20-Caffè e ciambelle

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"Ne sei sicura, tesoro?".

Era la ventesima volta che mia madre mi faceva questa domanda, tanto che alzai gli occhi al cielo in un gesto teatrale.

"Insomma, proprio oggi che Greg non c'è...". Incalzò. "Non puoi tornare la prossima settimana a scuola?".

"Mamma, sono rinchiusa qui dentro da una settimana, sto iniziando ad odiare la mia camera". Risposi. "E poi c'è Jacob, e Olly e Sam, non sarò sola". Tentai.

Alzai lo sguardo su mio padre, dedicandogli la faccia da cucciolo più dolce della storia.

"Cara, credo anch'io che dovrebbe tornare a scuola. Stare chiusa in casa non la farà stare meglio". Provò lui, poggiandole una mano sulla spalla.

Mia madre guardò con insistenza sia me che mio padre, per poi sospirare e annuire convinta.

"Va bene, ma ti accompagniamo noi".

"Non è necessario, Jacob sta già..."

"Sta già venendo qui, si, non è una cosa nuova". Commentò mio padre, fingendo di essere infastidito.

Infatti negli ultimi giorni, da quando ero tornata dall'ospedale, Jacob aveva passato più tempo in casa mia che nella sua.
Mio padre gli rivolgeva spesso minacce, ma si notava perfettamente che lo faceva in tono scherzoso, in realtà Jacob gli piaceva parecchio.

"Come non detto". Aggiunse quando sentì il suono del campanello e, lasciando il suo posto a tavola, andò ad aprire.
Fece la sua comparsa insieme a Jacob dopo pochissimo tempo.

"Buongiorno Signora Murphy". Salutò il mio ragazzo, rivolgendole un sorriso.

"Karen". Lo riprese lei. "Vuoi fare colazione, Jacob?". Chiese, mettendo altre uova nella padella senza neanche aspettare la sua risposta.

"Siediti". Lo invitò mio padre.

Lui annuì, afferrando la sedia accanto alla mia e sedendosi subito dopo.

"Ciao anche a te, fidanzato". Lo salutai, marcando l'ultima parola con fare ironico.

Lui ne fu divertito e si sporse per darmi un bacio, ma, prima che le sue labbra potessero toccare le mie, mio padre sbatté sul tavolo il coltello con il quale aveva spalmato il burro, facendoci sobbalzare.

"Allora, Jacob, come sta tuo padre?".
Alzai gli occhi al cielo per la sua gelosia ma mi rilassai immediatamente quando la mano di Jacob si poggiò sulla mia gamba con il palmo rivolto verso l'alto.

"Sta bene, signor Murphy, sono solito dargli una mano...". Spostò il suo sguardo su di me. "...nel lavoro".

Trattenni una risata mentre la mia mano raggiungeva la sua sotto il tavolo, stringendola lontano da occhi indiscreti.

"Basta, Luke, lasciali mangiare o faranno tardi a scuola". Intervenne mia madre, poggiando un piatto davanti a Jacob.

"Liz è giustificata e Jacob sarà giustificato per aver portato Liz". Si difese.

"Lucas!". Insistette lei, piantando i piedi a terra. "Non approfittare dei vantaggi che offre la malattia di Liz, è la regola numero uno della nostra famiglia".

"Non dici la stessa cosa quando grazie a lei salti la fila nei negozi". Incalzò mio padre, per poi rivolgermi un occhiolino.
"Comunque sei bellissima oggi, cara". Le disse poi, tirandola da un braccio per darle un bacio sulle labbra.

"Stupido uomo, senza offesa Jacob". Commentò lei, sedendosi a sua volta al tavolo ma continuando a rivolgere sorrisi a mio padre.

Mi rendeva felice vederli ridere e scherzare nonostante tutto. C'erano stati momenti molto difficili per loro, ma insieme erano riusciti ad affrontare tutto.
Era come se ogni difficoltà fosse un occasione per amarsi di più.

"Forse è meglio se andiamo adesso". Lanciai a Jacob uno sguardo complice e lui annuì nonostante il suo piatto fosse ancora pieno.

"Ma non avete mangiato ancora nulla...". Mia madre si preoccupò, guardandoci mentre ci alzavamo ed indossavamo le nostre giacche.

"Abbiamo storia alla prima ora, sai com'è la professoressa Ray". Risposi.

"Hai preso una sciarpa, Liz? Fa molto freddo". Continuò con la sua solita, eccessiva premura.

"Ecco". Jacob non ci pensò due volte e tolse la sua sciarpa grigia per avvolgerla attorno al mio collo, sotto lo sguardo innamorato di mia madre e quello omicida di mio padre.

"Grazie per la colazione Sign-Karen". Si corresse Jacob. "Buona giornata, Lucas". Aggiunse poi.

"Chiamami papà visto che ci sei". Ironizzò lui, facendo sì che Jacob diventasse completamente rosso per l'imbarazzo.

"Papà!". Lo rimproverai.

"No, dico sul serio, dovrei richiedere l'adozione, tanto ormai vivi qui".

"Papà!".

"Puoi prendere la camera degli ospiti".

"Papà, per favore!".

"Buona scuola, ragazzi". Lo fermò mia madre, rivolgendoci un sorriso.

Quando finalmente uscimmo di casa, entrai in fretta nell'auto di Jacob per sfuggire al freddo pungente.
Lui fece lo stesso ed accese l'aria condizionata appena mise in moto.

"Devo fermarmi a prendere del cibo visto che qualcuno, non faccio nomi, non mi ha lasciato finire la mia colazione". Mi rivolse un'occhiataccia.

"Oh, hai ragione quarterback, non sia mai che ti si sciupino i muscoli". Lo presi in giro. "Questo qualcuno dovrebbe sentirsi in colpa per averti privato del tuo pasto". Lo guardai sbattendo velocemente le ciglia.

"Già, lo penso anch'io. Questo qualcuno dovrebbe rendermelo, il mio pasto". Mi rivolse un veloce sguardo, per poi tornare a concentrarsi sulla strada.

"Forse, se tu fermassi la macchina, questo qualcuno potrebbe rimediare". Seguii la sua mano sul cambio e vi poggiai la mia sopra, sfiorandola delicatamente.

Alzò lo sguardo su di me, scrutandomi con attenzione, per poi spostare la mano in avanti ed accelerare, fino ad imboccare una strada secondaria. Lungo quella via non c'erano molte abitazioni, solo una piccola villetta circondata da un parco poco curato che aveva tutta l'aria di essere inabitata. Parcheggiò la macchina proprio davanti ad essa ed io non esitai un attimo per lasciare la borsa sul mio sedile ed arrampicarmi per salire a cavalcioni sul suo bacino. Sembrò colto alla sprovvista, infatti portò le mani sul miei fianchi per sorreggermi.

Quando i nostri occhi si incontrarono mi sorrise in modo strafottente.
"Vorrei un caffè, per iniziare". Chiese.

Decisi di stare al gioco e mi sporsi nella sua direzione, fino a sfiorare le sue labbra.
"Zucchero?". Soffiai.

"In abbondanza, per favore".

Lo accontentai, poggiando finalmente le mie labbra sulle sue. Jacob approfondì il bacio, portando una mano dietro il mio collo e tirandomi ancora più vicina. Quando l'aria iniziò a mancare mi tirai indietro. "Altro?".

"Una ciambella". Disse, lasciando scorrere le sue mani dai miei fianchi al mio sedere. "Anzi...". Lo strinse. "...due".

"Non saranno troppe calorie, signore?". Chiesi ingenuamente, spostandomi in avanti per stare più comoda e guadagnando un sospiro da parte sua.

"Forse non dovresti muoverti così tanto, per la tua salute". Cercò di essere serio, ma capii dal colorito sulle sue guance che il mio movimento avesse risvegliato qualcosa. O qualcuno.

"Per la mia salute, eh?". Sorrisi, ripetendo lo stesso movimento e facendo sì che le sue mani si ancorassero ai miei fianchi per tenermi ferma.

"Liz...". Lo interruppi, posando nuovamente le mie labbra sulle sue e scendendo fino alla sua mascella.

"Non volevi le ciambelle?". Chiesi, lasciando una scia di baci sulla parte esposta del suo collo.

"A pensarci bene, vorrei un frullato".

"Un frullato?".

"Alla ciliegia". Annuì. "Voglio te".

SPAZIO AUTRICE
Beh, che dire, meglio non dire niente.
Vi piace questo capitolo?
Cosa pensate di Jacob e Liz?
Vi aspettate un lieto fine per loro due?
Continuo a 50 like e 60 commenti!

Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now