Epilogo.

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27 Gennaio 2003
Giornata della memoria
Marsiglia

‹‹ Salve a tutti, il mio nome è Vivian Dumont, e ciò che vi racconterò io è molto diverso da ciò che avete sentito finora dagli altri testimoni. Mio fratello, Nathan Dumont è morto nel 1992, all'età di 69 anni. Nell'ottobre del 1943 mi è stato portato via, è stato internato a Buchenwald.
Mio fratello non era ebreo.
Mio fratello non era un criminale.
Mio fratello non era un soldato francese.
Mio fratello non era uno zingaro.
Mio fratello era omosessuale.

Sapevate che tra il 1933 e il 1945 almeno 100.000 uomini sono stati arrestati con l'accusa di essere omosessuali? E che circa 15.000 hanno finito con l'essere internati nei vari campi di concentramento?

E sapevate che fra le varie categorie di internati, la mortalità degli omosessuali era la più alta con il 60 per cento? La maggior parte
dei quali veniva uccisa durante il primo anno di internamento.

Ma non voglio stare qui a parlare di numeri, io voglio parlare di valori umani.
Oggi è il giorno della memoria, tutti coloro che sono morti in questo terribile conflitto devono essere ricordati. Tutti, sì, anche gli omosessuali. Per anni vi siete dimenticati di loro, non ne avete parlato, non li avete considerati come vittime di questa terribile macchina terroristica.
È per questo che sono qui oggi, se non lo farete voi, lo farò io.
Questo olocausto invisibile, che mi permetto di soprannominare "omocausto" è passato inosservato per troppo tempo, le sue vittime ignorate per molti anni, e i superstiti non aiutati per altrettanto tempo.

Dovete sapere che mio fratello era un superstite. Egli è tra i pochi ad essere riuscito in un'impresa in cui molti hanno fallito ; lui è riuscito ad evadere.
Da Buchenwald ha raggiunto la Svizzera, in una fuga verso la libertà che gli è costata tanto. In quella fuga ha perso l'uomo che amava e che lo ha aiutato a conquistare la possibilità di ricominciare a vivere.
Rifugiato in Svizzera fino alla fine della guerra, è riuscito a tornare a casa solo nel Maggio del 1945. Io lo davo per morto. Ma non ho mai smesso di sperarci. Appena lo vidi gli saltai addosso, gridavo di gioia, ero una ragazzina all'epoca, avevo solo 11 anni. Lui invece sembrava essere invecchiato di un secolo, sembrava una persona diversa.
Era felice di rivedere la sua famiglia, ma non era più lo stesso Nathan Dumont di una volta. Fu solo crescendo che capii che ciò che aveva passato era equiparabile alle pene dell'inferno, se non peggio.
Trovò in me una confidente. L'unica persona che fosse in grado di capirlo in mezzo a tanti sguardi indifferenti o sprezzanti, che non lo consideravano al pari degli altri sopravvissuti.

Nathan perse la capacità di essere felice.
Nathan passava notti insonni.
Nathan ci provò, ma non fu più in grado di innamorarsi di nessuno.
Nei suoi momenti più bui si perdeva nell'oscurità dei suoi ricordi. Diceva di essere morto insieme al suo amato, Ernest Herb, e al suo migliore amico Gilbert Morel.

Ho dedicato la mia intera vita a lui. Non potevo sopportare l'idea di sposarmi, creare una famiglia e farlo sentire ancora più solo.
Ho dedicato la mia intera vita a questa causa, ho combattuto per lui anche quando sosteneva che non ne valeva la pena. E allora mi arrabbiavo. "Vale sempre la pena di battersi" gli dissi una volta.
Ma la verità è che lui era stanco di combattere dopo quella terribile esperienza. Continuava a rimanere bloccato nel passato e non riusciva ad andare avanti. Specialmente dopo la diagnosi del tumore al polmone destro.

Quando vedi e vivi sulla tua pelle cose disumane è questo che succede, rimani marchiato a vita.

Questa è la lotta più importante della mia vita.
Dunque oggi ricordo Nathan Dumont, Gilbert Morel, Ernest Herb e tutte le migliaia di vittime omosessuali. Il mio pensiero va anche agli altri superstiti che non sono riusciti a riprendere la loro vita in maniera dignitosa a causa dell'indifferenza delle persone e degli Stati in primis.

A voi chiedo di essere diversi. Non scordatevi di ricordarli. Ma soprattutto non scordatevi che tutti meritano di innamorarsi, uomini con uomini, donne con donne. Non precludete loro la possibilità di vivere l'amore in libertà e di vivere la vita appieno. Mio fratello avrebbe potuto farlo, se solo voi, componenti della società, glielo aveste permesso, aprendo le vostre menti, e se gli Stati del mondo avessero riconosciuto gli omosessuali come vittime effettive dell'olocausto, offrendo loro degli aiuti, nuove speranze, prospettive di ricostruzione. Tutto questo non è avvenuto. Oggi però intravedo un barlume di speranza, mi dispiace solo che mio fratello non possa vederlo insieme a me.

L'omocausto è reale, ora è visibile, osservatelo, inorriditevi, compatite le vittime e le loro famiglie ma soprattutto commemoratele.››

1943. Tre Passi per Sopravvivere.Where stories live. Discover now