2. «Buona Sera Spider-Man. Sei difficile da contattare»

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Nick Fury imprecò quando una ragazza precipitò dal nulla ai piedi di Quentin Beck, che si era presentato a lui anche con il nome di Mysterio. «Fammi indovinare, altro universo?» Domandò, osservando Mysterio tendere la mano alla ragazza, aiutandola ad alzarsi. «Aspetta: siamo in un altro universo? Io devo tornare alla Xavier per l'ora di cena!» Disse la ragazza con un leggero accento canadese -preso dal padre-. «Mi dispiace, anche io sono intrappolato qui, e non siamo gli unici ad esserlo.»

Sybil alzò lo sguardo verso Quentin, per poi ripetere una serie di "no".

«Io non posso restare qui per sempre: devo tornare a casa mia. Ditemi cosa devo fare per far riapparire quello squarcio.»

Si era pentita di essersi lasciata andare? Sì. Era un'idiota? Sì.

Perchè doveva essere così?

«Non lo so, miss...?»
«Howlett. Sybil Howlett. Comunque il tuo costume è fantastico! Ah, a proposito tu chi sei?»
«Quentin Beck per servirla, miss Howlett.» L'uomo le fece il baciamano, facendo ridacchiare la ragazza, che poi si girò verso Fury. «Tu invece sei?»
«Nick Fury. Ma chiamami Fury. Tutti mi chiamano Fury.»
«Piacere di conoscerti, Fury, neanche tu sai come posso tornare a casa, vero?» L'uomo con la benda sull'occhio scosse la testa: «No, ma ho intenzione di scoprirlo, Howlett.»
«Fantastico! Oh a proposito: dove siamo?»
«Siamo in Italia, a Venezia, miss Howlett. Fury vuole ingaggiare un supereroe, a quanto pare, dato che alcuni mostri provenienti dalla mia dimensione sono finiti qui, ma comunque non vedo il motivo di chiamare un supereroe. È una cosa pericolosa e basto io per questo.»
«Ma io sono una supereroina, o quasi. Posso farlo io! E comunque fingerò di non aver sentito quel "basto io per questo". Non sentirti il migliore in quello che fai, ci sarà sempre qualcuno più bravo di te.»

Fece uscire dalle sue nocche gli artigli adamantini. «Vi prego, se non posso tornare a casa mia, allora fatemi aiutare.»

Mysterio guardò la ragazza, per poi scuotere la testa: «No. Sei una ragazzina. Quanti anni hai, quindici?» La giovane mutante gonfiò le guance, irritata. «Ne ho diciassette, signor Beck, e la mia età non conta. Posso essere utile, davvero.»

Quentin si voltò verso Fury: «Tu che ne dici?»

***

Peter Parker sapeva che qualcosa sarebbe andato storto in quella gita, se lo sentiva fin dentro le ossa. E le sue sensazioni tendevano ad avverarsi, di solito.

Ad ogni modo, forse quella era solo paranoia. Aveva davvero bisogno di una vacanza. E quella sarebbe stata la più bella della sua vita -senza Spider-Man- o almeno, quella sarebbe dovuta essere la vacanza più bella della sua vita. Ma Nick Fury provava sempre a contattarlo, e in più vedeva sempre il viso di Tony Stark, ovunque lui andasse.

Il signor Stark gli mancava un casino.

Era stato il suo mentore, il primo che aveva creduto in lui. Mentre tutti gli altri pensavano che ingaggiare un ragazzino sarebbe stato rischioso, Tony aveva visto del potenziale. Lui aveva rischiato.

La verità, è che Tony Stark era stato un grandissimo eroe, il suo eroe.

La verità è che, mentre il mondo si chiedeva chi sarebbe diventato il nuovo Iron-Man, Peter pensava che nessuno sarebbe mai realmente diventato come il signor Stark.

Il mondo aveva bisogno di un nuovo Iron-Man, ma nessuno sarebbe mai stato come lui. Nulla sarebbe più stato lo stesso.

Ma Peter non poteva pensarci.

Non doveva pensarci.

Doveva solo divertirsi insieme ai suoi amici e alla ragazza che gli piaceva.

Niente responsabilità.

Niente cattivi.

Niente robe da supereroi.

Ma soprattutto: niente Spider-Man.

***

«Buonasera Spider-Man. Sei difficile da contattare.»

La voce di Nick Fury -che tra l'altro aveva anche steso il suo amico Ned- lo fece voltare di scatto.

Aveva detto niente Spider-Man? A quanto pare si sbagliava.

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