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Scendiamo le scale ridacchiando e non appena le braccia di John si stringono intorno ai miei fianchi per sollevarmi e caricarmi in spalla, lancio un urlo che sono convinta abbia svegliato pure il gatto che vedo sempre appollaiato nell'angolo a destra del giardino.

Va sempre lì.
So dove non andare mai.

Ho una sorta di repellenza verso i gatti, forse a causa del fatto che quando ero piccola il gatto di mia zia mi ha graffiato la guancia e ho dovuto disinfettare e cerottare il viso per quasi un mese, ottenendo come risultato una lievissima cicatrice quasi invisibile, che scompare totalmente con un velo di fard.

"Cosa avete da sghignazzare?" domanda Emilia quando entriamo in cucina.
Con i capelli che penzolano in giù, tutti aggrovigliati, il trucco mezzo sbavato che non mi sono curata minimamente di ripulire e il viso paonazzo per il sangue che è defluito a testa in giù, sorrido a Emilia che ci guarda con un sopracciglio inarcato, nascondendo la faccia dietro la tazza.

Sicuramente se la sta ridendo quella stronza.

"Pensavamo di fare colazione" risponde al posto mioJohn con la sua voce profonda in grado di farmi vibrare lo stomaco.

"Si, il signorino qui, poi, ha deciso che dovevo guardare il mondo a testa in giù fregandosene del fatto che mi sta perforando le ovaie con la spalla" gli tiro uno schiaffo sul sedere, esattamente di fronte ai miei occhi. Per tutta risposta la sua mano libera si alza a tirarmi una pacca sul sedere, che mi fa balzare, spiccicando il mio povero utero.

Più tardi pagherá le conseguenze di tutto questo dolore.

"La motivazione?" Chiede lanciandomi un'occhiata dubbiosa, sempre con la sua espressione fissa. Sembra che gliel'abbiano incollata in faccia, oppure che sia così da piccola. Immagino una piccola Emilia, ancora infagottata, con il sopracciglio inarcato.

Muovo le gambe  nel tentativo di farlo desistere dall'intento di tenersi aggrappato al mio sedere, ma lui mi fa saltare sulla sua spalla e desidero di poterlo incenerire con il pensiero.

"Ha un bel sedere" scrolla ovvio la spalla libera, come se fosse normale andare in giro per casa con una ragazza che penzola dalla schiena, ormai colore peperone e con l'intestino spappolato.

"METTIMI GIÙ ADESSO!" sbotto, raggrinzendo  il viso in un'espressione che doveva essere minacciosa, nonostante lui non possa vederla. Emilia sghignazza tentando di nascondersi dietro all'enorme tazza di the che sta bevendo, anche se invano.

Ma anzichè prendere il mio avvertimento con la serietà dovuta, John mi lancia uno sguardo veloce dall'alto della sua posa diritta prima di darmi un'altra pacca sul sedere, leggermente più forte.

Spalanco la bocca, sentendomi oltraggiata, mentre sento Emilia mormorare un "oh, no" coprendosi la bocca con una mano e scuotendo la testa.
Senza perdere tempo mi sporgo leggermente e gli mordo il sedere, a risposta della sua pacca, affondando i denti nella carne morbida e sorridendo soddisfatta quando lo sento saltare e cacciare un verso di dolore e dissenso.

Poco dopo mi trovo di nuovo a testa in su, dolorante e con gli occhi stretti a due fessure mentre lo guardo compiaciuta, prima di incrociare le braccia sul petto.

"Ricordati che sono io a portarti fuori stasera" mi minaccia mentre io sbuffo, per niente spaventata.
Al mio fianco Emilia spalanca gli occhi, guardandomi accusatoria.

"Quando avevi intenzione di dirmelo?!" sbotta quasi rimproverandomi di non averla aggiornata prima. Alzo le mani in segno di resa mentre John fruga nel frigo e con nonchalance si butta sulla sedia per fare colazione.

"A mia discolpa è stato tutto troppo veloce" affermo per perorare la mia innocenza, ma un sorriso malvagio appare sul viso di Emilia, che si gira verso il tavolo dove John si fa i fatti suoi indisturbato.

"Sono certa che con lui sia tutto troppo veloce" ghigna soddisfatta della sua battuta. Mi copro la faccia con una mano per non perdere la serietá ma John si alza di scatto e ribatte che non é assolutamente vero, sputacchiando qua e lá quello che stava mangiando.

"Torna a cuccia pitbull e ingoia prima di parlare. Non ti hanno insegnato le buone maniere?" Lo rimbecca Emilia fingendo di togliersi della roba dalla faccia, schifata.

A questo punto scoppio a ridere perché tutto mi sarei immaginata, meno questa situazione.
"Quindi hai ponderato bene la tua decisione?" domanda poi diretta a me.

Sorrido e annuisco, non confusa questa volta, ma decisa. Cosa potrá accadere di tanto brutto in fondo?

"E hai accettato di tua spontanea volontá?" chiede quasi stupita mentre John al suo fianco si raddrizza oltraggiato prima che Emilia appoggi una mano sulla mia e si avvicini, "se ti sta costringendo o ricattando sbatti le palpebre tre volte. Ti aiuterò a scappare."

Mormora sembrando maledettamente seria e facendo sì che scoppi in una risata sguaiata.
Le sue doti di attrice sono più grandi della sua altezza e credo che, se avesse sentito il commento appena partorito dal mio cervello, ci avrebbe messo un attimo a spiaccicarmi la faccia sul tavolo.

E farebbe anche bene.

Lo so, ma non é colpa mia se é diversamente alta.

Neanche mia di essere parte del tuo cervello.

Gentile.

"Dove la porti?" Chiede la mia amica durante quello che sembra essere diventato un interrogatorio ormai. Strano come una persona tanto introversa (e scontrosa alle volte) sia riuscita ad innamorarsi di Froy: dire che sono agli antipodi é un eufemismo.

Froy é sempre allegro e disponibile, Emilia pur di non spifferare i fatti suoi preferirebbe tagliarsi un braccio.

"A cena" risponde solo John distraendomi dalle mie riflessioni.

"Senti amico" inizia lei posando quello che ha in mano nel lavandino prima di avvicinarsi al mio ragazzo, o almeno presuppongo possa definirlo così, "mani in tasca, se esageri lo saprò e quando meno te lo aspetterai sarò lì pronta a prenderti a calci in culo e farti rimpiangere di essere nato. Tutto chiaro?"

John mi lancia uno sguardo sconcertato ma Emilia sbatte il palmo della mano contro la lastra di vetro bianca del tavolo, richiamando la sua attenzione con un'espressione priva di emozioni. Una maschera di serietá la rende più inquietante di quanto non sia già normalmente quando si arrabbia.

"Perchè ti sta minacciando?" chiede Froy entrando in cucina ed afferrando una mela dal portafrutta dopo aver dato un bacio tra i capelli di Emilia, totalmente abituato a situazioni simili evidentemente.

"Perché porto fuori Scar questa sera" sbuffa John, un'espressione annoiata in faccia che mi porta a dargli uno schiaffo sulla nuca.

Lui scatta massaggiandosi il collo e lanciandoni un'occhiata di fuoco che ricambio  senza problemi.

"Fai attenzione a cosa combini amico."

Sono poche le parole che Froy spende prima di uscire dalla stanza, ma mi lasciano un sorriso accennato sulle labbra: anche se non siamo amici di vecchia data e non passiamo ogni minuto uno accanto all'altro, siamo diventati una famiglia.

O per lo meno qualcuno di cui fidarsi.

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