Capitolo 1.

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-Hey Nate! Svegliati!-
Sua sorellina irruppe in camera sua. 
Nate si svegliò di soprassalto. -Oh no! Ora mi alzo!- e balzò giù dal letto. Gli girava ancora la testa dalla notte precedente. Anche oggi Nate poteva udire la monotona e fastidiosa vocina robotica della radio, così chiuse la finestra.
Sua sorella Vivian gli passò l'uniforme e mentre Nate si vestiva lei cominciò a pettinarlo.
Vivian aveva dieci anni, ed era molto premurosa nei confronti di suo fratello. Non aveva mai conosciuto suo padre e per questo lo trattava come tale.
Con i suoi vispi occhioni blu e i suoi capelli color mogano accuratamente raccolti in due lunghe trecce, Vivian pareva essere una bambola di porcellana.

-Grazie Vivian.- disse Nate dandole un bacio sulla guancia destra.

-Non fare tardi!- gli raccomandò lei. A Vivian piaceva imitare sua madre.

-Farò presto! Aspettatemi per pranzo!-

Nonostante le cure della sua dolce sorellina, anche oggi Nate arrivò in ritardo.
Una volta arrivato vide Gilbert che riempiva la propria borsa di lettere.
-Qualcuno oggi si è svegliato tardi?- esordì l'amico divertito.

-Hey sta' zitto, è tutta colpa tua! Non avrei dovuto bere quella roba.-
gli rispose Nate dandogli una pacca amichevole.

Gilbert rise ancora. -Ti aspetto qui, facciamo un pezzo di strada insieme!-

Nate annuì per poi entrare in ufficio a prendere le lettere da consegnare.
Gilbert non era solo uno dei suoi migliori amici, era anche un suo collega.
Avevano la stessa età ma Gilbert dimostrava almeno cinque anni di più per via dei pochi capelli deboli e sfibrati che gli rimanevano.
"Gilb" come lo chiamavano i suoi amici, era un ragazzo solare, vivace e imprudente.
I due custodivano a vicenda il segreto dell'altro.
Nessuno avrebbe dovuto scoprire la loro omosessualità, le conseguenze non sarebbero state piacevoli.

Nate aveva il privilegio di sapere. Il suo lavoro lo metteva a contatto con molte persone della sua città. E tra pettegolezzi e dicerie tra colleghi, si scoprivano cose inimmaginabili.
Per esempio, Nate non poté credere che la signora Dubois, una dolce vecchina del centro, forniva indirizzi ai nazisti in cambio di una somma di denaro non irrilevante.
Madame Dubois solitamente offriva the e biscotti a Nate, e lui chiaramente non rifiutava, soprattutto quando si svegliava tardi e non aveva il tempo di mangiare a casa sua. Dietro la bontà e la dolcezza di quella vecchia si nascondeva un mostro, un giustiziere. E ora che Nate lo sapeva rifiutava i suoi inviti.
Nate rabbrividiva al pensiero di tutte quelle famiglie ebree vendute ai nazisti da una stupida vecchia. Non c'era da sorprendersi se le lettere che le arrivavano avevano uno strano sigillo e una strana consistenza.
Sì, Nate non avrebbe dovuto badare a queste cose, curiosare nella posta degli altri non faceva parte del suo lavoro. Ma ora che sapeva la verità non poteva non farci caso. E chissà quante altre persone a Marsiglia praticavano questo sporco mercato. A Nate parve inconcepibile che alcune persone arrivassero a vendere delle vite pur di migliorare la propria.

-La sai l'ultima?-
Gli chiese Gilbert mentre pedalavano uno di fianco all'altro.

-No, dimmi.-

-Alcune SS stanno venendo qui, a Marsiglia.-

-Le SS? Nah, non ci credo. Cosa vorrebbero mai da queste parti?-
Nate credeva che quella di Gilbert fosse solo l'ennesima voce di corridoio messa in giro da Theo, un loro collega, che era sempre terrorizzato dai nazisti, seppur lui non avesse nulla da nascondere.

-Theo dice di averlo sentito dire alla radio questa mattina, secondo lui è una fonte attendibile...-

-Theo? Lo ha detto lui? Come immaginavo. Non ascoltare una parola di quello che dice. Lo sai com'è fatto.-

Gilbert sembrò pensarci su un attimo. Poi sospirò. -Hai ragione. È che dopo ieri notte ho paura.-

Anche Nate aveva paura. Era da anni che non andava in un locale gay. Durante la guerra però aveva capito che Marsiglia non era la meta di interesse dei tedeschi, come poteva essere invece Parigi. Per questo la sera precedente non se n'era preoccupato tanto.
Per contro, gli informatori dei nazisti potevano essere d'ovunque, e spesso erano le persone più impensabili.

-A proposito, chi mi sono fatto?-

Gilbert scoppiò a ridere fragorosamente. -Non dirmi che non te lo ricordi!-

-Beh, sai, qualcuno mi ha fatto bere un po' troppo.-

-Non ho idea di come si chiami, ma era davvero un bel pezzo d'uomo! Non riusciva a tenere le mani a posto, ti toccava di continuo e tu lo respingevi, alla fine lo hai convinto a uscire fuori.-

-Oh sì, è vero.- Nate rise sfoggiando uno dei suoi sorrisi più genuini. Poi tornò serio, pensando al rischio che aveva corso. -Spero davvero che non ci abbia visto nessuno.-

-Lo spero anche io.- disse Gilb.

Mentre pedalava, tiró fuori dalla tasca l'itinerario.
-Io devo andare di qua, ci vediamo Gilb.- lo salutò Nathan prendendo la sua strada.
Oggi sarebbe dovuto andare a casa di Madame Dubois. Ogni volta che si avvicinava alla sua grande villa lussuosa Nate rabbrividiva. Pensare che quella casa era stata arredata a costo di vite innocenti lo faceva star male. Per questo, da ormai un mese, quando gli capitava tra le mani quella busta sigillata con una certa cura e dalla strana consistenza, la gettava nel fiume lì vicino. Sapeva che lì dentro c'erano i soldi, e l'ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato consegnarglieli.
Nate si era messo d'accordo con i suoi colleghi. Nessuno le consegnava più i soldi. Tranne Theo, certo, lui non voleva rischiare.

Ad ogni modo, tutti erano sospettabili. Non che a Nate importasse, era alla ricerca di un altro lavoro molto più redditizio, e presto avrebbe abbandonato la vita da postino.

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Piccola noticina per chi non lo sapesse.
Per 'SS' si intende "squadre di protezione" (dal tedesco Schutz-Staffleln).

Era un'organizzazione del partito nazista tedesco, che si impegnava a far rispettare le norme imposte.

Le SS venivano poste anche nei campi di concentramento(o Lager) per assicurarne l'ordine al suo interno!

Detto questo, buon proseguimento.
Bye  💝

1943. Tre Passi per Sopravvivere.Where stories live. Discover now