno scenario alienante, una zona di enorme vastità, come un profondo imbuto dal diametro chilometrico. Il soffitto era di ferro e sigillato, la circonferenza di questo imbuto naturale di roccia era anch'essa rivestita di metallo, e ogni tanto si potevano vedere delle porticine di ferro. Qui l'aria era ventilata, dall'altra parte della zona Duma aveva visto di sfuggita una figura muoversi, quindi temeva di essere scovato, per evitare ciò utilizzò della magia per rendersi invisibile e muoversi furtivamente. Si prese il suo tempo per analizzare meglio la zona, osservare meglio il buco da più vicino, concludendo che qualcuno stesse lavorando al suo interno a qualche sorta di operazione archeologica...
Proseguì all'interno di una delle porte di vetro, con cautela, il silenzio era assordante, nessun suono proveniente da nessuna parte, solo il rumore elettrico delle luci e le scale che conducevano ad un corridoio ove si estendeva una grata illuminata dal basso da dei led arancioni. Avanti a lui, a breve distanza, una porta blindata con una combinazione. Duma sapeva già cosa fare, grazie all'aiuto di MIRA, si collegò al terminale, MIRA inserì il codice, la porta si aprì lentamente. La stanza era fresca, circolare, la luce era bluastra proveniente da luci accese sopra dei cavi, avvolti attorno ad un grosso artefatto sferico al centro della stanza. Sopra di esso giaceva un cubo tecnologico, quasi sfilato. Duma lo rimosse. Un sordo tumulto si propagò per la terra. Il cubo pesava sempre più nelle mani del Tiefling, che quindi lo lasciò a terra.
Mira era stata liberata.

Nel frattempo, durante il ritorno di Duma, egli fu accecato dalla luce abbagliante proveniente dallo stesso vagone della funivia dalla quale era venuto, erano arrivati i compagni, che l'avevano beccato sul fatto, egli fu breve a lavarsene le mani, spiegando di essere andato a dare una semplice occhiata al luogo di sotto, senza aver ancora esplorato a lungo, in cerca di sostegno del gruppo. Non parlò del cubo.

Una volta osservato con tutti l'imbuto compresero che qualcuno stesse cercando di ottenere qualcosa, da quello che sembrava un profondissimo tunnel che scendeva nelle viscere della terra, ogni tanto sui muri si potevano trovare entrate di mistici dungeon, sempre più organizzati. Altre rovine misteriose, appartenenti ad un mondo distante.

Il gruppo uscì da sotto il luogo. Una volta arrivati tornati agli uffici della Ennet, Duma si congedò spiegando volesse andare all'ospedale, poiché ferito durante una caduta nei tunnel, che accadde effettivamente. Tuttavia Otus disponeva di grandi poteri curativi essendo paladino, e davanti ad un rifiuto sospettò qualcosa. Quando lasciò l'edificio, lo seguì per comprendere la sua destinazione, scoprì di lì a poco che fosse diretto verso il museo, per ignote ragioni. Duma, accompagnato dal suo segretario Zein, parcheggiò la macchina vicino all'edificio. Dal museo partivano tre lunghe strade che solcavano i grandi quartieri di Exa Vixiris. 
Mentre Duma si approcciava alle guardie, da in fondo della strada centrale, le luci iniziarono a spegnersi, come fulminate. Anche le guardie ed i sistemi di sicurezza del Museo vennero meno. I due uomini meccanici si afflosciarono davanti all'entrata senza vita, Duma procedette inarrestabile.
Suo fratello Otus voleva vedere, irrompette all'interno del museo dalla fiancata, rompendo una finestra a piano terra. Gli allarmi non scattarono. Duma procedette nel silenzio, seguendo la voce meccanica e fredda di Mira, che proveniva da uno stanzotto oltre le scale del salone principale. Dopo aver superato ogni artefatto ed ogni quadro rimasto cristallizzato nel tempo all'interno del museo, Duma raggiunse una stanza colma di androidi della polizia spenti. Nella stanza un'alta figura all'interno di una teca con incise le lettere sulla targhetta del reperto: "Deus Ex". La voce proveniva dal reperto, i suoi discorsi erano ascoltati anche da Otus, che furtivamente si era fatto strada. Mira voleva uccidere il fratello di Duma, ne parlava con calma freddezza e semplicità, Duma rifiutò le offerte più felice di ricevere invece un premio più personale e vicino al potere, cogliendo di sprovvista Mira, che purtroppo non aveva per lui nessuna sorpresa. La teca crollò, liberando il mostro di Argan, metallo indistruttibile, alto tre metri. Da esso uscì all'improvviso uno spirito meccanico rosso, fatto di ologrammi e circuiti, la sua testa come un parallelepipedo e un solo occhio luminoso faceva da luce su di Duma, appena sotto la proiezione di quello che era Mira. 
Dalle sue dita, fili rossi luminosi si collegavano alle dita di Deus Ex, comandandone i movimenti come fosse un semplice pupazzo o burattino. Per provare la sua forza e sprezzante potere, Mira accartocciò e distrusse solo con la pressione delle dita, la stessa testa di Deus Ex, che doveva essere indistruttibile. Scaglie e frammenti di Argan fumante schizzarono per la stanza, i desideri di Mira rimanevano misteriosi, ma prima o poi avrebbe "fatto visita" alla Ennet lab per varie ragioni. Otus era scioccato, e nel vedere Mira uscire con il corpo meccanico di una delle minacce del passato, fuggì e tornò alla Ennet Lab. Duma era soddisfatto. Mira entrò e scomparve nel fiume torbido di Exa Vixiris.


