Capitolo 32 - Di follie non ne faccio più

Start from the beginning
                                    

<<Bene, ora che sono sicuro che probabilmente non mi lancerai come una pallina da tennis per tutta la palestra, posso riprendere da dove sono stato interrotto?>> esclama, con una voce decisa e allo stesso tempo dolce.

<<Cosa ti fa pensare che ti starò a sentire? Prima non sono stata abbastanza chiara? Abbiamo chiuso, una volta che quella porta si sarà aperta non ci vedremo mai più.>> sibilo, ancora arrabbiata.

Forse perché sono stanca delle delusioni, di rincorrere qualcosa che non esiste, perché semplicemente a volte non ne vale la pena. La mia è autodifesa, e non importa se risulto dura e al limite della maleducazione.
Sono arrivata su quest'isola a pezzi, e invece di guarire mi sto sgretolando ancora di più.

È tempo di dire basta.
È tempo di andare avanti.
È tempo di...evitare lo sguardo ammaliante di questo argentino, prima che sia troppo tardi.

<<Fammi spiegare e poi deciderai cosa fare, ma dammi almeno la possibilità di poterti dire come stanno le cose.>> insiste, avvicinando il puff un po' di più.

<<È questo il punto: non mi devi alcuna spiegazione.>>

Paulo sbuffa, spazientito.
Resta in silenzio, e finalmente credo di averlo dissuaso. Appoggio la nuca contro il muro freddo e chiudo gli occhi, sperando di placare la mia irrazionale rabbia.
Più o meno mezz'ora dopo lo sento borbottare delle imprecazioni.

<<Sei testarda quanto un mulo, ma chissenefrega!>> borbotta, alzandosi in piedi. Trascina il puff a pochi centimetri di distanza, si libera della giacca scura e sprofonda di nuovo nel puff.

<<Quella ragazza, la mora, si chiama...>> inizia Paulo, per poi bloccarsi con un aria corrucciata. Si porta due dita sulla fronte, pensieroso.

<<Non lo ricordo come si chiama. Comunque, è una vecchia amica del mio manager, e ha fatto in modo che passissimo la serata insieme. Mi è stata incollata per tutto il tempo, e sai quanto odio essere pressato. In più, quando ti ho vista con quel vestito...volevo solo venire da te e parlarti. Appena sei uscita in balcone volevo cogliere l'occasione al volo ma quella mora non voleva mollarmi, così mi sono allontanato con la promessa di un ballo. Tutto pur di levarmela dalle scatole.>> si blocca, passandosi una mano tra i capelli. La camicia si tende sulle braccia, distraendomi per un attimo.

<<Poi è successo ciò che è successo. Non ho resistito, ho smesso di resisterti e non me ne pento. Lo rifarei altre cento volte.>> confessa, avvicinando il viso al mio. Il suo sguardo è intenso, bollente e mortalmente serio.
Non mente.

<<Io...>> balbetto, solo per sentire sulle labbra l'indice di Paulo.

<<Fammi finire per favore.>> dice, spostando il dito lungo la mia guancia. Inizio a sentire caldo.

<<Siamo stati interrotti, e staccarmi da te mi ha dato fastidio. Diciamo che non l'ho presa bene. Credo che quel ragazzo appartenga al tuo passato, e non ad uno felice. Appena ti ho vista sgranare gli occhi terrorizzata e sbiancare, ho avuto paura che svenissi da un momento all'altro.>> continua, percorrendo la curva del mio collo con due dita.

<<È accaduto troppo e tutto insieme in pochissimo tempo, ti ho trascinata via e ti ho sentita tremare sotto il mio braccio. Avrei voluto portarti in un luogo tranquillo, per parlare di ciò che era successo ma è spuntata quella rompi palle e tu hai giustamente frainteso.>> esclama, senza smettere un solo attimo di toccarmi.

<<Te ne sei andato con lei, non hai opposto chissà quanta resistenza.>> sibilo, ricordando Paulo che si allontanava con quella al braccio.

<<Mantengo sempre la parola data Europa, e in questo caso mi dispiace davvero. Non dovevo lasciarti andare via in quel modo, ho visto la rabbia e la delusione nei tuoi occhi e questo non me lo perdono. Ma ti giuro che non c'è nulla tra me e quella ragazza.>> ammette, sfiorando il suo naso con il mio.

Sento il cuore perdere un battito, lo stomaco attorcigliarsi e mi sudano i palmi.
È davvero così? Devo fidarmi?
Dopotutto è qui, vestito di tutto punto e con gli occhi più espressivi del mondo. Mi sta chiedendo di perdonarlo, o almeno di concedergli il beneficio del dubbio.

<<Come posso fidarmi di te?>>

Paulo sussulta e si allontana di un paio di centimetri. Chiude gli occhi, si passa una mano sul viso e impreca in spagnolo.

<<Non puoi.>> mormora, quasi strappandosi i capelli.

Ah.
E questo che vuol dire?
Oddio, a stargli dietro diventerò scema. Anzi, probabilmente già lo sono.

<<Questa è la verità. Io non posso darti un futuro, o almeno non posso garantirtelo. Posso solo dirti che vorrei conoscerti meglio e vivere il presente senza pensare al dopo.>> ammette, fissandomi attentamente.

<<Quindi ricapitoliamo: vorresti frequentarmi ma senza impegno. È giusto?>> dico, con la voce un po' incrinata.

Questa volta è il mio turno di fissarlo come una maniaca. Non voglio perdermi nemmeno una sfumatura delle emozioni che gli passano sul viso, devo capire se mi sta prendendo in giro oppure è serio. Perché se è uno scherzo, non è affatto divertente.

<<C'è anche un altro problema in realtà, in pubblico dobbiamo comportarci come semplici amici. Non vorrei dare...>> si blocca, in difficoltà.

<<...adito a malintesi. Chiaro.>> termino per lui, con il cuore in gola.

Sento la delusione bruciarmi la gola, ma dopotutto ha senso. Non posso mica pretendere una frequentazione alla luce del sole con un calciatore, però...credevo veramente che lui fosse diverso. Che importanza ha se qualcuno ci vede uscire insieme?

<<Esattamente. Vedo che ci capiamo al volo Eu.>> esclama, sorridendo malizioso.

Cerco di non far trapelare la sorpresa sul mio viso, ma questa conversazione mi sta facendo male. In più dà per scontato che gli dica di si, eppure dovrebbe aver capito che io sono la ragazza dei no. Accettare una proposta del genere sarebbe un suicidio, una follia e io di follie non ne faccio più.

Paulo continua a  sorridere, sicuro di sé. È un assurdità, non avrebbe nemmeno dovuto chiedermelo. Sento gli occhi pizzicare, ma non voglio dargli la soddisfazione di capire quanto in fondo mi stia ferendo.
Per fortuna la porta della palestra si spalanca e salto subito in piedi come una molla.

<<Ragazzi, siamo mortificati. Non sapevamo ci fosse ancora qualcuno qui dentro, vi chiediamo scusa.>> dice un uomo con la divisa dell'albergo.

Raccolgo le mie cose e gli sorrido, il calciatore gli risponde qualcosa ma non registro cosa. Sento il battito del cuore nelle orecchie e il bisogno viscerale di uscire di qui il prima possibile. Sto per sgusciate via senza intoppi quando Paulo mi blocca.

<<Siamo d'accordo allora?>> mormora, ipnotizzandomi con i suoi occhi che ricordano tanto le onde del mare. Deglutisco a vuoto, sforzandomi di fare la cosa giusta.

<<No. È qualcosa che non posso accettare, mi dispiace. Apprezzo la tua sincerità ma per me finisce qui.>> rispondo decisa, distogliendo lo sguardo dalle sue labbra invitanti.

Lo sorpasso, lasciandolo immobile come una statua, ed esco da quella stanza infernale.
Mi sono recata in palestra con il bisogno di scaricare la tensione, ora ne esco con il desiderio di chiudermi in camera e non uscire fino alla fine della vacanza.

Spazio autrice: Scusate il ritardo, ma oggi è stata una giornata impegnativa. Ma almeno il capitolo è abbastanza lungo 😏
È stato un po' difficile da scrivere, ma spero che vi soddisfi a sufficienza. Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima 😘💎🌌

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now