Capitolo 17. "Addio amore mio."

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26.08.2014

I brividi di freddo mi svegliarono. Ero ancora nuda e scoperta. Joshua dormiva serenamente con un sorriso sulle labbra. Chissà cosa stava sognando.
Sbloccai il cellulare e controllai l'orologio.
Erano le 9 e 38. Mi rinfilai sotto le sue braccia e tirai il lenzuolo e il copriletto per coprirci.
"Buongiorno amore." disse baciandomi la fronte.
"Buongiorno amore mio!"
Si girò verso di me e mi baciò a stampo, poi mi abbracciò e appoggiai la testa sul suo petto duro.
"Come stai?", mi chiese.
"Benissimissimo." e gli sorrisi. Poi continuai "E tu?"
"Infinitamente bene."
Infilò un dito fra i miei capelli e iniziò ad attorcigliarseli intorno, giocherellandoci.
"L'ultima colazione insieme la facciamo?", mi domandò mentre continuava a giocare con i miei ricci.
"Va bene!"
Mi baciò e si alzò dal letto immediatamente andando in bagno.
Io invece raccolsi dal pavimento le mie robe.
Uscì dal bagno dieci minuti dopo già lavato e profumato ma purtroppo per la mia sanità mentale svestito.
Notò come l'osservavo e perciò mi tirò a sè baciandomi con passione.
Mi allontanai lentamente perché non ero decisamente pronta per il secondo round e mi rinfilai ciò che avevo indossato la sera precedente.
Terminò di prepararsi e raggiungemmo la mia camera dove Carmen e Rita erano già uscite, probabilmente da poco, e mi chiusi in bagno per almeno mezz'ora rendendomi presentabile dopo una notte di fuoco.
Indossai dei pantaloncini verde smeraldo di un tessuto comodo con sopra una t-shirt bianca infilata all'interno. Ai piedi indossai le consumatissime converse nere.
"Andiamo, amore?"
Amore.
Mi balzò il cuore nel petto. Ero il suo amore. E lui sicuramente era il mio.
"Sì andiamo!"
E uscimmo sorridendo abbracciati e stretti l'uno all'altra.
Ci recammo al solito ristorante per l'ultima volta dove c'era anche la mia famiglia che appena ci vide entrare, ci fece segno di unirci a loro. Guardai Joshua che mi sorrise e mano nella mano ci sedemmo al tavolo con loro.
"Buongiorno, ragazzi!", dissero un po' tutti quanti.
Il tavolo era da 12 posti. Mia madre era seduta di fronte a me con alla sua destra mio padre che occupava il capo tavola e, mia zia a sinistra con a sua volta accanto mio zio che occupava l'altro capo del tavolo.
Dall'altro lato invece erano sedute Rita e Carmen e poi ci aggiungemmo io e Joshua.
Rita, seduta alla mia destra, mi sussurrò all'orecchio "Abbiamo detto che stavi dormendo nella nostra camera!"
La ringraziai e m'immersi nella conversazione prima che Joshua mi facesse esplodere la mano.
"Beh com'è andata ieri?"
"Bene, zia. Abbiamo salutato quasi tutti quelli che abbiamo conosciuto."
"Vi siete divertiti?"
"Sì sì!"
Poi l'argomento si spostò magicamente su Joshua a causa di mia madre.
"Joshua e tu quanto resterai ancora qui?"
"Fino alla fine del mese, poi riprendo a lavorare."
La conversazione continuò per fortuna in modo tranquillo e senza sentirsi eccessivamente in imbarazzo.
Poi per fortuna gli adulti ripresero a parlare tra loro e lasciarono noi giovani liberi di respirare.
Joshua si alzò lasciandomi un bacio sulla fronte per poter andare a prendere la colazione e, ovviamente come previsto, Rita e Carmen mi sommersero di domande.
"Quando ti è venuto a prendere?"
"Perché?"
"E stanotte?"
"Avete fatto qualcosa?"
Le fulminai con lo sguardo, i miei genitori erano pur sempre lì e avrebbero potuto ascoltare così promisi loro che gli avrei raccontato tutto non appena avessimo avuto un po' di tempo.
Poco dopo arrivò Joshua con un vassoio tra le mani sul quale c'era il mio latte, cornetto al cioccolato e qualche biscotto che assomigliava alle gocciole e caffè rigorosamente senza zucchero per lui.
Gli sorrisi pensando a come sapesse già i miei gusti e riflettendo sul fatto che aveva pensato anche per me e mi baciò la guancia.
Terminammo di fare colazione tra chiacchiere e interrogatori.
"Ci andiamo a fare un giro?"
"Andiamo prima in camera che devo sistemare tutto e poi andiamo dove vuoi.", e sorrisi per evitare di mostrare l'evidente tristezza che si impossessava di me ogni volta che pensavo alla partenza.
