Capitolo 8.

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Nate si guardò intorno.
Osservò il gruppo di ragazzi che avevano viaggiato con lui nel furgone: qualcuno scrutava la scritta stampata sul cancello, come per cercare di capirne il significato; altri guardavano verso il basso, inebetiti.
Altri ancora sospiravano di continuo, come sollevati per il termine del viaggio infinito.

Nate invece era sorpreso. Non riusciva a comprendere: perché tutta questa indifferenza di fronte alle porte dell'inferno?
Neanche Nate sapeva che cosa volesse significare quella scritta. Così come Gilb, e anche il ragazzo che aveva studiato tedesco non sembrava sicuro del significato, aveva provato a tradurre la frase con "A ciascuno il suo" , ma non ne vedeva comunque il senso.

A Nate, così come a Gilb, mancò il respiro di fronte a quelle inferriate infernali.
Mentre la loro anima veniva lentamente divorata dalla disperazione, Nate capì che gli sguardi vacui degli altri esprimevano rassegnazione. Solo un attimo prima di valicare il cancello   capì che la rassegnazione era l'arma migliore da utilizzare affinché l'anima non venisse neutralizzata.
Erano dentro, Nate aveva sentito dire da qualcuno che il solo modo per uscire era dal camino, non diede peso a quelle parole, ma le capì solo in seguito.

I soldati cominciarono a gridare qualcosa in tedesco e a spingere i detenuti in un piccolo caseggiato. Una volta entrati, le porte si richiusero rumorosamente dietro di loro.
Rimasero soli, illuminati solo da una finestrella posta in fondo alla stanza, che era completamente grigia e spoglia, oltre che terribilmente stretta.

-Perché ci hanno chiusi qui? Secondo te che ci fanno ora?- chiese Gilbert a Nate, che però non seppe rispondere.

Nel giro di pochi secondi si creò un gran chiacchierio. Nate poté udire diverse lingue, diversi accenti e diverse voci sovrapporsi le une alle altre.
Tutti si chiedevano la stessa cosa di Gilb. Nate non capiva le altre lingue, ma a giudicare dai toni utilizzati era in grado di cogliere solo domande, e nessuna risposta.

Passarono diversi minuti e nulla accadde. Intanto l'aria all'interno della stanza si stava facendo irrespirabile.
Nonostante il pavimento fosse umido, Nate si sedette, molti lo imitarono.

-Secondo te ci porteranno qualcosa da mangiare?- chiese Nate al suo amico, che facendo spallucce disse: -Lo spero proprio.-

-Certo che ce ne portano!- intervenne il ragazzo francese, Brian, che aveva sentito la domanda. -Se vogliono farci lavorare, devono anche tenerci in forze.-

-Sì, hai ragione.- annuì Nate, rendendosi conto di essersi appena unito al fastidioso coro di voci.

Dopo vari minuti, la porta si aprì, e cinque strani omini fecero il loro ingresso.
Improvvisamente numerose domande cominciarono a piovere addosso a questi, che si limitarono a guardare i loro interlocutori, senza rispondere.
Indossavano una tuta a righe grigie e bianche, in prossimità del cuore vi era cucito un triangolo nero. La testa era coperta da un cappello, anch'esso nero, e portavano in mano strani aggeggi.

Senza neanche realizzare ciò che stava accadendo, nel giro di pochi minuti tre ragazzi belga e due spagnoli si ritrovarono con la testa completamente pelata e senza barba.
Quando Nathan capì che a lui sarebbe toccata la stessa sorte, si chiese se conciato in quel modo sarebbe risultato ridicolo. Ma soprattutto, osservando le espressioni degli altri si chiese se fosse doloroso. Infatti, gli uomini con la tuta a righe tagliavano i peli del viso con scatti rapidi, sembravano quasi violenti.

Quando fu il suo turno, Nate sospirò e si fece avanti. Sentì le cesoie rigargli la testa e poi il viso, provò un leggero dolore, ma nulla di più.
-Certo che stai proprio bene così.- disse Gilb, che in qualche modo aveva trovato il coraggio di scherzare.

-Tu non starai meglio di me.- ribatté Nate.

I cinque omini sparirono senza dire nulla, lasciando il gruppo in quella stanza sporca, umida e ricoperta di capelli di diversi colori.

Dopo pochi minuti, entrarono un ufficiale e due soldati, che spinsero fuori dalla stanza tutto il gruppo. Li condussero in una sala abbastanza grande e illuminata.
L'ufficiale tedesco sbraitò all'improvviso, aveva dato un ordine.
Brian tradusse :- Dice che dobbiamo spogliarci e mettere i nostri vestiti in quell'angolò lì, mentre le scarpe in quell'altro angolo. A quanto pare ci daranno vestiti nuovi.-

Nate, inizialmente un po' perplesso, si tolse tutti gli indumenti e li ripose dove richiesto.
In quel momento, migliaia di domande vennero rivolte all'ufficiale. -Ce li ridarete? Non possiamo tenerli? Possiamo tenere solo le scarpe?-

A tutte le domande, l'ufficiale, con un viso che esprimeva disprezzo di fronte ai corpi nudi di altri uomini, rispondeva con un secco -Nein!-

Il freddo cominciava a farsi sentire e tutti si coprivano come potevano.
Nate vide due ragazzi che per riscaldarsi stavano abbracciati. Tremavano, uno di loro aveva il volto color porpora, prossimo allo svenimento.
Quando anche l'ufficiale li vide si avvicinò con passo svelto da loro e li colpì. Uno ricevette un pugno in pieno viso, l'altro venne spinto a terra e preso a calci ripetutamente. I due soldati accorsero ridendo come due bambini, e aiutarono il loro comandante, tenendo fermo il povero ragazzo che si dimenava.
L'azione durò qualche minuto. Tutti guardavano la scena esterrefatti. Nate, così come gli altri, provò una gran rabbia. Avrebbe voluto intervenire ma sapeva che non sarebbe servito a nulla.

Il corpo del ragazzo malmenato venne trascinato fuori dalla stanza. Nate non riuscì a capire se questo fosse ancora vivo o meno.

Nathan non aveva mai provato una sensazione del genere. Si sentiva terribilmente umiliato. Non era stato spogliato solo dei suoi vestiti, ma anche della sua dignità. Qualsiasi azione "azzardata" avrebbe potuto portare alla violenza. La consapevolezza di questo, rese l'imbarazzo di quel momento il male minore.

Ad un tratto, un uomo con la tuta a righe entrò, e con una scopa spazzò via tutte le scarpe, mescolandole tutte. Questo suscitò un mormorìo di preoccupazione tra i detenuti. Come avrebbero fatto a ritrovare le loro scarpe in mezzo a un mucchio disordinato?

Subito dopo, lo stesso uomo distribuì delle tute a righe, proprio come quella che lui stesso portava.
Nate la indossò frettolosamente, li avevano lasciati in balìa del freddo troppo a lungo. Stava letteralmente congelando.
Una volta indossata, Nathan notò che nella sua tuta e in quella dei suoi compagni non era cucito un triangolo nero, ma rosa.

Nate non impiegò molto tempo prima di capirne il motivo. Quale miglior colore del rosa per indicare gli omosessuali?

Osservò Gilb, e si rese conto che ora non era molto diverso da lui. Ora erano uguali. Lo erano tutti. Non avevano più alcun elemento che li potesse contraddistinguere.
L'unica cosa che avevano di diverso era il nome. Di certo Nate non si aspettava che gli avrebbero tolto anche quello.

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Salve a tutti! Sono tornato e spero di essermi fatto perdonare con questo capitolo!
So di essere stato un po' assente e vi chiedo perdono :c

Vi volevo dire un'altra cosa :
QUESTA STORIA HA VINTO LA CATEGORIA "APRIPISTA(Trailblazers)" DEGLI WATTYS 2016! 🏆🏅🎖

Volevo condividere con voi la mia gioia anche perché non posso farlo con nessun altro lol.

Io perciò ringrazio tanto tutti coloro che mi seguono e che leggono le mie storie! GRAZIE GRAZIE GRAZIE :D

Alla prossima! ❤️

1943. Tre Passi per Sopravvivere.Where stories live. Discover now