Capitolo 2.

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Nathan si avvicinò alla sponda del fiume Huveaune, in una zona lontana da occhi indiscreti, coperta da due grandi salici. Ed era proprio in quel punto, nascosto dalle lunghe lacrime verdi e ondulate dei salici, che Nate soleva gettare i soldi della signora Dubois.
Dopo essersene liberato, andò a casa della vecchia e imbucò, senza bussare, le altre buste, quelle innocue. Bollette, suppose Nathan.

Nathan fece per andarsene ma la porta si aprì di scatto, e dietro di essa comparve la figura gracile e smagrita della vecchia.
Che fosse rimasta dietro la porta ad aspettare?
Con le buste in mano guardò Nathan dritto negli occhi. -Buongiorno caro Nate.- disse con voce roca ma dolce.
-Non c'è un'altra busta per me?-

Nathan fece finta di controllare. -Mi dispiace, niente di niente.- fece spallucce. -Buona Giornata.- disse per poi voltarsi e andar via.
Si aspettava che lo invitasse a entrare, per la solita colazione, ma non lo fece.
Certo, ora che non la pagavano più non aveva più senso far entrare in casa sconosciuti per estrapolare informazioni.

Fu una mattinata lunga ed estenuante. Le consegne erano parecchie e quando finì era già l'una di pomeriggio. Ora Nate aveva solo voglia di tornare a casa da sua madre a dalla sua dolce sorellina Vivian.
In prossimità dell'ufficio postale vide Gilbert, fermo sulla sua bici. Aveva un'aria preoccupata.

-Hey, che fai qui?- gli chiese Nathan fermandosi al suo fianco.

Gilbert sussultò, spaventato dall'arrivo improvviso dell'amico. Gli occhi già scuri di Gilb non erano mai stati così cupi.
-Guarda un po' il giardino dell'ufficio postale.-

Nate guardò. E subito un brivido gli percorse la schiena.
-S...s...sono loro.- balbettò Nate senza togliere gli occhi da quelle auto nere come la pece. Non si vedevano auto così a Marsiglia. C'era solo una spiegazione.

-Già. Theo aveva ragione.- disse Gilbert.

Avere a che fare con le SS non era cosa da poco. Se sono venuti qui, dev'esserci un motivo ben preciso.

-E se non entrassimo?- chiese Nate a Gilbert.

-Vuoi scappare? Pff.- sbuffò Gilb. -Se non hanno sospetti su di noi, scappando capiranno subito che abbiamo qualcosa da nascondere.-

Nate si sentì stupido per non averci pensato prima. Effettivamente non avevano scelta.

-Entriamo, diamo loro quello che vogliono e speriamo non siano qui per noi.- concluse Gilb.

Nate annuì.
I due presero un respiro profondo e si diressero verso l'entrata.

Due soldati erano di guardia nel cancello di ingresso.
Altri due alla porta principale. Mentre passavano, Gilb e Nate si sentivano i loro sguardi ostili addosso.
Li lasciarono entrare senza dire una parola.

Quando la porta si chiuse dietro di loro, altri due soldati gli vennero incontro e li fecero sedere in una panca. Nate pensò di non aver mai visto l'ufficio postale così affollato.
I suoi colleghi erano tutti seduti lì. Silenziosi e seri come non lo erano mai stati, si lanciavano occhiate interrogative a vicenda. Nessuno capiva cosa stava accadendo e per quale motivo questi individui fossero lì, ma nessuno si azzardò comunque a fare domande.
Nella panca di fronte a quella di Nate, c'era Theo, visibilmente agitato.
Si guardava nervosamente attorno e si mordeva il labbro inferiore. Le gambe andavano su e giù rapidamente con ritmo irregolare.
"Perché ha così paura? Non ha nulla che a loro interessi." Pensò Nate. "Non è né ebreo ne omosessuale. Vorrei avere io una coscienza pulita come la sua."
A Nate faceva davvero innervosire il fatto che uno come Theo provasse terrore senza motivo. Infondo si sentiva uno stupido per averlo deriso quella mattina, avrebbe dovuto ascoltare ciò che diceva. Il fatto che quello sciocco ragazzino avesse ragione lo irritava ancora di più.

Anche Nathan era in preda all'ansia, ma cercava di non darlo a vedere.

Nella stanza c'erano innumerevoli soldati, Nate non riuscì a contarli. Non che volesse farlo, sapere quanti erano avrebbe solo incrementato la sua angoscia.
Erano tutti uomini tarchiati, alti da far spavento. La maggior parte di loro indossava un'uniforme verde abete. La casacca non solo era intarsiata di bottoni argentati, ma anche di spille varie al livello del petto. Secondo Nate, più spille avevano più alto era il loro grado militare.
A creare un forte contrasto con il verde scuro era la classica fascetta di colore rosso posta appena sotto la spalla sinistra, dove vi era raffigurata la svastica nazista. Anche nel cappello c'era lo stesso simbolo e al di sotto dell'ampia visiera, gli occhi di quegli omoni erano quasi tutti azzurri e vacui. Non lasciavano trasparire un minimo di umanità.
Nate era bravo a leggere negli occhi delle persone, ma con questi, o per paura o per mancanza di volontà, non ci riusciva proprio.

Alcuni passeggiavano per la stanza guardandosi intorno. Altri chiacchieravano in un angolo e altri ancora stavano immobili, come statue.

D'improvviso la porta dell'ufficio del signor Roux, titolare dell'edificio, si aprì e insieme a lui uscirono altri due uomini. Anche questi avvenenti, ma conciati in maniera diversa. Portavano una giacca nera e lunga fin sotto le ginocchia, e un cappello grande e rotondo, anch'esso nero.

Il capo di Nate, il signor Roux, si mise al centro della stanza e parlò ai suoi dipendenti con fare incerto e goffo.
-R...ragazzi, l...l...loro sono SS e sono venuti qui per avere delle infor...ma...zioni. Fornite loro tutto ciò che vogliono sapere e poi sarete liberi di anda...anda...re.-
Nate provò pena per quel pover'uomo, sicuramente non si aspettava un incursione del genere sul suo posto di lavoro.

Uno degli uomini in nero fece un passo avanti, guardò tutti i giovani postini da capo a piedi. Infine indicò Theo, che sbiancò dalla paura.

Due soldati si fecero avanti, afferrarono Theo per le braccia e lo portarono fino all'ufficio del signor Roux.

Non appena la porta si chiuse, Gilb sussurrò qualcosa.
-Pssst. Hey! Capo!- lo chiamò.

Il Sig.Roux che intanto passeggiava nervosamente per la stanza si avvicinò.

-Cosa c'è Gilbert?-

-Quegli uomini in nero, sono della Gestapo, non è vero?-

Il signor Roux si guardò intorno prima di rispondere. -Sì, credo.-

Se Gilb non l'avesse detto, Nate non ci sarebbe mai arrivato. Quindi quel che si diceva era vero, gli uomini della Gestapo si differenziano dagli altri per i loro abiti neri.

-La polizia segreta nazista qui? Cosa potrebbero mai volere?- intervenne Nathan bisbigliando.

-Solo indirizzi, credo.-

-Perchè sono venuti proprio da noi?- gli chiese ancora Nathan. Avevano già i loro informatori a Marsiglia, non potevano pretenderne degli altri.

-Chi meglio di voi conosce gli abitanti di questa città? Li vedete ogni giorno. Siete le persone adatte per dare informazioni, credo. Stando a quanto mi hanno detto lo stanno facendo in ogni ufficio postale di tutte le grandi città francesi.-

Nate e Gilb tirarono un sospiro di sollievo. Ciò che aveva detto il loro capo aveva un senso. Ora era certo: non stavano cercando loro.
D'altro canto, Nate non voleva vendere ai nazisti delle vite innocenti come faceva Madame Dubois. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Nate era a conoscenza di molti ebrei che andavano in giro con documenti falsi. Alcuni di loro erano suoi amici e non li avrebbe mai traditi.
Nate non aveva dubbi, quando sarebbe arrivato il suo momento avrebbe mentito.

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Altra piccola nota!
La Gestapo era la polizia segreta di stato della Germania Nazista!
Sempre meglio precisare!

Bye💕

1943. Tre Passi per Sopravvivere.Where stories live. Discover now