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La parte sopra del costume a due pezzi che indosso riesce miracolosamente a trattenere il dovuto sul davanti, coprendomi la schiena il necessario, mentre quella sotto mi calza a pennello per fortuna, senza darmi troppo fastidio quando mi piego per lasciare il telo lí accanto, sulla sdraio a bordo piscina.

John, dall'altro angolo della vasca, ha notato il mio arrivo, senza mai staccarmi gli occhi di dosso, per cui decido di stuzzicarlo un po', esattamente come lui fa con me.

Per prima cosa, dopo essermi liberata dell'asciugamano, mi sciolgo i capelli lunghi dallo chignon, facendoli ricadere sulla schiena.

Mi siedo sulle mattonelle che circondano il bordo dell'enorme vasca, osservando l'acqua incresparsi sotto la pressione delle bracciate di John, mentre immergo le gambe fino al ginocchio, muovendole appena sott'acqua.

«Ce l'hai fatta ad arrivare» sorride affiancandomi ma rimanendo sempre in acqua. Un sorriso mi illumina il viso quando la sua pelle bagnata mi sfiora la coscia, riscaldandola.

«Alla fine ha vinto Jared» sospiro afflitta facendolo ridacchiare per poi vederlo scrollare i capelli come un cane, schizzandomi tutta.

«Mi hai bagnata tutta cretino!» gli faccio notare indicandomi nonostante le gocce, sotto il sole estivo, si siano già asciugate.

«Buttati in acqua anche tu, dai» mi incita allontanandosi un poco mentre muove le braccia per tenersi a galla.

«Non ci tengo all'ipotermia al momento» ribatto sarcastica sentendo già freddo per la poca acqua schizzatami addosso, prima di vedere John avvicinarsi alle mie gambe con un ghigno malevolo.

«Non ci pensare neanche» lo stoppo ancora prima che possa avvicinarsi tanto, avendo capito le sue intenzioni,  respingendolo con un piede sul suo petto, su cui lui racchiude le mani sempre più sorridente.

«Oh si invece, cara Scarlett» ghigna risalendo con le mani fino al mio polpaccio, appena sotto il ginocchio, facendomi trattere il respiro quando esegue le stesse mosse anche sull'altra gamba, tirandomi leggermente avanti.

«Stai fermo o ti affogo» lo minaccio cercando di tirare indietro la gamba a cui é comodamente avvinghiato, mentre lui sorride divertito. Non sembra per niente intenzionato a fermarsi dal trascinarmi in acqua ed infatti in un attimo, mi ritrovo totalmente immersa nel cloro della piscina, costretta a riemergere di fretta per evitare di soffocare.

«Razza di stupido, potevo affogare!» esclamo irritata tossendo per evitare di strozzarmi come pensavo poco fa.

«Almeno sei finalmente entrata in acqua» alza gli occhi al cielo, per niente turbato dalla situazione o dall'occhiata micidiale che gli lancio mentre mi strofino gli occhi e passo le mani sul viso.

«Dai, non prendertela stavo solo scherzando» mi dice con tono leggermente più dispiaciuto quando nota che mi sto allontanando verso il bordo della piscina.

«Mi stavi per far affogare John» ribatto seria, mentre sul suo viso vedo affiorare un sorriso, che gli fa stringere le labbra per evitare che io lo noti, anche se fallendo miseramente.

«Non volevo! Dai, torna qui, l'acqua é stupenda oggi...» fa il broncio avvicinandosi per posarmi le mani sui fianchi sott'acqua, tirandomi a sé e riscaldandomi la schiena col calore del suo petto.

Mi giro verso di lui, trovando il suo viso a pochi centimetri da me, che mi strappa il respiro per un attimo e mi fa il dono di  riacquistarlo solo quando una sua mano mi sfiora il viso per riavviare una ciocca di capelli bagnati dietro il mio orecchio.
Mi aggrappo forte alle sue spalle, prima di spingerlo sott'acqua con tutta la forza che ho, rovinando l'atmosfera romantica che si era creata con quel gesto dolce.

John sbuca fuori dall'acqua prendendo un grosso respiro, mentre, con le mani, si sfrega gli occhi per liberarli dall'acqua in eccesso, scuotendo poi i capelli e schizzandomi di nuovo, nonostante io sia ormai pressocché fuori dall'acqua.

Questo almeno finchè una delle sue mani grandi mi avvolge la caviglia, ritirandomi indietro, sott'acqua.

