52.

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Le giornate passano, le settimane pure, e senza accorgermene è arrivato quel giorno. Oggi è  il 25 gennaio.
Che giorno è?
Il giorno più brutto della mia vita..

Il giorno in cui tutto è cambiato e Miami è diventata il mio incubo più grande.

Qualcuno bussa piano alla porta della mia stanza, ma io non mi muovo dalla mia posizione e non rispondo. Resto così, immobile sul letto a guardare fuori dalla finestra.

È come se il cielo si stesse prendendo gioco di me. Il sole californiano risplende nell'azzurro del cielo, totalmente in contrasto con la tempesta grigia che ho dentro.

La porta si apre e, anche se sono girata di spalle, sono sicura che zia Judith sia venuta qui per cercare di tirarmi su di morale, cosa completamente impossibile.

"Tesoro.." le si spezza la voce.
Anche lei sta soffrendo e lo so, ma ognuno affronta il dolore a modo proprio. Lei piange e si sfoga, io mi tengo tutto dentro e accumulo. Un giorno esploderò e quel giorno sarà la mia fine.

Sento il letto che si infossa, proprio accanto a me.
Pensavo che la zia sarebbe venuta qui a dirmi che non tutto era perduto, che dovevo reagire, che non dovevo stare qui a poltrire nel letto, e invece si è stesa accanto a me e adesso mi sta abbracciando, forte.

Le prendo la mano e la stringo. Chiudo gli occhi, per trattenere le lacrime. Non piangerò, non posso farlo.

"Credi che stiano bene adesso?" Chiedo in un sussurro.
Zia Judith mi bacia la testa "Ne sono sicura."
Beati loro, vorrei dire, ma non lo faccio perché so che la zia avrebbe da ridire.

"E sono sicura che sono sarebbero fieri di te, per il tuo coraggio e la tua forza." Dice con voce tremante.

Quasi mi viene da ridere, il che è assolutamente fuori dal mondo in questo momento. Fieri di me? Per il mio coraggio? Ma quale coraggio. Sono scappata, come una vigliacca, dalla mia città perché non ero abbastanza forte da sopportarlo.

Non sono forte e non sono coraggiosa, sono solo una che fa finta di niente. Una vigliacca e una codarda, ecco cosa sono.

"So cosa stai pensando." Dice con tono di rimprovero "Non devi pensarlo. Anche io sono stata male, ma non per questo la mia vita è finita. Tesoro, dovresti goderti i tuoi diciotto anni."

Già, dovrei, ma i miei diciotto anni sono stati rovinati e mi sono dovuta comportare da trentenne. Ho dovuto fare l'adulta,  perché ero rimasta da sola.

Continuo a restare in silenzio, però mi giro verso di lei e la abbraccio, più forte che posso.
"Ti voglio bene." Le dico per la prima volta da quando sono qui.
La sento singhiozzare "Anche io te ne voglio."

E restiamo così, per non so quanto tempo. So solo che il sole sta calando e il mio telefono non la smette di vibrare.
"Dovresti rispondere." Bisbiglia la zia mentre mi accarezza i capelli.

"Non ho voglia."
Mi piace stare così, mi sento meno sola.
Poi il telefono comincia a vibrare insistentemente. Mi stanno chiamando.
Sapevo che avrei dovuto spegnere quell'aggeggio infernale.

"Magari è importante." Insiste la zia e forse ha ragione.
E se Selena avesse bisogno di me? O se fosse successo qualcosa a qualcuno?

Gemo frustrata e con una piccola spinta mi allungo verso il telefono.
Quando leggo il nome di Harry sullo schermo, mi acciglio.
"Harry.." rispondo.
"Cazzo, Alex! Mi hai fatto prendere un colpo!" Urla lui.
Mi metto subito seduta.

Zia Judith si alza dal letto e mi fa segno che sta scendendo al piano di sotto. Anche lei avrà sentito le urla di Harry. Annuisco e mi stringo le gambe al petto.

"Harry." Lo interrompo mentre continua a urlare.
"Cosa?!" Sbotta.
Chiudo gli occhi e resto in silenzio.

"Alex.. Va tutto bene?" Mi chiede dopo qualche minuto di silenzio.
No.. Nulla va bene, ma lui non sa nulla di me. Cosa gli dovrei dire?

Tiro su col naso, anche se non sto piangendo.. avrei tanta voglia di farlo.
"Alex che sta succedendo?"
Sembra molto preoccupato. Vorrei rassicurarlo,  ma non riesco a parlare.

"Mmh-mmh." Mi limito a mugulare.

Restiamo in silenzio per un po', non so quanto tempo, ma io ancora non riesco a parlare.

"Ti vengo a prendere." Dice ad un certo punto.
Sto per ribattere, ma ha già chiuso la chiamata.
E allora resto lì sul mio letto, ad aspettare che arrivi e che mi aiuti in qualche modo.

So che non ci riuscirà, ma io ci spero..

Sto aspettando che Harry mi mandi qualche messaggio, per dirmi che è arrivato, e allora a quel punto mi trascinerei giù dal letto e striscerei fino alle scale, per poi rotolare giù da queste e continuare a strisciare verso la porta si ingresso, ma non succede niente di tutto questo.

Forse ha cambiato idea. Forse non gli va di venire. Non lo biasimo.
Sono solo una povera disperata che cerca di non piangere, anche se è difficile trattenere le lacrime.

Sento la porta della mia stanza che si apre. Sarà sicuramente zia Judith che è tornata a farmi compagnia.
Si siede sul letto e questo si infossa un po' troppo. Questa persona è più pesante di zia Judith.

Mi giro e quello che vedo non è mia zia, ma è Harry, seduto sul mio letto, con i capelli che gli cadono lungo le spalle e lo sguardo preoccupato che gli incornicia il volto e rovina il suo viso perfetto.

"Alex.." Mi accarezza la guancia, ma stavolta non sento il conforto di quel giorno al parco. Cioè, lo sento, ma sono così impegnata a fronteggiare la mia tempesta che non riesco a farmi tirare fuori da lui.

Quando capisce che non otterrà una risposta, si stende sul letto, accanto a me, proprio come aveva fatto zia Judith stamattina, e mi stringe tra le sue braccia.

Non fa domande, semplicemente resta lì, con me, come ha sempre fatto e ancora non capisco perché lo faccia.
Porto solo guai e sono un problema vivente, dovrebbe starmi alla larga e invece eccolo qui accanto a me, sul mio letto.

Poggio la fronte sul suo petto e mi beo del suo profumo. Mi concentro a guardare un punto indefinito sulla sua maglietta, perché se chiudo gli occhi le immagini di questo stesso giorno dell'anno scorso mi invadono la mente e potrei rischiare un esaurimento nervoso.

Alzo la testa e lo osservo, mentre lui osserva me. Sta cercando di capire cosa ho, di indovinare cosa sia successo, ma non ci riuscirà mai, è impossibile da indovinare.
Io, invece, sto semplicemente studiando il profilo della sua mascella, delle sue labbra, del suo naso e del suo collo. Sto cercando di imprimere nella mia mente ogni dettaglio di lui.

Magari un giorno andranno a sostituire i brutti ricordi..

"Hai mangiato?" Mi sussurra dopo un po'.
Scuoto la testa.
Non ho fame e poi sono sicura che se dovessi mangiare anche solo un biscotto, lo vomiterei un secondo dopo.

"Hai fame?" Mi chiede ed io scuoto di nuovo la testa.
Allora lui sospira e torna a poggiare il mento sulla mia testa, dopo avermi dato un leggero bacio sulla fronte.

Incrocio le mie gambe alle sue e ci incastriamo a tal punto che non so più dove finiscono le mie gambe e iniziano le sue.

Si sta facendo buio, ma io non voglio che vada via. Vorrei che restasse con me.
Lo stringo più forte e finalmente mi decido a parlare.
"Resta con me stanotte." Sussurro così piano che non sono nemmeno sicura che mi abbia sentito.

Harry poggia una mano sotto il mio mento, facendomi alzare la testa. Poi si avvicina e mi lascia un piccolo bacio a fior di labbra.
"Resto."

E allora mi concedo un piccolo sorriso.
Non dormirò tutta la notte, ma almeno resterò abbracciata ad Harry.

I see you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora