2.

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"Sveglia!"

Sbuffo, mentre infilo la testa sotto il cuscino. Ho dormito malissimo e sono sicura di assomigliare ad uno zombie.

"Non vorrai fare tardi il primo giorno?"
Zia Judith continua ad urlarmi nell'orecchio e giuro che avrei solo voglia di scappare in un posto tranquillo.

"Ora mi alzo." La mia voce impastata dal sonno esce attutita dal cuscino.

Judith esce dalla stanza e finalmente mi sembra di avere un po' di pace.
Mi alzo dal letto e vado dritta al bagno.
Ovviamente avevo ragione. Ho un aspetto orribile.
Mi faccio una doccia veloce per svegliarmi e mi sistemo come meglio posso.

"Oh finalmente!" Zia Judith mi porge un piatto di pancake, poi si appoggia al tavolo.

Fisso i pancake sorpresa. Non ricevo la colazione la mattina da molto tempo.
Lei sembra accorgersi del mio turbamento.
"Tutto bene?" Mi chiede premurosa.

Sbatto gli occhi più volte e annuisco distrattamente. Va bene così.

Mangio un po', giusto per non farla rimanere male. In realtà non ho assolutamente fame.

"Ti accompagno, così imparerai la strada." Si offre Judith.

Saliamo in macchina e raggiungiamo la California State University.
Non è molto lontana da casa, potrei benissimo andare e tornare a piedi e credo proprio che farò così.
Resto per un attimo incantata mentre guardo l'enorme struttura di fronte a me. È davvero stupenda.

"Eccoci qua." Judith ferma la macchina, rivolgendomi tutta la sua attenzione.
"Dovrai prima passare dal direttore per l'orario delle lezioni ed altre eventuali procedure burocratiche. Non dovresti perdere molto tempo, ho già pensato io alla maggior parte delle cose." Mi dice.

"Grazie mille zia." La abbraccio e faccio per scendere dall'auto.

"Buona giornata!" Mi urla lei dal finestrino aperto.
Le sorrido. Mi volto verso l'edificio imponente e prendo un respiro profondo. Posso farcela.
Alzo la testa e mi incammino verso l'entrata.

L'edificio è circondato da un enorme giardino gremito di studenti di tutte le età. Molti studiano stesi sull'erba o appoggiati ad un albero, altri parlano tra di loro ed altri ancora corrono di fretta verso l'ingresso.
Mi sembra quasi un sogno. È tutto proprio come me lo immaginavo!

Attraverso il cortile cercando di non attirare l'attenzione, ma a quanto pare non è così facile come speravo.
Quasi tutti mi fissano al mio passaggio. A quanto la pare la storia della 'nuova arrivata' vale anche per l'università.
Accelero il passo, cercando di nascordere il viso tra i capelli, ed entro nell'edificio.

Ci sono più di mille aule e un'infinità di scale ed io odio le scale..
Raggiungo la segreteria in fretta e mi avvicino alla signora dai capelli rossi seduta dietro la scrivania.

"Posso aiutarla?" Mi chiede cordialmente appena mi vede.

"Devo parlare con il direttore." Dico.

"Nome?" Comincia a digitare al computer.

"Alexandra Evans."

Osserva lo schermo per un po', poi mi sorride.
"Benvenuta alla California State University!" Mi porge la mano.
Ricambio la stretta e mi avvio verso l'ufficio del direttore.

Busso più volte alla porta e poi la apro dopo aver sentito un forte "Avanti!".

"Buongiorno." Mi sposto in avanti e mi siedo sulla poltrona posta di fronte la scrivania del direttore, nonostante nessuno mi abbia detto di accomodarmi.
È seduto di spalle, quindi non riesco a vederlo. L'unica cosa che vedo è la spalliera della sua sedia.

"Lei è?" Mi chiede senza girarsi.
Direi che è un po' maleducato da parte sua.

"Sono Alexandra Evans, quella nuova." Dico infastidita.

Il direttore si gira piano verso di me, alimentando la mia curiosità.
Devo dire che è davvero un bell'uomo: capelli scuri corti, un piccolo accenno di barba, occhi chiari e abbastanza impostato. Sembra molto giovane.

Mi osserva per qualche secondo e poi mi sorride cordiale.
"È un piacere averla con noi signorina Evans. Sono il direttore Smith." Mi porge la mano, che afferro subito dopo ricambiando la stretta.

"Sono venuta a prendere l'orario delle lezioni e a firmare quello che resta da firmare." Dico sbrigativa.

"Certo." Apre un cassetto ed estrae un foglio di carta che mi porge subito.
"Questo è l'orario. La prima lezione è già iniziata, ma non si preoccupi, non avrà problemi." Mi sorride.

Poi prende una cartella su cui c'è scritto il mio nome e la apre sfogliando alcune pagine.
"Mi serve una firma qui e poi è libera di andare. Al resto ha già pensato sua zia." Mi indica un punto alla fine del foglio.

Guardo il foglio. Leggendo velocemente le prime righe capisco che si tratta di normative sulle regole della scuola e sulla privacy, così non perdo altro tempo a leggere quei milioni di fogli e firmo velocemente.

Faccio per alzarmi, ma il direttore Smith mi prevede.
"La accompagno." Si alza dalla sua poltrona e fa il giro della scrivania.

"Oh non ce n'è bisogno." Cerco di dire, ma mi blocca subito.

"Signorina Evans dovrò spiegare il motivo del suo ritardo." Mi invita a passare avanti.

Sospiro rassegnata ed esco dall'ufficio, seguita dal direttore. Quando ci incamminiamo per raggiungere l'aula di matematica, tutti si voltano a guardarci. Anzi a guardare il gran figo che cammina accanto a me. Tutte le ragazze sembrano sbavare per il direttore Smith, il che è assolutamente vomitevole. Insomma stiamo parlando di un uomo di mezza età! Lo osservo di sottecchi. Ammetto che è impossibile non notare il suo fascino, ma è pur sempre il direttore ed io mi sento già abbastanza a disagio.

Raggiungiamo l'aula giusta e Smith mi lancia un'occhiata incoraggiante prima di bussare alla porta.
Il professore di matematica dà il permesso di aprire, così il direttore fa capolino dentro la stanza.

"Buongiorno professor Robin, scusi l'interruzione, ma ha una nuova alunna da aggiungere alla sua classe." Il direttore mi fa cenno di entrare.

Cerco di restare calma e con un po' di coraggio mi faccio avanti, ignorando la moltitudine di sguardi posati su di me.

"Per qualsiasi cosa mi venga a trovare signorina Evans." Mi saluta Smith prima di andare via.

"Bene" Il professor Robin mi indica i tavoli vuoti "Si trovi un posto." E si rigira verso la lavagna ignorando la mia confusione.

Mi stanno fissando tutti, ma cerco di non farmi vedere a disagio. Assumo la mia faccia da dura e avanzo tra i tavoli, andandomi a sedere accanto ad una ragazza dai capelli scuri.
Questa mi sorride e bisbiglia sottovoce "Mi chiamo Selena."

"Alexandra." Ricambio con un sorriso forzato,  poi cerco di prestare attenzione a ciò che dice il professore.
Mi risulta un po' difficile dato che tutti mi stanno ancora fissando come se fossi un alieno in visita sul pianeta Terra.
Selena sembra accorgersene. Mi dà una spallata amichevole per attirare la mia attenzione.
"Lasciali perdere, fanno sempre così."

Annuisco e distolto lo sguardo. Non me ne importa, se hanni voglia di fissarmi che facciano pure. Spero solo che nessuno mi dia fastidio, non voglio problemi.
Voglio solo ricominciare.

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