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"Come sta andando il compito che ti ho dato?" mi domanda la dottoressa Martinez.

"È iniziato benissimo, mentre ora procede un po' a rilento per via degli straordinari al lavoro."

"Spiegami cosa significa concretamente."

"Significa che ho riordinato la cucina, il salotto e il bagno, ora mi limito a mantenere l'ordine che ho fatto." spiego.

Il che vuol dire che ho smesso di buttare robe per terra e mi lavo quotidianamente.

"Okay per il momento va bene ma non mollare Tanisha."

No che non mollo.

Il giorno seguente inizio la giornata con il turno al mattino assieme a Cindy.

È in gamba quella ragazza, non credo che avrà bisogno di due settimane per imparare a lavorare in gelateria.

"Ehi! Buongiorno collega!" odio il suo buon umore a qualsiasi ora del giorno.

"Ciao Cindy." mi limito a dire.

"Come va?" mi domanda.

"Normale."

"Credo che oggi avremo molti clienti, che dici?"

"Lo spero."

Iniziamo a mettere fuori i tavolini con le sedie e le panchine, senza dirci troppo.

Qualche cliente arriva, prende il gelato, paga e se ne va.

"Cindy come si usa questa? Quella signora vuole la panna montata sul cono ma non so come usarla." chiede indicando la macchina della panna.

"Non è difficile, guarda. Basta che tiri giù questa leva e mentre scende fai ruotare il cono così."
"Oh wow, grazie collega." sorride dandomi una pacca scherzosa sulla spalla.

Quella ragazza mi ricorda molto me prima di tutto questo, non dovrei essere così dura con lei.

Aveva ragione Cindy, oggi abbiamo avuto davvero molti clienti, si vede che ci stiamo avvicinando al caldo e alle persone torna voglia di gelato.

"Posso chiederti una cosa prima che arrivi Gabrielle?"

"Certo." rispondo.

"Ti ho fatto qualcosa? Perché io ci provo a parlarti, a creare un rapporto lavorativo più allegro per passare il tempo più velocemente ma dall'altra parte trovo un muro altro sei metri. Se ti sto antipatica o non vuoi parlarmi ti sto lontana e faccio solo il mio lavoro ma veramente non capisco."

"Non è colpa tua Cindy, sono io che non mi lego molto alle persone, tendo a stare per le mie."

"Perché?"

"Perché è così, non ci sono abituata."

"Ma non ha senso, dovresti uscire, ridere, scherzare... perché stai qui immusonita col mondo?"

"Non sono affari tuoi come vivo, ti conosco da una settimana e non ti devi permettere di sentenziare la mia vita." dico seria.

Fortunatamente arriva Gabrielle e io posso andarmene.

Ma come si permette quella? Odio la leggerezza del suo comportamento.

Vado in ospedale e all'entrata incontro la mamma di Mark, così la saluto ma decido di non fermarmi a parlare con lei quindi mi dirigo verso l'ascensore.

"Ehi, aspettami." mi dice, entrando con me.

Premo il numero tre per arrivare in reparto.

"Grazie per l'altro giorno, volevo presentarmi." mi dice.

"Piacere mi chiamo Tanisha Wilson." le dico.

"Piacere mio, sono Eleonor Morris."

Le sorrido e nel frattempo arriviamo al terzo piano.
"Tanisha ho iniziato ad andare dalla psicologa, mi aiuta molto a fare chiarezza nelle mie idee. Me l'hanno consigliato qui in reparto, credo che potrebbe fare del bene anche a te."

"È stata carina a pensarmi e concordo, aiuta. Ci vado da poco più di un mese."

Poco dopo mi ritrovo in camera da David.

Prendo il libro che ho lasciato sulla scrivania e riprendo da dove ero arrivata l'ultima volta. La storia racconta di un gatto che vive in un appartamento a New York ma non è felice perché si sente rinchiuso. Passa le sue giornate a guardare, fuori dalla finestra, le rondini che volano nel cielo e sente la malinconia di sentirsi libero anche lui. Un giorno si ammala e la sua padrona si spaventa così decide di portarlo in campagna da sua nonna, lì nota che riprende subito e che è felice così decide di fare il meglio per il suo cucciolo: lasciarlo libero di essere felice.

"Fine. Carino vero?"

Libero di essere felice... bel libro.

Oggi all'incontro con Sandra Martinez ne ho parlato e lei dice che è arrivato il momento di uscire, di fare come il gatto del libro.

Quando arrivo a casa passo davanti al cellulare che è appoggiato sul tavolo e lo guardo. Trovo un solo messaggio da un numero sconosciuto così lo leggo.

'Ciao Tanisha, sono Cindy. Mi dispaice per ciò che ti ho detto oggi, non era mia intenzione giudicarti.'

Le rispondo.

'Come fai ad avere il mio numero?'

'L'ho chiesto a Gabrielle.'

Decido di non scrivere più niente e di rimettere i telefono dov'era prima ma Cindy mi precede.

'Mi dispiace per quello che stai passando, non ne avevo idea, davvero. Se hai bisogno di un'amica, ci sono.'

Non ho bisogno di chiederle chi le ha detto questo, lo so già e apprezzo lo sforzo di Cindy.

'Ti ringrazio.'

Prendimi per mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora