Capitolo 3. "Il primo giorno."

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12.08.2014

Era ormai una mezz'oretta che ero sul ponte, dove ero la sera con Andrea, ad osservare l'alba e i suoi vari colori. Credo che non ci sia meraviglia più bella del cielo, ha dei colori magnifici. Passa dall'azzurro, all'arancio, al viola, al nero.

Tutto il resto della mia famiglia dormiva e lo stesso Andrea perchè lo vidi sdraiato sul divano con una coperta stropicciata addosso. 

Quel giorno fu il mio primo giorno di vacanza, speravo di non sentirmi troppo inferiore rispetto alle mie cugine. La sera prima, quando vidi che il barista le guardava come se fossero l'ottava e la nona meraviglia del mondo, mentre io ero come se fossi invisibile, mi sono sentita un cesso. Uno schifo. Una merda. Il grande problema è che tutto questo succede ogni volta con qualsiasi ragazzo - apparte Andrea, ma lui è un caso apparte -, e tutto ciò fa abbastanza male. 

Io cerco di fare l'indifferente ma sentir parlare le mie amiche o le mie coetanee di ragazzi, di scopate e di uscite e non aver niente da dire, nè di un bacio,  nè di un' uscita, mi fa sentire male.

Sono forse uno dei pochissimi casi persi che resteranno soli con almeno trenta gatti da curare.

Ora chiudo tutto e vado a fare colazione che siamo quasi arrivati al porto e dovremmo scendere.

Feci colazione, presi latte e brioche. Mia cugina mi guardò male quando chiesi il latte e non il caffè ma a me proprio non piace, troppo amaro nonostante tutta la quantità di zucchero immaginabile versata all'interno. Io preferisco il latte che è dolce a prescindere.

Incontrai Andrea prima di uscire dal Bar, c'erano anche Carmen e Rita con me ma non calcolò di striscio.  Fu stato il primo ragazzo a notare me e non loro.

Ci fermammo e parlammo un po', poi intervenne Rita.
"Giada,  ma che maleducata!  Non ci presenti? Ahahah"
"Oh, scusatemi.  Andrea loro sono Rita e Carmen."
"Piacere."

Si scambiarono il 'piacere' ma lui poi ritornò su di me e mi chiese dove avremmo alloggiato, nonostante loro continuassero a mettersi in mostra e a fare le sceme, e purtroppo eravamo completamente dalla parte opposta del Paese. In più lui non sarebbe ritornato il mio stesso giorno quindi non ci saremmo neanche visti sul traghetto.

Così ci salutammo e ritornammo nelle cabine per prendere le borse e andare vicino alle automobili perché stavamo per scendere.

Che la mia vacanza abbia inizio.

Eravamo ormai fuori dal porto e ci stavamo dirigendo verso l'hotel così avremmo avuto modo di lasciare tutte le valigie e iniziare a girare il Montenegro.

Andrea mi aveva inviato un messaggio su whatsapp e Carmen e Rita, leggendolo, mi dissero che è un ragazzo antipatico... sì, solo perché non le ha guardato il culo e le tette, come tutti gli altri.
"Hei dolce pensatrice! Che fai?"
"Stiamo andando all'hotel a lasciare tutto e poi ce ne andiamo in giro:) tu?"
"Lo stesso, solo dall'altra parte del Montenegro ahahah"
"Vabè chissà,  magari ci incontriamo per caso ahah"
"Speriamo, sarebbe stata più bella la vacanza con te, mi sarei sentito meno anormale."
"Mi stai dicendo che sono anormale? "
"Speciale, se vogliamo."

Continuammo a messaggiare fino a quando arrivammo davanti all'entrata dell'hotel.

Uscimmo tutte le valigie dalle auto e ci dirigemmo alla reception per prendere le chiavi.

Dopo di che, mio padre e mio zio andarono a parcheggiare mentre noi ci dirigemmo nella piazzetta accanto alla hall dove c'erano tipo dei trenini che ci avrebbero accompagnati alle stanze.

La nostra e quella dei nostri genitori erano in due palazzine diverse.

Mentre loro esultavano per ciò, ci accompagnarono davanti ad una palazzina con l'insegna viola. Prendemmo le chiavi ed entrammo nella stanza. Era una camera con un letto matrimoniale e un lettino che, sotto decisione di Carmen e Rita, avremmo avvicinato al letto matrimoniale per sentirci più vicine.

Iniziarono a decidere cose mettere la sera per uscire, mentre io mi preoccupavo di controllare se la macchina fotografica fosse carica.
"Io mi metto questo vestito con i tacchi."
"Oddio sì Carmen! Favoloso! Io invece questi shorts con questa maglia corta, che te ne pare?"
"Mi piace tantissimo! Devi prestarmela un giorno. Giada tu che ti metti?"

Non risposi immediatamente perché non stavo ascoltando i loro discorsi stupidi.
"Giada?"
"Sì, scusatemi. Cosa c'è? "
"Che ti metti stasera? "
"Beh non lo so..."
"Vedo io..."

Stava per mettere le mani nella mia valigia per scegliere la cosa più corta che avessi portato ma il bussare alla porta mi salvò dalle loro grinfie.

Erano gli adulti che ci chiamavano per uscire.

Loro sbuffando, mentre io con un sorriso fino alle orecchie, uscimmo dall'hotel e iniziammo a girare le vie della città che si dimostrava, pian piano, meglio di come me la immaginavo.

A differenza loro che si fermavano ad ogni negozio e bancarella, io non la smettevo di scattare foto ai più piccoli dettagli. Strade, negozi, ambienti tipici, piante, panorami vari.

Pranzammo in un ristorante del posto, e almeno lì non si dimostrarono come le solite papere, e ordinarono un piatto tipico.

Tornammo nel primo pomeriggio e avevo i piedi ridotti in poltiglia.

Appena arrivate in stanza, loro si chiusero in bagno mentre io mi riposai sul letto per almeno due ore.

Poi mi svegliarono e mi obbligarono a decidere cosa indossare e a iniziare a prepararmi. Spiegai loro che non mi sarei vestita provocante,  ma non mi ascoltarono.

Decisi, alla fine, di mettere una gonna/salopette nera a vita alta con una maglia bordeaux che lasciava intravedere un po' di pancia, una giacca lunga fiorata a sfondo blu/viola e ai piedi le converse bordeaux.

Per loro ero vestita troppo infantile ma non mi importava, stavo bene così.

Mi feci una doccia, mi vestii e mi truccai mettendomi giusto un po' di eyeliner e mascara. Mi dissero che anche lì ero troppo infantile, visto che loro si erano messe anche il rossetto, ma a me quel pasticcio sulle labbra mi dava troppo fastidio.

Uscimmo dalle stanze verso le 21.30 dopo esserci scattate qualche foto allo specchio.

Gli adulti si fermarono per raccomandarsi con noi e per lasciarci del denaro, dopo di che girammo un po' questa specie di villaggio e sotto ad un enorme gazebo di legno c'era un DJ e tantissimi ragazzi che ballavano e si divertivano. Deci(sero)demmo di restare lì. Carmen e Rita si buttarono subito tra la folla mentre io, tentennando, mi sedetti ad uno dei tavoli che c'erano intorno.

Scrissi ad Andrea.
"Come te la passi? "

Mi rispose dopo qualche minuto che passai a guardarmi intorno.
"Abbastanza bene, sto con una ragazza che ho conosciuto qui. "

Mi sentii in completo imbarazzo e mi affrettai  a chiedere scusa.
"Oddio scusami tanto.  Divertiti,  ci sentiamo."
"Ahahahah sto scherzando! Sono in un ristorante con i miei genitori.

A quanto pare se la stava passando peggio di me.
Tu?"

Gli inviai un messaggio vocale per fargli sentire la musica assordante che tanto male non era.
"Mmmh non ti facevo tipa da discoteca. "
"Non lo sono, sto seduta da sola ad un tavolo intorno a gente sudata e ubriaca."

Carmen e Rita mi portarono da bere,  mi dissero che era un cocktail a base di vodka e non so che altro. Mi dissero che mi avrebbe fatto divertire.

Era buono, ma fortissimo. Sentivo il fuoco lungo la gola, che si posava nello stomaco.

Carmen mi prese per mano e mi portò nella folla che spingeva e si muoveva. All'inizio restai ferma con un sorriso coglione in faccia; poi, forse per l'alcool, forse per chi sa cosa, iniziai a muovermi e a non capire più niente.

Tornammo verso le 03.35 ed ero stanchissima.

Mi scoppiava la testa e di ciò che avevo fatto tutta la serata non mi ricordavo assolutamente niente.

Avevo solo voglia di mettermi sotto alle coperte e dormire. Dormii nel lettino che avevamo già avvicinato al letto matrimoniale.

When you love someone.Where stories live. Discover now