Capitolo 2. "Si parte."

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11.08.2014

Avrei dovuto svegliarmi presto ma non ce la feci. Arrivarono le 10.30 comunque,  accidenti.

Per fortuna almeno la valigia l'avevo preparata, presi le ultime cose come shampoo, bagnoschiuma, phon e poi preparai il beauty-case con spazzolino, dentifricio, spazzola e trucchi ed chiusi l'altra piccola valigetta.

Tutto pronto.

Non mi restava che aspettare le 21.00 di stasera, momento in cui avremmo iniziato ad avviarci verso il porto per prendere la nave che ci avrebbe portato dall'altra parte della costa,  oltre il nostro orrizzonte.

Dopo di che saremmo andati a lasciare le valigie a Budva, nell'hotel e non so cosa avremmo dovuto fare.

Con noi sarebbero venuti anche i miei zii con le mie due cugine: Carmen e Rita. Ho un buon rapporto con loro,  hanno più o meno la mia età e spesso usciamo assieme. Però abbiamo dei caratteri totalmente differenti, la differenza si nota soprattutto tra me e Rita. Lei alta, magra, capelli lisci fino sopra al sedere, bellissima, e poi è estroversa, fa subito amicizia con i ragazzi, sa sempre come divertirsi mentre io...beh io sono io. Bassina, con un fisico non da modella, capelli ricci fino a sopra il sedere, guardabile al massimo, caratterialmente chiusa, timida, che non riesce a relazionarsi con nessuno -motivo per il quale non ho mai avuto un ragazzo-. L'unica cosa che disprezzo di loro è il fatto che siano così superficiali. Ma comunque, tutto sommato, mi trovo bene con loro.

Decisi di riordinare la cameretta e di iniziare a preparare anche la borsa con carica batterie vari e le sciocchezze da tenere a portata di mano, come fazzolettini, cuffiette e il mio libro preferito...

Tutto era pronto, tutto era pronto a partire tranne me e il mio entusiasmo. Parlai con le mie cugine ed erano convinte che in questa vacanza si sarebbero date alla pazza gioia, scopando ragazzi a destra e manca e facendo, in poche parole, le puttane. Secondo la mia idea io sarei restata sotto un albero a leggere per tutto il tempo, e poi avrei detto ai miei che ero andata a ballare e che avevo conosciuto un bordello di gente. Non sopporto quando mi dicono che non ho una vita sociale, che sto sempre a leggere e chiusa in casa, semplicemente ho delle idee diverse rispetto ai ragazzi di oggi. Io preferisco restare a casa a leggere un buon libro piuttosto che uscire e spettegolare su gente che non conosco o cercare di farsi notare da dei ragazzi che guardano solo i culi.

Preferisco restare nel mio nido, nel mio angolo ad osservare la vita favolosa degli altri. E detto così sembra anche brutto, ma è meglio così.

Erano ormai le 21 e 30 e ci stavamo imbarcando con l'auto di mio padre, non vedevo l'ora di mettermi a dormire. La nave è abbastanza grande, ci sono varie cabine ed è strapiena di automobili. Le nostre cabine si trovavano a metà ed avevano, per fortuna, le finestre così almeno avrei potuto vedere l'alba la mattina dopo. Io, Carmen e Rita esplorammo la nave e ci fermammo prima nel bar dove prendemmo una coca- ed approfittaronl per fare conoscenza con il barista- e dopo di che ci sedemmo sul ponte infreddolito a guardare il mare e la nostra città che pian piano si allontanava.

Verso le 22 e 30 loro rientrarono perchè avevano freddo e perchè per loro "il mare è sempre quello" - testuali parole - e mi lasciarono sola. Poco dopo si avvicinò un ragazzo e mi chiese se avevo da accendere, ma non fumando gli risposi di no, lui fece un cenno ma si sedette comunque.

"Si vede che sei diversa da loro."

Bel modo di iniziare una conversazione, facendomi sentire un alieno, un mostro.

"Sì, loro sono più belle di me... non c'è bisogno di farmelo notare."

"No no, non intendevo questo!"

Rise.

"Intendevo dire che si vede che loro sono più superficiali mentre tu sei rimasta un'ora a guardare il mare."

"...beh è rilassante."

Fu forse la mia prima conversazione da sola con un ragazzo e per questo avevo l'ansia e il batticuore, non riuscivo a guardarlo negli occhi quindi mi guardavo le scarpe o l'orrizzonte. Era un ragazzo abbastanza carino, non di quelli che si montano la testa e che si fanno selfie ovunque e con chiunque, almeno questa fu l'impressione che mi aveva dato.

"Lo penso anch'io.

Piacere Andrea."

"Piacere Giada."

"Sei con la tua famiglia?"

Okay... iniziava a farmi paura, seriamente.

"Sì sì, tu?"

"Anche."

Quel ragazzo che pensavo fosse un maniaco stupratore seriale si rivelò un ragazzo dolcissimo, rimanemmo fino alle due del mattino a parlare e a scherzare. Poi diventò troppo freddo restare fuori e andammo a dormire. Lui non aveva la cabina così mi accompagnò e poi ritornò sui divani, dove avrebbe dormito. Mi lasciò il suo numero ma non mi inviò nessun messaggio, non lo feci neanche io. Non so come funzionano queste cose.

Quando entrai nella cabina Rita e Carmen dormivano già, così mi addormentai velocemente.

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