Capitolo 16. "Dentro me."

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25.08.2014

I suoi baci e le sue carezze mi svegliarono. Mi trovavo ancora con la testa sul suo petto tutta intrappolata nelle sue braccia.
Avrei voluto dormire all'infinito solo per rimanere nelle sue braccia.
Aprii lentamente gli occhi.
"Oh piccolina, non volevo svegliarti."
"Buongiorno amore.", e mi sporsi per baciarlo.
Lui si avvicinò alle mie labbra e ci fu il primo bacio della giornata.
"A che ora partiamo?", mi informai.
"Non appena mi sveglio un po'."
Mi misi a cavalcioni su di lui e posizionai le labbra sul suo collo alternando baci e morsi.
"Mi stai svegliando troppo.", disse ridendo.
E io risi assieme a lui.
In effetti, avevo sentito gli effetti.
"Ora andiamo a fare colazione e poi torniamo a Budva."
E così facemmo, mettemmo in ordine coperta e sedili e partimmo.
Direzione: Mc Donald's.
Appena arrivati Joshua si mise in fila mentre io cercai un tavolo nella posizione migliore. E poco dopo lo trovai: un tavolino con i divanetti rossi proprio accanto alla finestra, al primo piano.
Lasciai giubbotti e borse varie al tavolo e mi recai da Joshua, ma all'ultimo secondo decisi di non raggiungerlo. Così mi appoggiai ad uno sgabello e mi misi a fissarlo.
Il cappellino con la visiera rivolta dietro gli nascondeva i capelli e l'orecchino, che amavo da morire.
La maglia a maniche lunghe tirava sulle spalle possenti e sulle braccia per poi cadere più morbida sui fianchi.
I pantaloni larghi della tuta invece nascondevano ogni suo muscolo ma mettevano in risalto il sedere tondo.
Ai piedi calzava delle Vans nere tutte sporche e macchiate che rendevano il piede più lungo di quanto già lo era.
Era spazientito dalla fila, probabilmente si annoiava poiché muoveva troppo le mani: se le passava tra i capelli, si aggiustava il cappellino, se le posava sui fianchi, le incrociava insieme alle braccia...
In più batteva il piede per terra, alternando il movimento con lo spostamento del peso da un piede all'altro.
Era perfetto lo stesso.
Mentre lo fissavo non mi resi conto che lui aveva ordinato e aveva un vassoio pieno di roba da mangiare tra le mani.
"Che fai? Mi fissi?", mi chiese ridendo.
Strizzai gli occhi e scuotetti leggermente la testa per poi rispondere.
"Sì, sei bello.", ammisi.
Mi baciò la fronte e salì le scale assieme a me per poi iniziare a mangiare una volta al tavolo.
Lui aveva ordinato un espresso e una donut al cioccolato per lui e il latte, una donut al cioccolato e dei pancakes per me.
"È troppo per me, non ce la faccio!", replicai.
"Ieri eri ubriaca e hai bisogno di rimetterti in forza."
"Dài, dividili con me questi.", continuai il lamento indicando i pancakes vittime della violenza della mia forchetta.
Addentò solo un morso poi il resto lo lasciò a me che dovetti finire il resto.
Non appena terminammo di mangiare ci dirigemmo nei bagni pubblici del Mc per darci una sciacquata veloce alla faccia, alle mani e un'aggiustatina ai capelli e, mano nella mano, raggiungemmo l'automobile parcheggiata.
"Pronta a partire?", chiese con timore che potessi ritornare sui miei passi.
"Mai stata più pronta!", e gli sorrisi come prova della mia sicurezza.
Mise in moto il motore e partimmo.
Nel frattempo accesi la radio ma non conoscevo nessuna canzone di quelle che trasmettevano così collegai il mio cellulare allo stereo.
"No, ma vai tranquilla, eh!", scherzò.
"Dài, fanno schifo queste canzoni!", risposi nello stesso tono.
Premetti play e partì la mia playlist di canzoni.
In pratica passai tutto il tragitto cantando mentre Joshua mi osservava ridendo e scuotendo la testa.
"Siamo arrivati, canterina.", annunciò non appena scorgemmo le luci di Budva in lontananza.
Abbassai il volume e mi fermai ad ammirare per l'ultima volta la città.
Sospirai e sentii i suoi occhi che cercavano di capire i miei sentimenti e le mie emozioni.