S'incupì anche il suo sguardo infatti passammo tutto il tempo della preparazione della valigia in silenzio, apparte qualche sorriso quando mi passava l'intimo.
Non riuscivo proprio a vederlo così, triste e pensieroso. Preferivo di gran lunga quando sorrideva e perfino quando faceva quelle battute perverse ma divertenti.
Era quello il Joshua di cui mi ero innamorata.
Di scatto gli presi il viso tra le mani e cademmo per terra, lui sotto e io adagiata su di lui, mentre ci baciavamo.
Sorridemmo per la scena ma continuammo a baciarci.
"Ti amo. Mi mancherai. Sei mia.", mi sussurrava tra i baci.
E credetemi tutto questo era meglio di fare l'amore.
Mi sollevò e mi adagiò sul letto per dedicarsi al martirio del mio collo.
"Joshua...", sussurravo incapace di scostarlo.
Sapeva come farmi cadere fra le sue braccia, come prendermi, come dominarmi.
Ma in realtà non mi importava, l'avrei fatto comunque di mia spontanea volontà.
Dopo avermi torturato il collo con baci, morsi, succhiotti e leccate mi sussurrò un ultimo "Ti amo." per poi continuare "Andiamo a farci un giro?"
"Va bene, basta che ce la facciamo per la nave."
"Tranquilla, ho tutto sotto controllo."
Mano nella mano uscimmo dalla camera e ci infilammo nella sua automobile.
Durante il tragitto squillò il suo cellulare e glielo passai.
Ovviamente rispose parlando la sua lingua.
"Chi era?", chiesi curiosa al termine della chiamata mentre mi stava passando il cellulare per rimetterlo in uno scompartimento dell'auto.
"Mia sorella, ha detto che sta arrivando a casa mia."
Mentre stavo per bloccare il cellulare notai lo schermo.
Sullo sfondo c'era una foto che non avevo mai visto. Ritraeva me che dormivo con le lenzuola che mi coprivano leggermente.
Ero quasi nuda.
"Oh Dio, e questa?"
"Cosa?", rispose lui girandosi verso di me.
Spinsi nuovamente sullo schermo che nel frattempo era andato in stand-by e sorrise nel vedere la foto e nel notare la mia espressione.
"Te l'ho fatta stanotte."
"Ma sono nuda...", dissi a bocca aperta.
"E sei bellissima!"
"E se qualcuno dovesse prenderti il cellulare?", sorrisi provocandolo.
"Sei l'unica che ha il permesso di toccarlo oltre me."
Fece una pausa.
"E non mi riferisco solo al cellulare.", disse sorridendo sapendo che sarei avvampata da un momento all'altro.
Gli tirai un pugno sul braccio che ovviamente non lo sfiorò nemmeno e scoppiò a ridere.
Avrei voluto registrarla quella risata per sentirla sempre, continuamente e costantemente.
Era il suono dell'amore.
Finalmente arrivammo a destinazione e scendendo dalla sua automobile disse "Benvenuta nella mia umile dimora!"
Mi aveva portato a casa sua!
"È bellissima!"
La casa si trovava quasi in campagna, era circondata da un grande giardino dove erano piantati alberi e piante di vario genere. Il giardino era diviso da un sentiero fatto di un pavimento di pietra che portava dritto all'entrata della casa e che poi continuava circondandola.
"Oggi ti porto a far conoscere la mia famiglia!"
Spalancai gli occhi.
Mi aveva portato a casa sua e per di più c'era la sua famiglia!
Mi ripresi e sentii la gola e la bocca prosciugarsi.
Joshua rise e mi baciò.
"Sei la prima che porto a casa ufficialmente.", mi sussurrò all'orecchio mentre percorrevamo il sentiero.
Suonò il campanello e ad accoglierlo di presentò una signora dai capelli biondi e gli occhi di Joshua sulla sessantina d'anni, due bambini urlanti e un cagnolone che poi si dedicò ad annusarmi e ad aspettare carezze da parte mia.
Joshua sorrise e mi prese per mano trascinandomi nel salotto.
Mi disse che sua mamma parlava poco italiano ma lo capiva, mentre sua sorella era ai suoi livelli.
"Buongiorno a tutti.", dissi nel tono più cordiale e carino possibile che avevo.
"Ciao! Tu devi essere Giada! Ho sentito tantissimo parlare di te!", disse la sorella mentre si avvicinava a me sorridendo.
"Spero bene!", risposi sorridente.
"Benissimo!" e ricambiò il sorriso.
Sembrava simpatica. E sembrava che io gli stessi simpatica.
