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Corruccio la fronte, facendo saltellare il piede in modo nervoso, indecisa su cosa fare.

Quando questa mattina sono uscita dalla mia stanza, diretta in cucina, ho trovato Emilia in lacrime appoggiata al ripiano, scossa dai singhiozzi mentre scacciava Froy ogni qual volta lui provava a consolarla e avvicinarsi.

Stavo per entrare in cucina per capire cosa fosse successo, ma Emilia mi ha preceduta, uscendo di corsa ed asciugandosi in maniera furiosa gli occhi e le guance bagnate.
Una volta dentro la cucina, volsi il mio sguardo più truce a Froy mentre prendevo il mio succo di arancia dal frigo, lanciandogli una richiesta implicita di spiegazioni, alla quale lui aveva risposto con un semplice "ha solo esagerato" che non mi ha convinto per niente.

Mi torturo il labbro con i denti fino a sentire il sapore del sangue in bocca, fermandomi dalla camminata nervosa che ho intrapreso di fronte alla porta di Emilia. Quasi posso vedere il buco che ho fatto a furia di camminarci, indecisa se bussare o meno alla porta e chiederle cosa sia realmente successo.

Non puó succedere niente di male, mi ripeto, mentre la parte cinica della mia mente mi ricorda che potrebbero succedere molte cose negative. Ad esempio, Emilia potrebbe decidere che passarmi sopra con la macchina sarebbe meglio che ascoltarmi blaterare su qualsiasi cosa, oppure che affogarmi nella piscina sarebbe un'alternativa valida al dirmi di tacere, sempre che io non scivoli accidentalmente dalle scale, rompendomi l'osso del collo.

Wow, inizi ad essere macabra.

Sono realista, sto iniziando a stilare la lista delle possibili morti, così, in caso mi trovassero senza vita, saprebbero da dove partire.

Ancora più macabra.

"Hai intenzione di rimanere lì fino a domani?" domanda la voce impastata di Emilia mentre tira su col naso.

Arrossisco appena, avanzando di un passo quando si sposta per aprire un po' di più la porta, facendomi cenno di entrare.

La stanza con le pareti rosa antico sembra molto più grande della mia, forse grazie all'assenza di un secondo letto o al fatto che ci siano davvero pochi arredi a decorare la stanza.

Sulla cassettiera più alta, tre cornici senza un granello di polvere occupano il ripiano, mentre i suoi vestiti sono sparsi in ogni angolo della stanza, disseminando sedie e pavimento di chiazze di colori diversi, che cozzano al punto di fare male agli occhi.

"Cosa vuoi?" domanda brusca, afferrando i fazzoletti dal cassetto e soffiandosi il naso con un broncio ad arricciarle il viso. Si siede a gambe incrociate sul letto enorme che occupa una porzione della parete della stanza e mi osserva guardinga.

"Volevo sapere come stessi" rispondo sfregandomi le braccia con le mani, improvvisamente a disagio nel trovarmi in quella situazione. Forse non avrei dovuto ficcanasare, sarei dovuta rimanere in camera pensare ai fatti miei e a chiedermi cosa fosse successo senza disturbarla, pensando a come pagare le bollette domani mattina.

"Benissimo, non è palese?" risponde provando ad essere impassibile mentre spalanca le braccia, indicandosi tetralmente.Il sarcasmo trasuda da ogni lettera di ogni parola e mi chiedo perchè stia facendo così con me. Non appena aggrotto la fronte, sul punto di chiederle il perchè della sua reazione, il suo labbro inferiore inizia a tremare e gli occhi, già rossi, si velano di nuove lacrime.

"Emilia" mi avvicino di un altro passo, aspettando che mi cacci. L'unica risposta che ottengo però è un singhiozzo che la sconquassa, facendomi salire un groppo in gola quando avanzo verso di lei, fino ad abbracciarla.

"Non mi aveva detto di essere malato, che era a rischio infarto" continua a piangere, mentre la sento annaspare in cerca di aria, "mi ha nascosto la sua malattia ed ora è costretto a rimanere a casa fino a chissà quando, mentre io non ho abbastanza soldi per tornare e prendermi cura di lui."

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