«Cazzo» mormoro appena risalendo in superficie, sputando tutta l'acqua che ho preso in bocca quando, d'improvviso, mi sono ritrovata immersa.
Il tutto sotto lo sguardo divertito di John, che sghignazza accanto a me.

Uno sguardo molto, ma molto irritato, gli giunge da parte mia, zittendolo subito prima che le sue labbra si stringano di nuovo per celare un sorriso che però, dopo qualche secondo, sboccia per la seconda volta sulle sue labbra carnose.

Mi avvicino al bordo della piscina, controllando di tanto in tanto che non gli venga un altro colpo di genio e cerchi di affogarmi ancora, per poi issarmi sulle mattonelle e sedermici di nuovo, lasciando le gambe a penzoloni in acqua.

«Ammetti di esserti divertita» sorride John appoggiandosi alle mie gambe con le braccia incrociate, guardandomi dal basso mentre muove le gambe sott'acqua per rimanere a galla.

«Oh si, rischiare di affogare in una piscina per colpa di uno stupido coi capelli verdi tinti in effetti era il sogno della mia vita, grazie per avermi aiutato a realizzarlo con la tua generosità» rispondo sarcastica, appoggiandomi sulle mani dietro la schiena per sostenere il peso. Il suo sguardo percorre il mio corpo, avvolto dai brividi, cui attribuisce al contrasto tra l'acqua fredda e i raggi cocenti del sole.

«Non c'è di che» ammicca iniziando a giocare con il laccetto del pezzo di sotto del costume, senza tirarlo. Gli schiaffeggio via la mano, inarcando il sopracciglio con fare fare scettico.

«Giù-le-mani» scandisco prima di farlo allontanare, spingendolo con le gambe.

«Vado a farmi una doccia va» annuncio, vedendolo spalancare gli occhi mentre mi alzo e mi sistemo il costume, per poi incamminarmi verso la sdraio.
Gli schizzi d'acqua prodotti da John quando esce dalla piscina mi fanno girare e notare che mi segue a ruota.

«E tu dove vorresti andare?» lo guardo afferrando il telo dalla sdraio e tamponando un po' i capelli per evitare che gocciolino e formino un lago sul pavimento del salotto, che saró costretta ad attraversare a piedi nudi, rischiando di scivolare e rompermi l'osso sacro a terra a causa del mio essere sbadata.

Maledette ciabatte che dimentico sem0re in camera.

«Andiamo a fare la doccia no?» risponde afferrando il suo asciugamano con un sorriso sulle labbra ed avanzando verso il salotto, prima che la mia mano si posi sul suo petto caldo e tatuato per fermare la sua corsa senza ciabatte.

«Andiamo? Io VADO a farmi la doccia, tu aspetti in camera che io finisca» specifico prima di sorpassarlo, facendogli capire che non ammetto obiezioni al mio comando.

D'un tratto mi sento tirare verso il muro e mi ritrovo spiaccicata contro la parete, intrappolata tra il suo corpo e il cemento delle pareti.

«Dove credi di andare biondina?» sussurra sfiorandomi l'orecchio con le labbra.
Mentre la sua bocca accarezza la linea della mascella ad ogni parola che libera con la sua voce roca, la sua mano si posa sul mio fianco, scoperto dal costume, riscaldandone subito la pelle.

Il mio corpo reagisce da solo al suo tocco, coprendosi di brividi mentre trattengo il respiro, sentendo il cuore battere come se stesse facendo una maratona.
Lui, soddisfatto ghigna a pochi millimetri dal mio viso.

Ed è proprio quel ghigno soddisfatto a farmi riprendere dallo stato di trance in cui stavo cadendo, per l'ennesima volta,  facendomi riprendere le redini del mio cervello che sembrava essere andato in tilt. Lo allontano, spintonandolo fino a riuscire a respirare aria pulita. Aria non satura del suo profumo, che nonostante il cloro della piscina sembra essergli rimasto appiccicato addosso.

«Io vado a fare la doccia» ribadisco indicandomi, al fine che non possa fraintendere le mie parole, «tu fai qualsiasi altra cosa tu voglia fare.»

Distolgo lo sguardo dal suo, che per un attimo, un brevissimo attimo, mi aveva incatenata a sè, e mi incammino verso la mia camera, per prendere il cambio e farmi una doccia rigenerante.

Almeno si spera.

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