5

13 2 0
                                    




"Prego Tanisha, accomodati pure."

"Buongiorno dottoressa."

"Sei già stata in gelateria oggi?"

"Sì. Ho parlato con i gestori e pensano che mi faccia bene venire qui, quindi faccio meno ore il mercoledì."

Quando l'ho detto a Larry e Gabrielle sono stati molto comprensivi, mi hanno detto di non preoccuparmi del lavoro e che se avevo bisogno erano lì per me.

"Bene, è molto importante il supporto delle persone che ti stanno intorno. L'altra volta mi stavi raccontando della tua routine, riprendiamo da lì."

"Beh come ho detto passo molto tempo in reparto e al lavoro."

"Dimmi di più rispetto al tempo che passa a casa."

Stare a casa è una tortura, mi fa sentire sola.

"Non ci passo molto tempo."

"Se non sbaglio lavori part-time, perché non stai a casa più tempo?"
"Non mi piace..."

"Perché?"
"Non c'è nessuno che mi aspetta, nessuno che mi chieda com'è andata in gelateria o se ho fame... Non ho nessuno..."
"Ti senti sola?"

"Tremendamente." il labbro inizia a tremarmi e una lacrima attraversa la mia guancia.

"Prendi un fazzoletto Tanisha." dice dolcemente la Martinez porgendomi la scatola.

"Grazie... comunque sì, ma non è solo che mi sento sola. Il problema è che lo sono."

"So che tuo fratello è ricoverato in ospedale e che stai molto con lui."
"È l'unica cosa che posso fare."

"Lo so ma è importante che ti prendi del tempo per riflettere su te stessa."

"Cosa intende dire?"

"Tanisha se continui ad andare avanti così, tra ospedale e lavoro, senza fermarti mai a pensare, finirai con l'estraniarti dal mondo reale. Tu hai bisogno di almeno un paio d'ore al giorno in cui poter respirare."

"Non mi sembra giusto..."

"Spiegami meglio perché non ti sembra giusto"

"Sono cinque mesi che la mia vita è cambiata e non so se questo può aiutarmi. Mi dispiace." mi alzo dalla poltrona ed esco.

So che ha provato a chiamarmi indietro ma non mi sono voltata, devo stare sola.

Mi siedo su una panchina e metto il cappuccio, vorrei sparire.

Perché non sto a casa? Che ci provi lei a stare in mezzo a tutti i ricordi di una vita, di una famiglia perfetta buttati all'aria da un camionista ubriaco.

Ritrovarsi sola a venticinque anni con un fratello in coma da mesi.

Sarei dovuta morire anche io e in parte lo sono perché questa non è vita. Questo, per chi ci crede, è l'inferno.

Prendimi per mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora