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"Penso di aver dormito troppo" mormoro a occhi chiusi con la testa appoggiata sul petto di John, che si alza e abbassa al ritmo del suo respiro. Questo movimento è estremamente rilassante e rischio quasi di riaddormentarmi.

"Semmai tutto il contrario" ride John, facendomi sobbalzare ad ogni movimento mentre mi accoccolo a lui.
Il suo braccio destro mi circonda, stringendomi come fossi un tesoro prezioso da proteggere ed io lascio che mi tratti come tale, godendomi per un secondo la sensazione di non essere un peso per qualcuno, di essere trattata come un gioiello e non un panno da buttare.

Sono ancora stretta a lui e ripenso a quante belle emozioni provo in questo istante, quando lo sento accarezzarmi la schiena con tocco leggero da sopra la maglia. Poi si ferma e comincia a tastare un punto particolare, concentrandosi solo lì.

John si muove da sotto la sottoscritta, che si lamenta quando il suo cuscino vivente si sposta quasi del tutto. Apro gli occhi con il broncio per protestare ma lo vedo molto confuso, con la mano ancora posata su quel punto del mio dorso che lo incuriosisce tanto.

Quel punto... ci metto un attimo a realizzare cosa ci sia che non vada bene e me ne pento subito.

Oh mio Dio. è tutto quello che riesco a pensare quando vedo che lo sguardo divertito di John è mutato. Ora è disgustato e mi sento proprio una stupida per aver abbassato la guardia così.
Improvvisamente sbianco e sento il bisogno di correre in bagno a vomitare la cena e il pranzo di ieri che dovrei aver digerito da ore.

John è consapevole del fatto che quello che sta toccando non è un semplice gancetto del reggiseno, perché a notte fonda, infastidita e non abituata a sentirmi stringere il petto dai ferretti, ho deciso di togliermelo e lanciarlo dall'altra parte della stanza, non curandomi minimamente della presenza di John accanto a me. Che ha ovviamente apprezzato aver visto che sono rimasta solo con una maglietta di cotone molto sottile.

"Cos'è?" mi chiede continuando a toccare la protuberanza che sporge sulla mia schiena, analizzandola da sopra la maglia e tastandone ogni millimetro con attenzione- Mi tiro a sedere e premo la schiena contro la testiera del letto, mentre mi abbraccio il busto, cercando di cancellare dalla mia mente le immagini di quel giorno, di quell'incubo dalla mia mente. Tanti piccoli frammenti di un'altra vita s'incastrano nella mia testa, mozzandomi il respiro e impedendomi di capire cosa stia dicendo John, seduto davanti a me.

Mi allontano da lui, che mi rivolge uno sguardo decisamente preoccupato, ma d'altronde, chi non lo sarebbe vedendo una ragazza nel mio stato? Fatico a riempire i polmoni di aria e a pensare logicamente, vorrei solo potermi lanciare dalla finestra piuttosto che raccontare a John cosa mi sia successo quando ero in Texas, ma ormai il danno è fatto.

Stupida, stupida me, che non ha fatto attenzione!

Mi alzo e scendo dal letto, iniziando a camminare in tondo, in preda all'ansia, mettendomi le mani in bocca e tirando via lo smalto che avevo messo ieri sulle unghie.

"Non è stato un incidente a causarla, vero?" domanda ancora cercando di catturare il mio sguardo e sedendosi meglio sul letto. Scuoto la testa e continuo a muovermi freneticamente nella stanza. Sento il suo respiro fermarsi per un secondo, prima che si alzi anche lui e cerchi di avvicinarsi.

"Seduto" mi limito a dire con decisione mentre un'emicrania assurda inizia a martellarmi la testa fino a farmi desiderare che esploda. Per la prima volta da quando lo conosco, John fa cosa gli dico e si rimette dove era prima. "Chi è stato?" chiede e scuoto di nuovo la testa.

Provo a denegare le sue domande fino a che non fa leva sui miei sentimenti e mette in mezzo la storia del fatto che è il mio ragazzo ed ha il diritto di saperlo.

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