Poche ore e non l'avrei, probabilmente, più rivisto.
Entrammo nell'hotel e, dopo aver parcheggiato, mi prese per mano e mi sorrise mentre trascinava il trolley.
"Dormi con me stanotte?", lo guardai in attesa di una risposta.
Probabilmente rimase stupito dalla mia richiesta ma non volevo perdere neanche un secondo stando lontana da lui.
"Se me lo chiedi con questi occhi non riesco a dirti no.", e mi baciò la fronte.
Poi continuò "Però nella mia camera, nella tua ci sono Carmen e Rita."
"Ok, va bene."
Continuammo a parlare di tutto ma sempre evitando il fatidico argomento 'partenza'.
Il traghetto partiva alle 17 circa però avremmo lasciato l'hotel alle 14 per arrivare in tempo per l'imbarco.
Tutto questo però Joshua non lo sapeva.
"Sai che facciamo? Stasera organizziamo una serata in pizzeria e invitiamo tutte le persone che c'erano al tuo compleanno e poi vieni a dormire da me."
"L'ultima cena in pratica.", scherzai per alleviare la tensione.
"Esattamente. Che ne pensi?"
"Basta che non facciamo troppo tardi."
"Ti prometto che massimo le 2 sarai a letto, nel mio!", e mi abbagliò con il suo sorriso.
Perché semplicemente non potevo restare lì per sempre?
O perché non poteva trasferirsi lui con me in Italia?
Perché doveva essere sempre così complicata la mia vita?
Gli sorrisi ricambiando e decidemmo di lasciare la valigia nella mia camera e andare ad avvisare i miei del mio ritorno.
Bussai e mia madre aprì in men che non si dica.
"Giada! Che ci fai qui?"', poi sporse la testa dall'uscita della porta e salutò anche Joshua.
"Sono tornata prima, è venuto Joshua a prendermi."
Mi abbracciò come se non mi vedesse da una vita e continuò il suo interrogatorio.
"Come mai? È successo qualcosa?"
"Niente di particolare, semplicemente volevo tornare.", e rivolsi uno sguardo involontario a Joshua che ricambiò.
"Ah comunque ti ricordo che domani alle 14 partiamo! Quindi non fare tardi stasera!", disse puntandomi un dito contro.
"Così presto?", s'intromise Joshua in un sospiro.
Abbassai lo sguardo e salutai in fretta mia mamma promettendole che alle 9 sarei andata a dormire. Promessa che non avrei mai rispettato.
"Perché così presto?", iniziò una conversazione guardando il basso.
"Perché così siamo in orario per l'imbarco.", e scalciai un sassolino.
"A che ora parti?"
"Alle cinque di pomeriggio."
"Mh." e terminò la conversazione.
All'improvviso lo fermai e gli alzai il viso con l'indice.
Odiavo vederlo così, triste, pensieroso, amareggiato.
Non era il Joshua di cui ero totalmente pazza.
Mi sporsi sulle punte e lo baciai. Lui mi sollevò e mi tenne sui suoi fianchi appoggiando le mani sul mio sedere.
Con quel bacio capì che avevo bisogno di vederlo felice, allegro e giocherellone come sempre, perché se lo avessi visto soffrire sarebbe stato tutto più difficile, e soprattutto mi sarei pentita di tutto.
"Andiamo al mare o in piscina?", chiese.
"Piscina!"
Ritornammo nelle nostre camere per cambiarci e indossare il costume da bagno e ci dirigemmo in piscina.
Non appena posai le borse e mi spogliai, mi tuffai dal bordo piscina con un tuffo a bomba.
Lui scoppiò a ridere e mi raggiunse immediatamente però con un tuffo di quelli belli da professionisti.
Giocammo in acqua scivolando sugli scivoli, facendo la lotta, facendo tuffi e sguazzando come paperelle.
Poi ci sdraiammo sulle meravigliose sdraio che si trovavano a bordo piscina e prendemmo il sole.
Mi misi a pancia in giù e chiesi a Joshua di spalmarmi la crema.
"Mi spalmi la crema, per favore?"
"Va bene!", e sorrise.
Immediatamente provai ad immaginare a ciò a cui stava pensando dopo la mia domanda e mi resi conto che stavo arrossendo.
Si sedette tra le mie gambe, accovacciato, e iniziò a spalmarsi la crema sulle mani per poi adagiarle sulle mie spalle iniziando un leggero massaggio.
Chiusi immediatamente gli occhi al contatto della sua pelle con la mia e mi lasciai trasportare dalle emozioni.
Involontariamente mi uscirono dalla bocca dei leggeri gemiti, era davvero 'mani d'oro'.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò "Se ti faccio venire un' orgasmo con un massaggio, non oso immaginare con altro!"
Avvampai immediatamente spalancando gli occhi, e gli tirai uno schiaffo sul braccio.
Restammo in piscina per tutta la mattinata poi verso le 14, dopo aver pranzato, tornammo nella sua camera.
Appena entrammo la prima cosa che guardai fu il caos totale.
"È ancora un po' incasinata ma ti giuro che fino a stasera sistemo.", disse spostando magliette e mutande dal pavimento alla poltrona.
Mi sdraiai sul letto stanca e poco dopo mi raggiunse Joshua che si posò, non completamente, sul mio corpo.
Mi baciò il collo e pian piano infilò la sua mano calda sotto la mia maglietta bagnata dal costume.
"Ci facciamo la doccia insieme?", propose all' improvviso.
Non avevo mai visto un ragazzo nudo, cioè in realtà sì, mi era capitato mentre le mie amiche guardavano i video porno, ma non dal vivo.
Nè tantomeno un ragazzo mi aveva mai vista nuda.
Però di lui mi fidavo, sapevo che avrebbe sicuramente pensato che fossi bellissima e che non avessi neanche un difetto.
Però era anche vero che lo conoscevo da due settimane.
Si era appena scatenata una guerra nella mia testa.
I pro, analizzati nella mia testa mentre lui continuava a baciarmi in attesa di una risposta, superarono i contro così risposi "Sì" con una voce tremolante.
Immediatamente staccò le labbra dal mio collo, forse sorpreso.
Anzi sicuramente, tanto che mi chiese conferma "Davvero?"
Annuii e mi baciò ancora una volta sorridendo e azionò l'acqua calda.
Nel frattempo lo raggiunsi in bagno, probabilmente rossa più che mai.
Si sfilò la canotta dalla testa sorridendomi e continuando a fissarmi.
Io ero estasiata, sia dal suo sorriso e soprattutto dal suo fisico e dal suo desiderio di vedermi svestita.
Si avvicinò a baciarmi e lentamente mi sfilò la maglietta lanciandola sul pavimento del bagno, sulla sua.
Continuò a baciarmi la spalla e lo ringraziai in silenzio, almeno in quel modo mi sentivo meno in imbarazzo.
Mi sbottonai i pantaloncini che raggiunsero poco dopo anche loro il pavimento e lo vidi sorridere.
Poi spostò le mani dal mio fianco alla mia schiena e giocherellò con il laccetto del costume. Alla fine fui io a slacciarmelo.
Mancava la parte più importante, probabilmente quella più imbarazzante.
Per aiutarmi in questa impresa mi propose "Io mi giro e tu finisci di spogliarti, ok?"
Lo baciai e si girò.
Mi sfilai le mutandine del costume e gli diedi il permesso per girarsi.
Mi osservò per tanto tempo mentre tenevo gli occhi bassi e quasi pensai che stesse pensando che fossi orribile.
Ma successivamente eliminò tutti i miei pensieri negativi baciandomi e sussurrandomi "Sei meravigliosa.", tra un bacio e un altro.
Toccò al suo costume che raggiunse i suoi piedi mentre io cercavo di raccogliere un po' di autocontrollo per non fissarlo.
Era, Dio, era meraviglioso. Non bastavano le parole per descriverlo. I muscoli scolpiti delle spalle, possenti, forti, larghe, gli addominali contratti, le braccia possenti, per non parlare poi del resto.
Mi prese la mano e mi portò sotto il getto della doccia baciandomi e tenendomi stretta a lui.
Era strano, la situazione era stranissima.
Era strano sentirlo così vicino, così mio. Strano ma bellissimo. Avrei voluto sentirlo e sentirmi così sempre.
Mi accarezzò il fianco ormai bagnato e mi appoggiò alla parete della doccia fredda, tanto che mi vennero i brividi.
Mi baciò sulle labbra per poi scendere sul collo e infine sui seni.
Non avevo mai provato queste emozioni, però erano piacevoli.
Mi mordicchiò i capezzoli, mi baciò i seni e mi lasciò dei 'segni di appartenenza'.
Poi ritornò a baciarmi il collo, soprattutto sul mio punto debole: appena sotto l'orecchio.
I brividi si impossessarono ancora una volta della mia pelle e la mia bocca emanò gemiti involontari.
Pian piano spostò la sua mano dai miei seni sempre più giù fino a toccarmi il pube.
Staccò le labbra dalla mia pelle e mi guardò negli occhi.
Ero pronta?
La mia mente continuava a ripeterselo.
Avevo 17 anni ed ero innamorata di questo dannatissimo ragazzo quindi perchè no.
Il mio imbarazzo era palpabile infatti non gli risposi ma acconsentii baciandolo.
La sua mano si intrufolò nel mio sesso e pian piano iniziò a tastare vari punti che non facevano altro che farmi provare emozioni e sensazioni che non avevo mai provato.
Sentivo crescere qualcosa dentro di me, che partiva dal basso ventre e saliva, saliva.
All'improvviso sentii un'altra nuova sensazione, strana e un po' dolorante all'inizio, poi piacevole.
Una sensazione di pienezza e poi capii che mi aveva penetrato con uno o forse due dita.
Quella sensazione di crescita aumentò sempre di più fino a non riuscire più a controllarla.
Stavo avendo il mio primo orgasmo.
Mi tenni con le mani alle sue braccia mentre lui continuava a baciarmi la spalla e il collo.
Venni ansimando, tremando e sussurrandogli gemiti all'orecchio.
Restammo abbracciati qualche minuto mentre lui mi sussurrava parole dolci e mi baciava la guancia.
Gli effetti gli notai anche in lui, sentivo qualcosa di diverso che mi toccava la gamba. Poi mi resi conto. Aveva un'erezione.
Non sapevo come comportarmi, se afferrargli il pene o lasciarmi guidare.
Non avevo nessuna esperienza e non sapevo come muovermi.
Provai a prenderlo in mano ma lui si tirò indietro e mi disse "Non l'ho fatto per avere qualcosa in cambio!"
Così io non ricambiai il favore e iniziammo a docciarci sul serio.
Uscì prima lui dalla doccia e si infilò l'accappatoio.
Io, purtroppo, non avevo altri asciugamani o indumenti a disposizione così mi intrufolai tra le sue braccia che immediatamente mi circondarono con l'accappatoio.
Ci asciugammo e Joshua mi prestò alcuni suoi vestiti che erano meravigliosamente grandissimi.
Stanchi, ci sdraiammo sul suo letto e ci organizzammo per la serata.
Alle 22 circa tutti ci avrebbero raggiunto in centro e saremmo andati in una pizzeria.
Mentre Joshua ripeteva ancora e ancora il piano della serata, mi addormentai.
La sensazione che probabilmente mi sarebbe più mancata era averlo vicino, che andava dal sentirlo nudo appoggiato a me, ad un semplice abbraccio. Ciò che più amavo era sentirlo, mio, parlare, respirare, cantare, ridere e perfino urlarmi contro. Lo faceva perché ci teneva a me.
I suoi baci e i grattini sulla schiena mi svegliarono.
"Volevo lasciarti dormire ma hai circa 2 ore per prepararti."
Sorrisi ancora addormentata e lo tirai verso le mie labbra, dal collo.
Mi baciò socchiudendo gli occhi e disegnandomi dei cuoricini sulla schiena con le unghie.
"Che mi metto?", mi chiese tirandomi su dal letto.
Mi avvicinai all'armadio e scavai nell'enorme montagna di vestiti ammucchiati.
"Ho un'idea!", esclamai.
"Sarebbe?", disse posizionandosi dietro di me e circondandomi i fianchi con le sue braccia.
Sfilai una camicia nera a quadri bianchi e un pantalone nero strappato.
Mi girai verso i suoi occhi e lo guardai soddisfatta.
"Se piace a te, va bene!", e mi sorrise.
"Mettiti tutto quello che ti serve un uno zaino e andiamo in camera mia."
"Agli ordini!" e mi stampò un bacio sulle labbra.
Raggiungemmo la mia camera a passo veloce e aprii la porta con la mia chiave.
Dall'interno sentii urlare un "Sono nuda!"
"Va bene, sbrigati!", urlai di rimando ridendo.
Joshua non perse un secondo e mi imprigionò appoggiando le braccia al muro, accanto a dove aderiva la mia testa, e poggiandosi su di me.
Mi baciò il collo e mi fece un succhiotto.
"Qui non te lo avevo fatto.", si giustificò.
Risi e Rita venne ad aprire.
"Buonasera!"
Si catapultò su di me abbracciandomi e stringendomi, come se non mi vedesse da anni.
Ricambiai l'abbraccio ed entrai con Joshua che non staccava la sua mano dalla mia.
Anche Carmen si avvicinò verso di me e copiò ciò che aveva fatto la sorella pochi minuti prima.
"Dovete restare qui?", chiese Rita guardandoci.
"Sì, ci dobbiamo preparare per stasera. Voi ci siete?"
"Sì sì, è ovvio! La nostra ultima sera qui..."
Sospirai e poi, per fortuna, allontano i miei pensieri negativi con la sua voce strillante.
"Comunque noi stavamo andando via, vero Carmen?", guardò la sorella facendole l'occhiolino e infilando roba a caso in uno zainetto.
"Ma non dovevam..."
"Sì, stavamo andando via!", riprese il discorso Rita alzando la voce.
"Ah sì, già.", accordò la sorella.
In pochi secondi erano fuori.
Non appena chiusero la porta mi girai verso Joshua che ancora rideva.
"Ti sei reso conto anche tu che sono scappate perché volevano lasciarci soli o sono io pazza?"
"Me ne sono accorto anche io.", rise ancora.
Scossi la testa ripensando alla scena appena trascorsa e sorridendo ricordando la faccia improvvisata di Carmen.
"Comunque, che mi metto?"
Mi abbracciò di nuovo e mi sussurrò "Tanto tu sei sempre bellissima!"
Quanto era bello.
Lo amavo da morire.
"Questo lo dici tu, non gli altri."
"Che ti frega degli altri, basto io!" e mi baciò il lobo dell'orecchio.
Mi spostai, sapendo che se avessi continuato saremmo arrivati alle 2 di notte in centro e mi chinai verso la valigia.
Iniziai ad estrarre vestiti, gonne e pantaloni. Alla fine scelsi una camicia corta a quadri bordeaux scuro e nera e un pantaloncino a vita alta nero strappato e ai piedi un paio di scarpe sportive nero con il tacco.
"Io non oso immaginare stasera come farò."
"A fare cosa?", chiesi distrattamente mentre rinfilavo tutto ciò che avevo appena tirato fuori, nel trolley.
"A non saltarti addosso davanti a tutti.", disse con nonchalance.
Poi continuò la sua riflessione "Vabè tanto poi posso farlo stanotte.", e rise divertito dalla mia reazione, ovvero quella di arrossire e sorridere.
In realtà stavo immaginando ciò che davvero sarebbe potuto accadere, e ciò non mi sarebbe dispiaciuto.
"Scemo." dissi tirandogli uno scappellotto e mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe.
"Rendi tutto più difficile così."
"Dai, sembra che tu stia con me solo per attrazione fisica così."
Lui mi prese in braccio all'improvviso e si spostò dalla poltrona al letto, lanciandomi sul materasso.
Poi si sedette su di me e iniziò a farmi il solletico.
"Non dire mai più una cosa del genere!", continuava mentre agitava le dita da una parte all'altra del mio corpo.
"Lo pensi ancora?", disse mentre mi torturava.
"No, giuro!", urlai mentre mi contorcevo e ridevo come una pazza.
In realtà non lo avevo mai pensato.
Mi sentivo amata, apprezzata e desiderata dall'altra parte. Se non fosse stato così non sarebbe mai venuto a prendermi e non mi avrebbe mai sopportato così tanto. Non potevo e non ero un giocattolo estivo che poi ti scoccia e abbandoni.
Lui mi amava, o se non mi amava ancora, perlomeno iniziava ad innamorarsi di me.
Sgattaiolai via dal letto e mi rifugiai in bagno cominciando a prepararmi.
Era divertente prepararsi con lui, viverlo. Come se abitassimo e vivessimo insieme.
Lavarsi i denti insieme.
Farsi la doccia insieme.
Dormire insieme.
Mangiare insieme.
Guardare la televisione insieme.
Vestirsi insieme.
Amarsi.
Tutto era immensamente più bello. Anche i piccoli gesti, come lavarsi i denti, erano diventati stupendi, solo se fatti con lui.
Per fortuna alle 22 in punto eravamo pronti e per fortuna o per non so quale ringraziamento divino i nostri amici ci avvisarono che avrebbero fatto un po' più tardi quindi l'appuntamento si posticipò alle 22 e 30.
"Vieni a farti un selfie, bellezza!"
In realtà non ce ne facemmo solo uno: uno mentre ci baciavamo, uno mentre mi annusava il collo, uno davanti allo specchio, uno rubato mentre ridevamo, uno mentre aveva in braccio intorno al mio collo davanti allo specchio, uno mentre mi baciava la guancia.
Decisi di pubblicare quello mentre mi abbracciava davanti allo specchio e scrissi "When you love someone...".
Era sufficiente.
Io e lui sapevamo il significato.
Poco dopo fummo sommersi di complimenti e likes.
Ci dirigemmo mano nella mano in centro dove arrivarono subito dopo i nostri amici.
C'erano tutti gli invitati del mio compleanno, mancavano solo Andrea ed Anna.
Dopo esserci salutati più e più volte ci recammo insieme ridendo e giocando, in pizzeria.
Ci accomodammo al nostro tavolo prenotato e iniziammo la nostra serata d'addio.
Rita si sedette accanto a me e Carmen al suo fianco e, ovviamente come previsto, iniziarono a sommergermi di domande.
Gli annunciai che avremmo dormito insieme stanotte e sorrisero maliziosamente.
Un messaggio mi distrasse immediatamente. Joshua si sporse verso di me per spiare da chi fosse stato mandato.
Era Andrea.
Ed era un messaggio audio.
Mi appoggiai il cellulare all'orecchio e sentii la voce di Anna e Andrea che si scusavano se non erano potuti venire ma non avevano un passaggio e non c'erano mezzi pubblici per quell'orario.
Gli risposi dicendo di non preoccuparsi, e ringraziandoli ancora una volta per tutto ciò che avevano fatto per me.
Passammo una serata tranquilla tra amici, risate, chiacchiere e divertimento.
Alle 2 e mezza, finalmente, rincasammo nella sua camera disordinata come sempre.
"Non ho avuto tempo di riordinare..."
"Va benissimo così."
Amavo anche il suo disordine.
Mi baciò abbracciandomi e piazzando le mani sul mio sedere.
"E comunque questi pantaloncini sono troppo corti, ti si vede quasi il culo."
"Tanto solo tu puoi toccarmelo, quindi."
Mi strinse le mani sul sedere e sorrise.
"Sei e sarai sempre mia."
"Sempre e solo tua. E tu mio."
"Sempre."
Ci baciammo spostandoci verso il letto sempre abbracciati e legati.
Gli passai le mani tra i capelli mentre scendeva con le labbra sulle clavicole e e sul collo.
Iniziai a sbottonargli la camicia dal basso mentre lui continuava a baciarmi e a sorridere.
Lui fece lo stesso con me e in breve tempo ero in reggiseno e pantaloncini, sotto di lui.
"Sei bellissima, sei infinitamente bellissima."
Mi slacciai il reggiseno, baciandolo mentre mi percorreva con le dita la schiena provocandomi i brividi.
"Sei il primo.", dissi in un sussurro.
"Il primo cosa?", chiese lui mentre continuava a torturarmi il collo.
"Il primo bacio, il primo amore, la prima volta."
Mi sorrise e mi chiese "Hai paura?" guardandomi fisso negli occhi.
"Un po' però mi fido di te."
Continuò a baciarmi e mordicchiarmi il collo, l'orecchio e le clavicole.
E apparentemente sembrava che non volesse più rispondermi. Poi nel silenzio più totale mi rispose "Anche io ho paura."
"Di cosa? Tu lo hai già fatto mille volte..."
"Non l'ho mai fatto con una ragazza vergine. Sei la mia prima volta."
Può sembrare strano o senza senso ma ne fui contenta. Anche io ero una sua prima volta, forse meno importante rispetto a ciò che era lui per me, ma ero pur sempre una sua prima volta.
Sorrisi e tirai il suo volto verso il mio e non esitai a stampare le mie labbra sulle sue.
Mi tirai via i pantaloncini e lui sorridendo e apprezzando il mio gesto, si abbassò i pantaloni e assieme i boxer.
Eravamo entrambi praticamente nudi.
Si dedicò di nuovo al mio collo con l'unica differenza che pian piano si dirigeva verso il basso.
Il petto. I seni. I capezzoli. L'addome. Il basso ventre.
Poi si bloccò e mi guardò sorridendo.
"Carine.", scherzò pizzicandomi l'elastico.
Slip più improbabili e orribili non potevo indossare per la prima volta.
E che cazzo.
Erano slip neri a pois bianchi con una scimmia sul di dietro.
Mannaggia a me.
"Ti amo anche per questo." disse ridendo mentre io mi coprivo il volto con le mani. Ritornò sul mio viso baciandomi le mani e spostandomele.
"Ti amo e sei bellissima!"
Poi riprese i suoi passi e mi sfilò lentamente gli slip per timore che potessi cambiare idea.
Ma il pensiero non mi sfiorava minimamente.
Ero sicura, volevo che lui fosse la mia prima volta, non aspettavo nessun altro.
Allo stesso modo, infilò piano la testa fra le mie gambe iniziando a leccare e succhiare. Era una sensazione piacevolissima, forse meglio di quella provata nella doccia.
Ogni volta con lui era sempre meglio.
Poi aumentò il ritmo pizzicandomi ogni tanto il clitoride con i denti o tenendolo fra le labbra.
Mentre continuava a leccare, mi sentii di nuovo piena e compresi che mi aveva nuovamente penetrato con le dita.
Era ancora meglio.
Ebbi il mio secondo orgasmo e allora arrivò il fatidico momento.
"Sei sicura?"
Lo baciai perché ovviamente mi sentivo in imbarazzo.
"No, voglio sentirtelo dire. Sei sicura di fare l'amore per la prima volta con me?"
"Sicurissima."
"Non voglio che tu debba sentirti costretta, possiamo anche non farlo."
"Io voglio farlo!"
E così sfilò il profilattico dall'astuccio e se lo srotolò sul pene.
Si riaccucciò su di me e mi baciò le labbra mordendomi il labbro inferiore.
"Se ti faccio male dimmelo e mi blocco."
Annuii.
"Giuramelo, ho troppa paura di farti male."
"Te lo giuro."
In realtà il dolore lo sentii eccome ma non gli dissi niente perché non volevo che si fermasse. Volevo sentirlo mio, nel modo più assoluto. E anche se in un modo dolorante e fastidioso, amavo sentirlo.
Pian piano il male si trasformò in una sensazione piacevole e provai l'apice del piacere.
Mentre lo sentivo muoversi e spingere mi sentii anche bagnare il petto.
Gli girai il viso verso i miei occhi e vidi quei due oceani piangere. Un uomo forte, possente, bellissimo, muscoloso, attraente, sgretolarsi pian piano.
Mi baciò mentre continuava a piangere e capii immediatamente il motivo.
Era un addio, non ci saremmo probabilmente più rivisti e lui se ne stava rendendo conto adesso.
Avevamo accantonato la tristezza, l'argomento 'Ritorno in Italia', il dolore, la futura mancanza. Ed era tornato tutto insieme nel momento più intimo.
Mi sussurrò "Ti amo." tra i singhiozzi.
E sentii dentro di me due emozioni contrastanti: il piacere che stavo provando nell'atto, ma anche il dolore di doverlo lasciare.
"Ti sto rovinando la prima volta.", mi sussurrò all'orecchio non appena smise di piangere.
"È tutto perfetto invece."
Il terzo orgasmo mi sorprese non appena aumentò il ritmo.
Ero stanca, mi sentivo in pace con me stessa. Era una sensazione bellissima.
Mi resi conto però che lui non era venuto così mi avvicinai al suo pene in erezione e gli srotolai il preservativo.
"Faccio io, non serve."
"No."
Lo afferrai e, con lui che mi guidava, gli feci probabilmente il mio primo pompino.
Mi sentivo appagata anche se non stavo provando piacere diretto, ma vederlo socchiudere gli occhi, sospirare e mordersi il labbro per il piacere, era più appagante di tutto il resto.
Al culmine si allontanò dalla mia bocca e venne.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione.
"Mia per sempre."
Stanchi e sudaticci ci addormentammo abbracciati mentre mi faceva rilassare con i grattini sulla schiena.

When you love someone.Where stories live. Discover now