Capitolo 13. "Ho ragione io."

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22.08.2014

Mi svegliai quando ormai il sole era alto nel cielo.
Aprii gli occhi lentamente e ripassai la serata in mente. Mi trovavo in una tenda da campeggio, sdraiata su un materasso ad acqua ma al mio fianco, al posto di Joshua c'era  un bigliettino ed una margherita bianca.
Non sbagliava mai.
Sapeva sempre perfettamente cosa avrei preferito, cosa era di mio gradimento e non stonava mai.
Presi il biglietto fra le dita e stropicciandomi gli occhi lo aprii.
Buongiorno principessa. Sono andato a prendere la colazione al bar, aspettami e non ti muovere.
Ti amo.

Feci come disse. Mi levai la felpa perchè sentivo caldo e rimasi con la mia t-shirt.
Presi il cellulare tra le mani e iniziai a rispondere ai vari messaggi.
Joshua entrò di soprassalto e posando la busta con la colazione e i due bicchieri, si gettò su di me facendomi il solletico e dandomi tanti baci sul collo.
Ridevo e provavo brividi contemporaneamente. È incredibile quel ragazzo.
"Ti prego, basta.", supplicai tra le risate.
"Solo se mi dai un bacio."
Per me problemi non ce n'erano, anzi non vedevo l'ora di baciarlo.
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai con decisione. Più passava il tempo e più mi aprivo con lui.
Ripensai brevemente a quanti passi da gigante avevo fatto. Ero passata da non uscire con un ragazzo a dormirci insieme.
Forse il merito però era tutto di Joshua, era il suo modo di fare sincero e spontaneo che mi metteva a mio agio e non mi faceva venire paure e timori stupidi.
Io con lui ero me stessa e il solo pensiero che tra pochi giorni lo avrei lasciato mi rattristava, tanto che delle lacrime mi uscirono dagli occhi.
"Oh dio, ti ho fatto male? Non volevo, scusami."
Si allontanò subito e prese ad asciugarmi le lacrime con i suoi pollicioni.
"No, non hai fatto niente tu." e tirai su con il naso.
"E cosa c'è allora?"
"Io...io non voglio lasciarti."
A quelle parole mi prese e mi abbracciò forte stringendomi le braccia sulla schiena e baciandomi la testa mentre io singhiozzavo.
"Shh, non piangere."
Ma era impossibile. Avevo trovato il mio principe azzurro, il mio ragazzo perfetto ma dovevo lasciarlo andare tra solo quattro giorni.
"Hey, ascoltami." e mi prese il viso tra le mani.
Lo guardai negli occhi e lo ascoltai.
"Non farti questi problemi inutili, mancano ancora quattro giorni che non sono pochi. Poi dopo quei quattro giorni vedremo come fare."
Quel 'come fare' che non era un 'cosa fare' mi mise speranza. Forse avremmo potuto restare insieme, anche se con difficoltà, e non lasciarci. O forse era solo una parola detta male al posto di un'altra.
Purtroppo però erano dubbi che solo il tempo avrebbe potuto togliermi, nè io e nè lui avevamo le risposte certe. Ed era un tormento.
Cacciai quei pensieri dalla testa e gli mostrai un sorriso falso.
"Facciamo colazione?"
Annuii con la testa e mi sedetti a gambe incrociate asciugandomi le guance rigate dalle lacrime con i palmi delle mani.
Lui si affrettò a prendere la busta e i bicchieri.
"Questo è il cornetto alla nutella e qua sta il succo alla pesca... Il latte non c'era."
"È il mio succo preferito!"
Mangiammo ridendo e scherzando, sporcandoci con la nutella qua e là ma la mia testa era ancora invasa da tanti, troppi dubbi.
Perchè la mia vita era così difficile?
Finimmo di mangiare e iniziammo a smontare la nostra capanna dell'amore. Quando terminammo, Joshua caricò tutto ciò che aveva portato in macchina e insieme raggiungemmo il villaggio.
Parcheggiò e decisi di andarmi a fare una doccia, ne avevo bisogno, avevo la sabbia dappertutto.
Raggiungemmo la mia camera ed entrai.
Carmen e Rita non c'erano, probabilmente non avevano passato lì la notte perchè il letto non era disfatto. Serata focosa per loro.
"Vado a farmi una doccia veloce."
Mi infilai in bagno e mi docciai. Quando ebbi finito di asciugarmi, uscii dal bagno e Joshua era sdraiato sul letto che guardava un film.
"Questo dobbiamo vederlo per forza!"
Si trattava di un film horror, uno di quelli che piacciono anche a me così ci accoccolammo sul letto e riprendemmo insieme la visione del film.
Io ero sdraiata sulle sue cosce e lui era appoggiato alla spalliera del letto con lo sguardo fisso sul lo schermo della televisione.
Io invece, nonostante fosse un film interessante, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Quando si concentrava socchiudeva gli occhi e assumeva un'espressione seria.
Gli occhi azzurri socchiusi, la bocca serrata e seria, le rughe che si creavano tra le sopracciglia e ai lati degli occhi, le occhiaie. Tutto di lui era così dannatamente perfetto.
Ogni tanto mi sorprendeva mentre l' osservavo e mi rivolgeva un sorriso smagliante.
Lui nel frattempo mi accarezzava i capelli facendomi rilassare. Era così bello.
Avrei voluto che quel film durasse per sempre in modo tale da poterlo guardare e sentire il suo tocco all'infinito, invece terminò anche quello dopo solo 2 ore.
"È bellissimo 'sto film."