A differenza di ciò che secondo me pensava sua mamma che mi guardava sott'occhi e non proferiva parola.
Joshua richiamò la sua attenzione dicendole in italiano "Mamma, ti presento Giada."
Lei non rispose in italiano e si rivolse esclusivamente a Joshua che sembrò alterarsi.
Dalle scale scese Rajko senza maglietta e Joshua lo fulminò con lo sguardo.
Ero più impegnata e presa da vedere la sua reazione piuttosto che guardare gli addominali e i pettorali di un ragazzo. Ero messa davvero male.
Mi abbracciò per poco, evitando che Joshua si alzasse e gli desse un pugno in faccia, e si accomodò anche lui sul divano.
"Come mai qui?", chiese Rajko.
"Idea di tuo fratello!" e alzai gli occhi al cielo.
Forse non era stata una buona idea entrare dentro. Sua madre mi aveva evidentemente sulle ovaie e non ne capivo il motivo.
Si avvicinò sua sorella.
"Giada, Joshua, restate qui a pranzo?", disse con un tono che aveva l'intenzione di superare quello della madre che continuava a guardarmi in cagnesco.
"No, non possiamo.", disse Joshua in tono freddo e scostato.
Non aveva senso prendersela con lei.
La ragione di questo caos ero io e quindi, per questo motivo, volevo tornare il albergo.
"Tra un po' parto.", aggiunsi io sorridendo per rimediare il tono di Joshua.
Mi rivolsi a Rajko e gli chiesi se gentilmente poteva accompagnarmi in hotel.
Prima che potesse rispondermi, Joshua si intromise e disse "No, ti accompagno io!"
"No, resta con tua madre tu.", sussurrai.
"Col cazzo!", mi rispose.
Alzai lo sguardo e mi sentii tirare dal polso. Joshua era in piedi che mi aspettava per andare via. Mi alzai e invece di seguirlo all'esterno salutai tutti.
"Spero di rivederti presto!", disse sua sorella mentre mi abbracciava.
Dopo di che lo raggiunsi. Aveva una sigaretta tra le labbra perfette e una mano in tasca mentre faceva avanti e indietro nel vialetto.
Entrammo in auto silenziosi, poi iniziò a sfogarsi tra un tiro e un altro.
"Io non la capisco! Sei la prima ragazza che porto a casa e ciò significa che un motivo c'è!"
Aspirò.
"Che poi non hai nulla che non va! Non ti sei comportata neanche male e io l'avrei fatto al tuo posto!", continuò rivolgendomi uno sguardo veloce.
Ritornò in silenzio.
'Chissà cosa gli aveva detto sua madre?'
Gli stavo evidentemente antipatica, probabilmente pensava che non fossi adatta a suo figlio, che non fossi abbastanza per lui.
Probabilmente si aspettava una ragazza del Montenegro, alta, di età più grande, magra, con un lavoro stabile e pronta a sposarsi e a fare figli come se fossero biscotti.
E probabilmente aveva anche ragione.
Joshua mi distolse dai pensieri appoggiandomi una mano sulla coscia.
Gli rivolsi uno sguardo che lui ricambiò.
"Sei perfetta per me, non mi interessano gli altri.", mi rassicurò Joshua quasi sussurrando.
Gli sorrisi e lo baciai velocemente.
L'atmosfera del tragitto del ritorno cambiò grazie a quella frase infatti fummo in grado di parlare e conversare, alternando ovviamente il tutto con battute e risate.
Arrivammo all'hotel ed erano le 12 e mezza.
Una sola ora e 30 soli minuti.
Decidemmo di riposarci almeno un'oretta, stanchi di tutta la situazione che avevamo affrontato.
Così ci chiudemmo nella mia camera e mi addormentai tra le sue braccia.
Nello stesso modo in cui mi addormentai, ovvero con lui affianco, così mi svegliai, con lui che mi baciava e mi sussurrava all'orecchio di svegliarmi.
"Amore... Ehi, svegliati...."
Aprii gli occhi e fui catapultata nella realtà.
Erano le 13 e 30 e fortunatamente ero pronta, dovevo solo darmi una sciacquata veloce e indossare qualcosa di più comodo.
Mi piombai in bagno e dopo essermi sciacquata indossai un pantaloncino di jeans e la felpa che avevo rubato a Joshua.
"Ehi ma questa è mia!", esclamò.
"Era." e risi vedendo la sua faccia offesa.
"In effetti sta meglio a te.", disse abbracciandomi da dietro mentre mi sistemavo i capelli.
Alle 13 e 46 ero pronta così, dopo essermi assicurata di aver preso tutto, Joshua prese il trolley, io afferrai lo zaino e raggiungemmo il parcheggio dove si trovavano i miei genitori, i miei zii, Carmen e Rita.
"Giada, metti la valigia nel bagagliaio.", ordinò mio padre.
"No, l'accompagno io, se non è un problema.", intervenne Joshua.
"No, figurati. L'importante è che non la rapisci!", scherzò mia madre per alleggerire la tensione.
La situazione era imbarazzantissima, soprattutto tra me e Joshua.
Non avevamo mai affrontato il problema della partenza pensando sempre che fosse qualcosa di lontano e all'improvviso ci siamo ritrovati catapultati nella realtà.
Non avevamo neanche idea di come avremmo affrontato la nostra relazione, se saremmo rimasti insieme cercando di avere una relazione a distanza, o semplicemente se ci saremmo lasciati abbandonando e cancellando il ricordo di un'estate sconvolgente.
Non avevamo certezze, era tutto un dubbio, un' incredibile, immensa, enorme incognita.
Entrai nella sua automobile per l'ultima volta e ci dirigemmo senza fiatare al porto, con come unico conforto la sua mano appoggiata sulla mia coscia.
Una volta arrivati dovetti scendere dalla sua auto per poter effettuare l'imbarco.
Per fortuna però mi garantirono che avrei potuto passare le ultime ore prima della partenza effettiva della nave con lui.
Così gli rubai un bacio veloce e mi infilai nell'auto dei miei genitori, che dopo un po' di coda e svariati controlli, riuscì ad entrare nella nave.
Stavo realmente partendo. Non era un incubo.
Non appena sistemammo gli zaini e le borse nelle nostre rispettive cabine, scesi velocemente le scale per raggiungere Joshua che mi aspettava impaziente contro le transenne.
"Pensavo non scendessi più!", disse sospirando e chiudendo gli occhi.
"Dovevo salutarti per forza!"
Erano le 16 e 23. Solo pochi minuti e poi gli avrei detto addio. O magari solo un semplice arrivederci, a presto.
Mi cullai tra le sue braccia mentre lui mi baciava la guancia, mi annusava il collo, mi stringeva e mi dimostrava che non mi ero sbagliata e che non avrei mai dovuto pentirmi di nulla.
Tutto ciò che avevo fatto aveva senso e soprattutto era importante, per me, ma anche per lui.
"Sei la prima che mi ha fatto dimenticare la mia ex.
Sei la prima che ho portato a casa mia in assoluto.
Sei la prima ragazza che ho sverginato.
Sei la prima anche che mi ha fatto completamente uscire di testa."
Lo bloccai baciandolo e stringendogli il viso tra i palmi delle mani. Mi prese in braccio e legai le gambe intorno al suo bacino. Ci baciammo assaporandoci e stringendoci per colmare in anteprima il vuoto che ci avrebbe riempito entro poco tempo.
Restammo abbracciati tutto il tempo mentre gli occhi della gente che passava si intenerivano a guardarci. Era tutto surreale, stavo veramente partendo. Stavo lasciando il mio primo bacio, il mio primo ragazzo, il mio primo amore, il ragazzo della mia prima volta, il primo ragazzo con cui io abbia mai dormito, fatto colazione, pranzato, nuotato, fatto la doccia.
Stavo lasciando tutto lì.
Vedevo e sentivo il mio cuore frantumarsi lentamente ad ogni onda che infrangeva contro il molo e contro le pareti della nave.
Mi sentivo pian piano sempre più sensibile, indifesa, senza protezione.
Mi baciò per l'ultima volta lasciandomi un succhiotto enorme sul collo che speravo restasse il più possibile, e tra mille baci, rincorse, abbracci e sorrisi finti ci salutammo.
Mentre percorrevo le scale mi accasciai sui gradini e scoppiai in un pianto liberatorio.
'Perchè?'
Era l'unica domanda che mi girava nella mente.
Sarei corsa volentieri da lui per atterrare nelle sue braccia e scappare insieme ovunque ma sapevo che non era possibile.
Tutto ciò che dovevo fare era salire le scale e lasciare che la nave potesse partire.
E purtroppo, a malincuore, lasciai che tutto ciò accadesse.

La nave lentamente iniziò ad allontanarsi dal molo. Io mi trovavo sulla poppa del traghetto e sull'orlo del molo c'era Joshua.
Non parlavamo, tutto ciò che avremmo dovuto dirci, era già stato detto. Ci guardavamo solo negli occhi stringendoci da soli  per la mancanza.
La nave stava partendo e Joshua si fece scappare delle lacrime. Lui stava piangendo e io non potetti far altro che guardarlo affondare le mani nelle tasche dei pantaloni, chiudendo le spalle e guardando il basso mentre pian piano diventava sempre più piccolo.

"Addio, amore mio.", sussurrai nell'aria.

When you love someone.Where stories live. Discover now