Nel frattempo il resto del gruppo provava ad introdurre il curioso Donaar alla magia, in particolar modo Qi'ra. Le proposte di accettare l'aiuto di qualche potente divinità anche se inizialmente sembravano inefficaci, diventarono sempre più allettanti. Qi'ra raccontò della sua esperienza, e Donaar trovò molta simpatia con il libro nero. Qi'ra spiegò che forse aveva bisogno di una visione di un grande antico. Il dragonide sfogliò il libro di illustrazioni fino a raggiungere qualcosa che lo interessasse, osservò le illustrazioni del grande antico mostrato sui fogli trovati nella chiesa abbandonata. A quel punto decise di indursi un sogno, un incubo. Juan contribuì mostrando la cartella di Hugo Dennet, e la utilizzarono per influenzare Donaar ancora più. 

Poi tutti andarono a dormire, non aspettandosi nulla di serio.
Ma nel cuore della notte, Donaar fece un sogno, le sensazioni erano reali ma l'ambiente estremamente onirico. Tutto era grigio e disseccato, Donaar ricordava questo posto come la vista oltre le montagne, ma il villaggio non c'era, né il verde o l'azzurro del cielo, che era cupo e coperto di nuvole.
Dietro le nuvole diverse luci arancioni come fari, spezzavano con il loro bagliore le zone meno scure e dense del cielo. Le luci si muovevano verso la stessa direzione, qualcosa di semi luminoso ed immenso si muoveva e celava dietro di esse. Donaar osservò se stesso, trovandosi coperto di Flash e ricordi. Vide un tavolo, la concentrazione di energia esplicata nei file della Ennet Lab, comprese tutto. Guardò in alto e vide una mostruosità aberrante, dalla forma indescrivibile formato da corpi scheletrici di ombre ed enormi braccia dalla profondità irrazionale. I suoi occhi erano una dozzina, e tutti degli enormi opali arancioni che emanavano una luce fredda e arida. Al posto elle pupille, aveva dentro agli occhi figure umane nere, come bambini nella pancia in posizione fetale.
Il grande antico copriva tutto il cielo, e la sua presenza era come reale.

Hugo Dennet era questo che cercava di ottenere, Donaar involontariamente aveva riprodotto l'intero sistema.

Il dragonide sentiva un'ispirazione creativa, avanti a se un foglio di carta e una penna facevano da tela e pennello. Donaar iniziò a scrivere d'istinto ascoltando il vento e il vibrare della terra. Scrisse una K e un 1, le iniziali per una probabile nuova coordinata spaziotemporale. Il solco della penna sembrava fatto di tutti i materiali della terra, il suo scorrere sul foglio eterno e breve. Donaar alzò lo sguardo:
Il suo controllo sul sogno tuttavia, era stato fortuito e momentaneo, la sua lucidità venne sempre meno, l'ispirazione scomparve, e l'antico lo vide. Era molto più vicino. La terra era scomparsa e tutto era diventato nero sotto del barbaro. Donaar provò a comunicare, chiese all'entità chi fosse, ricevette una risposta: "Io sono gli incubi e l'orrore". Parlava in una lingua oscura, aliena per Donaar, ma comprensibile in qualche maniera. Il mostro continuò a rispondere lateralmente alle domande di Donaar stabilendo di esistere solo per annullare la realtà degli uomini. Gli venne offerto di nuovo la preghiera e la fede, ma l'aberrazione comunicò di "possedere già tutto" e che presto sarebbe stato il tempo di redenzione.

Mentre ciò accadeva, il corpo di Donaar nel sonno stava accelerando in battito cardiaco, fece un respiro profondo come un urlo soffocato svegliando Qi'ra al suo fianco che chiamò aiuto.
Il battito del cuore di Donaar era nullo.
Donaar era morto.
Il gruppo tentò qualsiasi cosa, Qi'ra usò ogni magia, ma non era abbastanza.
La mente di Donaar era collassata, il suo incubo, concluso e lontano. Ma ancora una luce lui la vedeva.
Poteva assistere ad un panorama spaziale, avanti a lui, stelle e galassie erano formate, egli fluttuava nel nulla.
Ebbe un incontro con un'entità astrale, l'oracolo, una donna coperta di stelle e dal corpo mistico. Lei gli disse che aveva ancora bisogno di lui, e che oltre le montagne erano successe cose terribili a cui lei era andata a porre momentaneo rimedio. Il mondo stava cadendo nelle mani del male, toccava a loro difendere la realtà.
L'oracolo lo spinse con un dito indietro nel vuoto cosmico, trasformandosi in pietra.
Donaar riprese la vita.
Poi si svegliò urlando di dolore.
Dopo le dovute spiegazioni ci fu un congresso notturno tra tutto il gruppo per discutere delle due nuove minacce, una più misteriosa, e una più vicina.
Il gruppo era d'accordo, in assenza di Duma e Juan (che dormivano nelle loro rispettive abitazioni) che MIRA doveva essere distrutta.

D&D-5e Il pulsare di Exa VixirisTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon