nine

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Il giorno seguente, Jimin si svegliò nello stesso letto di quella casa nel centro di Busan, destato dal rumore del traffico mattutino.
Sollevò piano le palpebre, per poi stiracchiarsi e far scrocchiare il collo, passandosi una mano tra la massa di capelli grigi spettinati.
Distese il braccio lungo il fianco e lo allungò, immaginandosi di trovare la figura di Yoongi distesa accanto a lui. Quello che tastò, invece, fu solo il copriletto bianco e leggermente spiegazzato, ma non il corpo del suo hyung.
Sorpreso, si mise seduto e incrociò le gambe, osservando lo spazio vuoto di letto al suo lato.
Notò uno strano foglietto poggiato sul cuscino, così, spinto dalla curiosità, lo afferrò e si pulì gli occhi ancora appiccicaticci per leggerlo.
Le parole erano scritte con una grafia calcata e abbastanza disordinata, ma non ci fece troppo caso, cominciando a dare un'occhiata al suo contenuto.

L'ho fatto, ho liberato un virus letale durante la notte, siamo tutti morti! Sei l'ultimo uomo sulla terra. Mi raccomando, tratta bene il bagno di Kim Jongun!

Jimin fece un sorriso spontaneo, meravigliandosi di quanto creativo ed allo stesso dolce fosse il corvino. Spostò le lenzuola dalle sue gambe e fece scivolare le gambe sulle coperte. Osservando la stanza, notò un secondo foglio, poggiato sulla lampada che si trovava sul comodino accanto al letto.
Il pezzo di carta era legato all'oggetto con un filo di lana di un colore rosso scuro.
Jimin si sporse e lo girò per capire cosa vi fosse scritto. Questa volta al di sopra del foglietto vi era stata incisa una sola e banale parola: Seguimi.

Il giovane dai capelli grigi si morse l'interno della guancia e sfiorò il filo rosso, seguendolo con lo sguardo. Notò che era stato legato allo stipite della porta, quindi si alzò per continuare a vedere il suo percorso.
Camminò fino ad uscire dalla stanza e potè costatare che era stato steso anche nel corridoio, legato ad una colonna posta nel centro del salotto. Riprese a seguirlo, toccandolo delicatamente e sorridendo, imbarazzato dal fatto che qualcuno avesse fatto tutto questo solo per lui.
Il filo rosso girò nuovamente, entrando dalla porta della cucina. Era stato stretto alla mensola per poi giungere ad un macinino.
Sopra all'oggetto vi era un ulteriore foglietto, che recitava la parola Macinami.

La via svoltava a sinistra, portando alla caffettiera, al frigo, per infine giungere al tavolo.
Era stato stretto al manico di una tazza, contenente del caffè, ed in parte erano poggiati dei pasticcini e l'ultimo foglietto.
Jimin lo prese ed iniziò a leggere quel messaggio finale.

Serviti pure. Ho dovuto unirmi ai miei genitori a Daegu. Non ti ho svegliato perché dormivi così tranquillamente~
P.s.: Marysol arriva alle 3. Per favore, cerca di evitarla.

Mentre era impegnato a riflettere sul messaggio che Yoongi aveva voluto comunicargli in quel modo assurdo, il suo telefono prese a vibrargli in tasca.
Lo prese ed osservò il mittente di quella chiamata: sua madre.
Premette quindi sulla cornetta verde e portò il cellulare all'orecchio.

"Ciao mamma." gli disse quasi sbuffando.

"Dove sei?" gli domandò in risposta la donna. Era evidente un tono di preoccupazione nella sua voce.

"Da Taehyung, te l'ho già detto."

"Ora?"

"Sì."

Sua madre sbuffò ed emise un insolito verso.

"Strano. L'ho chiamato e mi ha detto che te ne sei andato un'ora fa."

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