"Io non l'ho visto proprio" e risi.
"Me ne sono accorto, hai passato due ore a fissarmi."
"Non è colpa mia se sei bello."
Mi baciò a stampo e propose di ascoltare un po' di musica, nessuno dei due voleva uscire.
Presi il cellulare e sfilai gli auricolari dalla tasca della borsa.
Posi uno a lui e selezionai una canzone.
'One' di Ed Sheeran.
Io iniziai a cantare mentre lui si concentrava sulle parole per capirne il significato.
"È bellissima questa canzone!"
"Lo so, è una delle mie preferite."
Mi emozionai quando mi cantò il ritornello della canzone fissandomi negli occhi.
Io con gli occhi lucidi? Una visione che capita solo una volta nella vita.
Non sono mai stata una che piange sempre, anzi piangere mi innervosisce perchè è come se dimostrassi agli altri le mie debolezze e i miei punti deboli. Preferisco mostrare il mio lato diffidente, strafottente, menefreghista, acido, quasi cattivo.
Ma con lui ormai avevo superato ogni limite.
Mi prese il viso tra le mani e continuando a fissarmi negli occhi mi baciò a stampo. Io lo prolungai e finimmo per staccarci solo per riprendere fiato.
Ero così dannatamente strana con lui.
"Devo cantare più spesso se queste sono le conseguenze.", disse ridendo.
Aveva una risata contagiosa così contribuii anche io.
Mi alzai e mi posizionai tra le sue gambe in attesa di coccole. Mi baciò prima la guancia, poi scese pian piano baciandomi il collo.
Intanto io avevo chiuso gli occhi lasciandomi cullare dai suoi baci.
Aprii gli occhi di scatto per colpa di un morso che mi aveva lasciato sulla spalla.
"Ahia!"
"Ho fame!", disse guardandomi negli occhi e lasciandomi un altro morso.
"Ho davvero fame, mangiamo? "
Pranzammo al solito ristorante e dopo aver finito, uscimmo. Io avanti e Joshua dietro.
Mi girai per aspettarlo ma si era fermato con una ragazza vestita in un modo alquanto provocante per andare a mangiare in un ristorante. Ma anche per andare a ballare, pensandoci.
Notai come lei lo guardava e come lui rispondeva ai suoi sguardi sorridendo come un coglione.
Sentii il sangue salirmi fino al cervello e strinsi i pugni per controllare il mio istinto omicida.
Rimasi ad osservarli per almeno cinque minuti, poi decisi di andarmene, non avrei aspettato un secondo di più.
Nè un cenno, nè uno sguardo verso di me. Nulla. Ero scomparsa improvvisamente.
Se questo era l'amore, mi faceva veramente schifo.
Corsi stringendo i pugni verso la mia camera e sbattendo la porta iniziai a rifare la valigia per non pensare a lui e alle sue stronzate.
Vaffanculo lui.
Vaffanculo i suoi modi di fare.
Rientrarono Carmen e Rita che guardandomi disse ridendo "Tu parti prima?".
"Magari fosse possibile, magari."
Dal mio tono glaciale si resero conto che c'era qualcosa che non andava così si sedettero sul letto dove era appoggiata la mia valigia e iniziarono a cercare di farmi uscire più parole possibili che non fossero 'Vaffanculo' e 'Coglione'.
"Perchè avete litigato?", disse Carmen.
"Non abbiamo litigato, l'ho lasciato."
"E perchè?", continuò Rita sbigottita.
"Perchè è un coglione. Anzi, passami il cellulare che glielo dico."
"No. Te ne penti dopo.", proseguì Rita acchiappando il cellulare appoggiato sul letto.
"Rita finiscila tu e i tuoi giochini del cazzo. Passami il cellulare altrimenti glielo vado a dire in faccia."
"Sarebbe meglio.", intervenne Carmen.
Non facevano altro che farmi aumentare il nervoso e la rabbia.
Vaffanculo pure loro.
"Rita, smettila! Dammi quel cazzo di cellulare!", urlai.
"Okay, come vuoi. Ma non dire che noi non tu avevamo avvisato."
Presi con rabbia il cellulare e pronunciando parole che probabilmente solo io capivo, inviai un messaggio al ragazzo più coglione su tutta la faccia della Terra.
Digitai le parole che avevo pronunciato di più in quella cazzo di giornata che in tutta la mia vita, e di persone affanculo ne avevo mandate tante nella vita,"Vaffanculo coglione."
Lanciai il telefono da qualche parte nella stanza e continuai a infilare magliette, pantaloncini e vestiti nella valigia, sbattendo anche quelli.
La valigia alla fine non la finii, anzi era tutta da rifare.
Mi sdraiai sul letto, chiusi gli occhi e cercai di calmare la calma mentre Carmen mi accarezzava i capelli e Rita mi abbracciava.
Il telefono continuava a squillare ma non avevo nè la forza, nè la voglia di prenderlo e ascoltarlo.
Sapevo che se avessi risposto, lui si sarebbe precipitato qui e mi avrebbe sicuramente convinto che ero io che avevo frainteso, che avevo pensato male come sempre.
Come sempre.
Passai il resto della giornata sdraiata nel letto con i vestiti tutti stropicciati, il trucco tutto sciolto e i capelli arruffati.
Non volevo parlare, nè vedere nessuno.
Era come pensavo, non avevo sbagliato anche questa volta. E non mi sarei fatta convincere.

Volevo solo avvisarvi che la fine è vicina, non quella del mondo, la mia... Quella della storia, cioè non vicinissima ma quasi. Che ne dite? Faranno pace Joshua e Giada? •

When you love someone.Where stories live. Discover now