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"David, sono uscita con la ragazza nuova della gelateria. È stata una bella serata, ha visto le tue foto e crede che dovrei tornare a farle, mi piacerebbe ma ho paura che ormai quello non sia più il mio mondo."

"E quale sarebbe il tuo mondo ora?" mi domanda Eleonor entrando in camera.

"Scusa non volevo origliare, stavo solo guardando quanto eri con dolce con il tuo fratellino..." aggiunge.

"Ciao Eleonor. Sono contenta che sei passata a conoscere David."

"Ti assomiglia tanto sai?"

"Ce lo hanno detto in molti, diciamo che non ci si sbaglia vedendoci insieme." scherzo.

"Gli parli?" chiede stupita.

"Sempre, sono convinta che lui riesca a sentire tutto."

"Io non ci riesco... è troppo difficile." mi confessa.

"All'inizio lo era anche per me, è normale suppongo. Sei qui da sola?"

"Sì."

"Tuo marito?" domando.

"Il signore che hai visto non è il papà di Mark e ultimamente le cose sono un po' tese tra di noi, non viene più qui."

"Mi dispiace tanto, sono stata indiscreta."

"Non è un problema, sei una brava ragazza."

"Domani vengo a conoscere tuo figlio, se sei d'accordo."
Una parte di me aspettava solo una scusa per tornare in quella stanza.

"Mi farebbe molto piacere."

"Perfetto, allora a domani."

Saluto D. ed Eleonor e mi dirigo dalla dottoressa Martinez.

"Sto facendo progressi, credo." le dico appena entro.

"Raccontami tutto."

E così faccio. Le racconto che un po' di negatività se ne sta andando dalla mia vita, che ho trovato un'amica e una persona che mi capisce.

"Sono molto contenta di questo suo traguardo, ti va di parlarmi della fotografia?"

"Quella di David?"

"No, intendo della fotografia in generale, di cosa rappresenta per te."

"Una volta avrei risposto che rappresenta il mio mondo. I miei genitori a Natale mi avevano regalato una nuova reflex ed io avevo speso tutto lo stipendio di dicembre per gli accessori e per delle chiavette usb. Non avevo mai spazio sufficiente sul computer o sul cellulare quindi avevo bisogno di più memoria. Io fotografavo qualsiasi cosa catturasse la mia attenzione, amavo i ritratti ed avevo delle idee tutte mie a riguardo. Passavo ore con mio padre a provare vecchie macchine fotografiche, a fare diverse foto dei paesaggi per metterle su stampe e... beh tutto questo mi faceva sentire viva. La nostra teoria era che le fotografie erano ricordi su carta."

"La tua dev'essere una passione molto forte."

"Lo era."

"Non credi che lo sia ancora?"

"Credo che ora non ha senso fotografare niente. Vorrei non avere ricordi di questo periodo."

"Purtroppo questo non è possibile, però fotografando starebbe a te decidere quali conservare per sempre e quali lasciare sbiadire in un cassetto della tua mente."

"Cosa dovrei fare?"

"Pensavo. Questo è il suo nuovo compito. Voglio che tu abbia un obiettivo che ti distragga da ciò che stai vivendo: qualcosa che ti faccia stare bene."

Ci penso mentre pedalo verso casa.

Messaggio da Cindy: 'Com'è andata oggi?'

'Ho un nuovo compito. Far foto, credo.'

'Ottima idea!!'
Inizia a piacermi Cindy. La sua positività è quasi contagiosa ed è sempre così carina con me.

Stasera è ora di sistemare la camera.
Inizio riordinando tutti gli oggetti sparsi, i vestiti puliti nell'armadio, le scarpe nella scarpiera. Vedere la mia casa finalmente in ordine mi da più sicurezza.
Spolvero le mie macchine fotografiche iniziando dalla prima che ho ricevuto, una canon digitale tascabile. Quando l'ho ricevuta ero contentissima, era del mio colore preferito: fucsia.

Mi piaceva l'idea del digitale perché il rullino un po' mi limitava, non avevo la possibilità di fare delle altre fotografie se quella scattata non ti convinceva. Papà, invece, non era d'accordo. Lui era dell'idea che rifare una foto per farla migliore, la facesse perdere di originalità.
La seconda macchina fotografica che ho ricevuto è stata la mia amata reflex, una nikon professionale. La mia famiglia aveva messo da parte un po' di soldi per comprarmela e l'emozione di avere per me una cosa così preziosa mi faceva impazzire dalla gioia.

Papà per lavoro aveva la polaroid e io l'adoravo solo che non era certamente economica così quando è uscita una versione simile e più abbordabile, l'ho comprata subito. Non è certamente una polaroid ma devo ammettere che la mia instax mi ha regalato delle foto che rimarranno per sempre sulle mie pareti e nel mio cuore.

L'ultima ma assolutamente non per importanza è la macchina fotografica del nonno, una vecchia polaroid gialla di cui non vendono più la carta ma che ha un immenso valore affettivo.

Guardo i pannelli nella parete sopra la testata del letto, è un lavoro che ho fatto con papà quando siamo andati in vacanza a Lisbona, in Portogallo. Abbiamo fotografato pezzi del castello di San Giorgio e li abbiamo appesi insieme per formare l'immagine.
È stato uno dei nostri progetti preferiti: abbiamo aspettato a lungo la luce del tramonto, avevamo un'idea precisa di come ci aspettavamo il risultato.
David era piccolo, aveva solo due anni ma rideva ad ogni click della Nikon mentre la mamma ci guardava con uno sguardo dolce, diceva sempre che avrei ripreso le impronte del papà.

Prendimi per mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora