Capitolo Due.

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Trascino le gambe per il pavimento lucido, lucidissimo, del 7-Eleven quasi sotto casa mia. Sabato infernale, come già mi sarei aspettata da una giornata di sole.
Una bambina, correndo, mi viene addosso e per poco non faccio cadere l'onigiri economico che tengo in mano.
Sento già nella mia testa rimbombare una voce grottesca: "Omae wa mou shindeiru!"
Respiro, la madre si scusa con me e mi offre gentilmente l'ultima confezione di mele in offerta. Rifiuto, con altrettanta gentilezza, e mi avvio alla cassa. Anche se in offerta, trecento yen per quattro mele non li spendo.

«Sono a casa!»
Chiudo la porta e mi sfilo svogliatamente le scarpe, buttandole chissà dove sulla superficie del genkan.
«Domani andrò ad un appuntamento al buio! He seems so interesting
«Mi sono dimenticata di comprare il latte.»
«I really need new clothes. I need to go shopping as soon as possibile
«Però ho preso i cereali. Lol.»
Sistemo la spesa in cucina e mi dedico giusto quei dieci minuti alla pulizia della casa, quel minimo per non farla sembrare una catapecchia decadente che è già tanto se ha l'acqua calda.
Il portatile della mia coinquilina è ancora acceso, nella mia stanza. A questo punto o ha una batteria illimitata, o qualcuno in questa casa sta diventando fastidioso. E per ora siamo solo io e lei a vivere qui.
«Ricevuto qualche notifica?» mi guarda angelicamente, con quelle treccine ambrate da ragazza di campagna e con quel sorrisino che ho già visto quella volta che ha "accidentalmente" rotto il termostato dopo aver discusso per quattordici ore filate con il suo ragazzo.
Distolgo subito lo sguardo dallo schermo per rivolgerlo altrove.
«È sempre stata lì quella macchia sul soffitto?»

Se c'è una cosa che odio più delle persone, è il sabato. O almeno, ho iniziato a odiarlo da quando mi sono trasferita qui a Tokyo e le mie giornate si sono riempite di tristezza e solitudine. Non ho molti amici, se non i colleghi di lavoro, e Fusako mi odia, quindi non uscirebbe con me neanche sotto tortura.
Inconsciamente afferro il portatile, ancora ricoperto di chicchi di riso, e clicco sulla notifica che ormai minaccia la mia mente da tutta la mattina.
"BPPRM ti ha inviato un messaggio!"
«Cos'è? La sua password del Wi-Fi?»
Accetto di vedere il suo messaggio, nonostante il nome non sia uno dei migliori.

"Ciao, Focaccia, che strano nome!"

Rispondo subito, tralasciando che il povero cristo dall'altra parte sta aspettando da almeno dodici ore.

"Sono italiana."

Sono sicura che dopo questa risposta si dedicherà ad un'altra persona, decisamente.
Anche qui in Giappone nessuno sembra essere interessato a stare insieme, seriamente, con una straniera, quindi ho già perso le speranze.
Il suono di una campanella mi fa sobbalzare, facendomi cadere dalla sedia e scaraventandomi sul tatami.

"Sì, l'ho letto sulla tua descrizione. Io sono sudcoreano, comunque ;)"

Nella mia testa ondeggia già la sigla a cui chiunque potrebbe pensare sentendo semplicemente "Corea".

"Come PSY."

Sembra che questo tizio non abbia niente da fare, le sue risposte sono immediate.

"Come i BTS. Li conosci?"

«Certo che li conosco! Per chi mi hai preso? Non ho ancora superato la mia cotta per Yoongi, comunque.» mi regalo un facepalm e torno a digitare.

"Sì, li seguo ogni tanto. In quanto a coreografia, però, sono più semplici i balletti di PSY."

"Lol, quel vecchio non sarebbe capace di ballare una canzone come Anpanman neanche se lo dopassero."

Sono scioccata, davvero, dalla sfacciataggine del ragazzo con cui sto parlando. Mentre penso ad una possibile risposta che lo faccia sparire dalla circolazione, mi intrufolo nel suo profilo per sapere qualcosa in più su di lui.
«Uomo, ventisette anni, sudcoreano, gli piace ballare, cantare e navigare in internet. Tipo di donna ideale: con un cervello sexy.»
Aggrotto istintivamente le sopracciglia, mentre la mia mente crea la figura di un cervello in bikini.

"Che vuol dire avere un cervello sexy?"

"È come quando sei attratto da una persona fisicamente e vorresti toccare quel corpo ovunque. Solo che in questo caso vorresti solo vedere fino a che limite può sorprenderti l'abilità mentale dell'altra persona."

Decido di non rispondere. Spengo il portatile e mi sdraio sul pavimento. Mi sento confusa da quest'ultima risposta, vorrei solo che Sophia non avesse mai creato il mio profilo su quel sito.

Blind Date // Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora