Capitolo 1️⃣7️⃣

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Mio padre entra finalmente in casa e prima guarda me, poi Namjoon.
Il suo sguardo si alterna tra noi due, poi si strofina gli occhi e striscia i piedi sul pavimento del salotto, mentre mi fa segno con la mano di seguirlo.

Ci mettiamo all'entrata della mia stanza, alla fine del corridoio, e subito una sua mano raggiunge la mia spalla. Dalle sue labbra circondate dalla barba appena rasata esce un sospiro pesante e stanco.
«Non l'avete fatto nel letto mio e di tua madre, vero
Vengo improvvisamente colta da un colpo di tosse, al quale mio padre reagisce colpendomi la schiena con i suoi guanti da sci.
Mia madre, intanto, spunta dal soggiorno e ci guarda in modo ossessivo, insistente, aspettandosi una spiegazione, mentre il suo piede picchietta rapidamente sul pavimento.
Mi giro verso mio padre, decisa a spiegargli che io ed il coreano non abbiamo fatto proprio niente.

Quasi.

«Non abbiamo fatto niente da nessuna parte.» sibilo a denti stretti, dandogli poi le spalle e dirigendomi, di nuovo, nel soggiorno.

Namjoon è in piedi al centro della stanza e tiene la testa bassa. Lo raggiungo e mi metto al suo fianco, mentre con la mano sfioro la sua.
«È tutto okay.» sussurro, piegando la testa nel suo raggio visivo.

«Mamma, papà.» indico con la testa il coreano, nella stanza accanto, ignaro del fatto che stia parlando di lui. «Lui è Namjoon, viene dal Corea.»
«Oh, Signore.»
«Mamma...»
«Ma in Corea non c'è mica la dittatura?» dice mio padre, distratto a fare qualcos'altro.
«No... Papà. In ogni caso, quella è la Corea del Nord, lui è sud coreano.»
Mia madre sbatte una mano sul tavolo, riportando tutta l'attenzione su di lei.
«Ma quanti anni ha? Non ti vergogni ad andare con quelli più giovani di te?! Non ha nemmeno la barba!»
Mio padre reagisce accarezzandosi il mento.
«In realtà abbiamo la stessa età.» preciso.
«Ah, ho trovato gli occhiali.»
Lo guardiamo per qualche secondo, mentre si posiziona le lenti sul ponte del naso e abitua gli occhi a vedere meglio.
Entrambe non siamo in grado di parlare o aggiungere altro, troppo turbate dalla situazione, anche se per motivi diversi.

Namjoon è seduto sul divano e sta usando il telefono, del tutto inconsapevole dell'argomento della nostra discussione. Fortunatamente, penso, non capisce la nostra lingua.
Mi fermo a guardarlo, con la mano appoggiata sotto al mento, incantata dal ciuffo di capelli che gli cade sulla fronte e dal profilo della sua schiena, con le cunette formate dai muscoli appena accennati.

«Certo che sembra davvero un ragazzino.»

Accompagno entrambi i miei genitori all'ingresso, sfinita dalla discussione e con i nervi a fior di pelle.
Ora come ora, mi sento come se potessi frantumare una parete con un solo pugno.

«Excuse me, sir.»
Mi giro verso la figura del coreano, leggermente dietro di me, e gli lancio uno sguardo assassino.

Vuoi morire, per caso?

Mio padre, che qualcosa di inglese lo capisce, si gira verso di lui e gli sorride con calma e gentilezza.
«Yes?» chiede, in modo pacato.
Namjoon gli consegna un foglio scritto a mano con una calligrafia un po' confusa, forse causata dalla fretta.
L'asiatico fa un inchino profondo e aspetta una possibile reazione da parte dell'ahjussi che tiene in mano il pezzo di carta.
Papà sorride mentre legge le prime righe, poi si ferma e sospira. Il sorriso è ancora presente sul suo viso.
«È la vostra vita, non la mia o quella della mamma, siete liberi di vivere secondo i vostri criteri.»
Lo abbraccio velocemente, ricevendo della pacche sulla schiena. Mia madre, accanto a noi, rimane quasi a bocca aperta in procinto di dire qualcosa. Percepisco nel suo volto, però, la paura di affrontare la decisione di papà.
«Ma...»
«Mi fido di lei.»
«Grazie, papà.»
Un attimo di silenzio.
«Spero di potermi fidare anche di lui, in futuro.»
Una sua mano si poggia sulla spalla di Namjoon per dargli fiducia e conforto, nonostante quest'ultimo non stia capendo molto.

Mentre escono di casa, con due paia di occhi a guardare le loro schiene, sento mia madre bisbigliare nel tono più alto possibile.
«Ma quello non è mica uno dei BTS? Quelli famosi?!»

Namjoon mi guarda, la porta si chiude ed io annuisco, come a fargli capire che va tutto bene.
Poi, all'improvviso, mi ritrovo intrappolata tra il muro e il suo corpo agitato.
Davanti a me, la stoffa chiara della maglietta e il profumo del mio bagnoschiuma.

«Dovremmo festeggiare?»
«Pervertito

                   

Hey!
Non è granché come capitolo, ma è essenziale per rendere la storia sensata :)))
Spero vi sia piaciuto, dal prossimo succederanno più cose interessanti, lo prometto.

Alla prossima, grazie per aver letto! xx

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora