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Quando non sono in ospedale, sono al lavoro in una gelateria poco distante da casa. Ho iniziato subito dopo il liceo come lavoretto part time e non me ne sono più andata, so che non è il massimo ma ormai ci conosciamo tutti così bene che mi dispiacerebbe cambiare ambiente, ci vogliamo bene.

"Ehi tesoro sei in anticipo oggi." mi dice Gabrielle.

Lei è la moglie di Larry, il mio capo, ed è una persona dolcissima. Sono entrambi sulla sessantina e sono un esempio per me.

"Lo so, avevo bisogno di staccare un po' quindi inizio prima oggi, se per te va bene."

"Certo che va bene, vai dai David stasera?"

"Certo, come sempre."

"Io e Larry ci chiedevamo se dopo ti andasse di venire a cena da noi, anche per le dieci se pensi di fermarti un po' dopo l'orario delle visite."

"Siete molto carini Gaby ma magari facciamo la prossima volta, pensavo di mangiare con David stasera."

Oggi in gelateria c'è un compleanno, non vedo l'ora che arrivino i bambini così almeno ci sarà la confusione a mettere a tacere i pensieri.

Dopo cinque gelati panna e nocciola, due al puffo e uno alla fragola, i bambini si siedono intorno al tavolino con l'ape Maya e iniziano a scherzare tra di loro, è presente anche qualche genitore che insiste per fare una foto tutti insieme per ricordare la giornata. Provano a fare qualche selfie e un autoscatto ma con scarsi risultati.

"Scusi signorina potrebbe farci una foto?" mi chiede una signora sulla quarantina dopo un altro tentativo di selfie fallito.

"Certo nessun problema." rispondo.

Dopo aver scattato la foto, restituisco il cellulare alla proprietaria.

"Grazie mille, ci tenevo ad avere un ricordo della giornata."

"Ha ragione, lo diceva sempre anche mio padre che le foto sono i migliori ricordi."

Già, papà lo diceva sempre. Era un fotografo per passione e per professione: aveva uno studio fotografico molto carino vicino al centro, scattava foto di ogni tipo ma il suo meglio lo dava con i paesaggi. Quando erano giovani lui e mamma viaggiavano molto e le fotografie che ne uscivano erano mozzafiato. A casa abbiamo album pieni di bellissime immagini. Questa passione l'ho ereditata anche io, ho sempre sognato di fare quello che faceva e magari di iniziare a lavorare con lui ma ora non ho nemmeno più il coraggio di entrare nel suo studio a casa.

Dopo la chiusura passo da casa per una doccia veloce prima di tornare da mio fratello.
Arrivo in reparto e ricomincia la solita routine: il monologo.

"Ciao David, sono io, sono tornata. Come stai?"

"Io tutto bene dai, oggi in gelateria c'è stato un compleanno, c'erano dei bambini poco più piccoli di te e ti ho pensato. Nessuno ha preso il tuo gusto preferito, inizio a pensare che il gelato al limone piaccia solo a noi."

Qualcuno entra dalla porta e io mi volto per vedere chi è.

"Ehi ciao Tani, sono venuto a prendere i parametri vitali." dice Robert, un altro infermiere.

"Ciao Rob, non eri di riposo oggi?" domando.

"Sì in teoria, ma un paio d'ore fa abbiamo ricoverato un altro paziente e serviva del personale in più."

"Ah capito, mi dispiace."

Mi dispiace sempre quando qualcuno viene ricoverato qui, questo è un reparto specializzato per chi entra in coma a seguito di un trauma. La maggior parte delle volte però, fortunatamente, le persone si svegliano dopo un paio di giorni. Sfortunatamente David non è tra queste.

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