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"Stamattina ho incontrato la tua maestra, la signora Harris. Non ricordavo quanto fosse gentile, ha detto che a scuola i tuoi amici sentono molto la tua mancanza. Ieri hanno fatto un'ora di laboratorio creativo e l'hanno dedicata a te." dico a mio fratello.

Tiro fuori dalla borsa un bristol A4 arancione ripiegato.

"Guarda che bello, è del tuo colore preferito! Ogni tuo compagno ha scritto qualcosa per te, i maschietti sul retro e le femminucce sul davanti. Vuoi che te lo leggo? Anche se devo dirti la verità: io l'ho già letto tutto. Lo so che avrei dovuto aspettarti ma ero curiosa. Comunque in tanti hanno scritto che gli manchi e che ti vogliono bene. Timothy ha scritto che non vede l'ora di tornare a giocare a calcetto con te perché sei il suo compagno preferito, Tom dice che voleva venire a trovarti ma che i dottori non hanno voluto quindi la sua mamma l'ha riportato a casa. Ma il mio preferito è quello di Maribel, te lo leggo: ciao D. prego ogni giorno con nonna per farti guarire, spero che il Signore abbia tempo per ascoltare quello che gli dico. Un abbraccio."

Mi commuovo per la seconda volta leggendo quelle parole.

"Dimmi un po', non è che è la tua morosina lei? Perché se fosse così, in quanto sorella maggiore, ho il diritto assoluto di saperlo." scherzo senza mollare mai la sua piccola manina.

Guardo l'orario ed è ora di andare.

"David ci vediamo dopo il turno, so che è ancora presto ma devo vedere una persona."

La dottoressa Martinez, per l'esattezza. Non ci credevo ma in realtà parlare con lei un po' mi aiuta a sfogarmi.

A metà corridoio mi ricordo di aver dimenticato la borsa in camera, quindi torno indietro e senza volere sbatto contro a una signora. La mamma di quel ragazzo ricoverato, com'è che si chiamava? Mark, forse.

"Mi scusi, non l'ho fatto apposta."

"Non fa niente..."

Nel suo viso riconosco la stessa sofferenza che vedo quando mi guardo allo specchio, mi dispiace per quella donna, so quanto fa male avere una persona cara qui dentro.

"Mi sembra pallida signora, vuole che le prenda dell'acqua?"

"No ti ringrazio, ho bisogno di stare sola." e se ne va, nella sala d'aspetto perché inizia il giro delle visite del dottore.

Mi siedo accanto a lei e le parlo.

"L'ho detto tante volte anche io di voler stare sola... penso sia un meccanismo di difesa perché tutto questo fa male." dico indicando ciò che abbiamo intorno.

"È una tortura..." afferma lei con lo sguardo fisso nel vuoto.

"Noi non possiamo fare niente oltre ad esserci ma dobbiamo aver fiducia dei medici e di tutti gli operatori che sono qui. Li conosco da più di cinque mesi e sono in gamba."

"È tanto tempo..." mi guarda negli occhi.

"Sì, davvero tanto. Comunque se ha bisogno sono sempre qui, non si chiuda in se stessa perché non cambia le cose." dico prima di andarmene.

Prendo l'ascensore e arrivo dalla psicologa.

"Scusi per il ritardo."

"Siediti pure Tanisha."

Le racconto di quel che è appena successo perché mi domando se ho sbagliato a parlare con la mamma di Mark, io non so niente di loro e sicuramente non sono la persona giusta per aiutarla dato che non sto facendo progressi nemmeno con me stessa.

"Parlare con persone che stanno nella nostra situazione è sempre d'aiuto. Sia per te che per lei e questo è già un passo avanti, ti ricordo che poco tempo fa non volevi nemmeno parlare con me."

"È vero..."

Le racconto della maestra di David e di come mi ha fatto sentire meglio incontrarla fuori dall'ospedale anche se solo per mezz'ora. Ero contenta perché è stato come se qualcuno si ricordasse ancora che esisto e soprattutto che esiste lui.

Infine le racconto di casa, di come capisco che dovrei sistemare ma non trovo le forze per farlo.

"Tanisha il disordine emotivo che hai si riflette anche all'esterno, nel non prenderti cura di te stessa ne' della tua casa. Per questo motivo ti do dei compiti da fare prima della prossima seduta: voglio che tu faccia qualcosa per volta, un po' ogni giorno per sistemare il disordine. Devi partire da te, fatti una doccia, cucinati da mangiare, fai qualcosa che ti piace. Poi prosegui con le cose in giro, quelle da lavare, da buttare, da sistemare: riorganizza quello che hai intorno."

Dopo il lavoro, a casa, mi concentro sui miei compiti: tolgo i vestiti che ho addosso e li metto nel cesto degli indumenti sporchi che momentaneamente è vuoto perché sono sparsi ovunque, ma una cosa alla volta.

Apro l'acqua della doccia ed entro, resto sotto il getto caldo per circa un'ora.

Sento la pressione scivolarmi via dal corpo, il profumo dello shampoo che sostituisce l'odore di ospedale misto allo sporco.

All'ora di cena vado in cucina e sposto tutti i piatti sporchi con gli avanzi per cucinarmi qualcosa, apro il frigo alla ricerca di qualcosa e lo trovo mezzo vuoto e pieno di cose scadute. Butto via tutto, mi vesto ed esco.

Prendo la bici e mi dirigo verso il market, parcheggio davanti ed entro.
Ho sempre odiato fare spesa, infatti era una delle mille cose che faceva la mamma.
Passo davanti al banco della carne e prendo delle cosce di pollo già pronte, solo da riscaldare.
Mi guardo un po' intorno e mi sento un po' in imbarazzo perché la maggior parte delle cose che sono qui non so nemmeno come iniziare a cucinarle. Un po' vergognoso alla mia età.
Dopo cena mi addormento sul divano mentre guardo i cartoni animati che piacciono a David.

Voglio provarci, voglio riuscirci, voglio stare bene per lui quindi seguo alla lettera quello che mi ha suggerito la psicologa, così appena mi sveglio pulisco casa.

Parto dal salotto perché non voglio altri vetri nei piedi, metto nel cesto le cose da lavare: vestiti, asciugamani, le coperte del divano e della poltrona, i centrini, tutto.
Così faccio partire il primo ciclo.
Metto nella lavastoviglie i piatti, i bicchieri e le pentole e la avvio: gli faccio fare due cicli completi perché le stoviglie erano davvero indecenti. Appena finiscono, faccio un'altra lavata in lavatrice, poi un'altra e un'altra ancora. Non so bene dove stenderò tutte queste cose ma riordinare e pulire mi fa staccare la testa e mi blocca momentaneamente i pensieri.

Larry e Gabrielle sono contenti del percorso che sto affrontando, volevano anche aiutarmi nelle pulizie ma ho rifiutato. Salto già qualche turno al lavoro, rendendo i loro molto più lunghi.

"Oh guardala Larry, oggi è bellissima." dice sua moglie quando arrivo in gelateria per il mio turno.

"Ti vedo meglio cara." mi dice lui.

"Grazie. Sto prendendo alla lettera i consigli della dottoressa Martinez. In più oggi sono pronta a fare tantissimi gelati." scherzo.

"Meglio così. Da domani viene la ragazza nuova, ricordi?"

Mi ero completamente dimenticata!

"Uh sì, certo." mento.

"Pensavo che potrei metterla a turno con te così le insegni quello che deve sapere. Almeno un paio di settimane poi suppongo che inizierà a muoversi da sola."

"Non c'è problema, va benissimo."

"Si chiama Cindy, ha vent'anni."

"Andremo d'accordo."

Prendimi per mano Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora