Capitolo 20. Secondo Passo. Parte 1.

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Nate giaceva in un angolo all'interno del casolare. Si era convinto che l'unico modo per far passare i tre giorni il più velocemente possibile fosse dormire. Nonostante la paura di essere scoperto, se c'era una cosa che a Nate non mancava di certo, era il sonno. Se le giornate da detenuti erano un vero e proprio inferno le notti potevano essere ancora peggio, soprattutto per lui che ogni notte si costringeva a restare sveglio per cercare di mandare giù silenziosamente qualche boccone di cibo che gli portava Ernest, senza essere visto.  

Se fino al giorno precedente per Nate era difficile chiudere occhio, ora poteva dormire. Poteva finalmente riposare i muscoli dopo il lavoro logorante dei giorni scorsi. 

Nate aveva perso la cognizione del tempo. Dalla luce che penetrava flebile dai fori sul tetto poteva capire se era notte o giorno, ma non poteva sapere quanto tempo aveva effettivamente trascorso lì dentro. Sentiva però il suo stomaco vuoto reclamare cibo, Ernest non era ancora tornato da lui. 

Nate si chiese cosa stesse succedendo lì fuori, come avevano reagito le guardie alla scoperta della sua sparizione? Cosa stava facendo Ernest?
Soffocò quei grigi pensieri e dormì ancora.

Si risvegliò di soprassalto, c'era qualcosa che lo stava tormentando, qualcosa alla quale aveva pensato solo ora: Come avrebbe fatto Ernest a farla franca se le altre SS sapevano che lui era in turno di guardia quando Nate è scappato? 
Lo avrebbero sicuramente punito, torturato, forse ucciso. Nate non riuscì più a trovare pace. Alzò lo sguardo verso il tetto, non penetrava alcuna luce, doveva essere notte fonda.
Si agitò, cominciò ad ansimare, soffocò grida di inquietudine, di rabbia, di disperazione.
Ernest era stato catturato e lui sarebbe rimasto lì, al buio, fino a quando non sarebbe morto di fame. 

Nate si alzò e cominciò a spostarsi alla cieca da una parte all'altra della claustrofobica stanza, come se questo servisse a calmarlo. 

Sferrò pugni e calci al vuoto, talvolta al muro, stremato si accasciò nuovamente in un angolo.
L'angoscia si era impossessata di lui. 

Nate riaprì gli occhi, aveva dormito ancora? Non riusciva a vedere molto, era tutto sfocato, le orecchie gli fischiavano, sembrava essere entrato in uno stato di incoscienza, lo stesso in cui era entrato Brian. 
Nate intravide una luce bianca provenire dall'alto, e poi vide qualcosa che lo turbò, delle macchie color verde scuro venire verso di lui. 

Nate spalancò gli occhi e strisciò indietro da quella figure terrorizzato, mentre prendevano sempre più forma. 

Una delle due SS prese con forza il braccio di Nate e gli tirò sú la manica. Sentì una voce risoluta dire " 198 021, è lui!" .

Nate guardò in faccia la SS che gli stringeva il braccio. Era un uomo grosso, sudato, furibondo. Spostò lo sguardo sulla SS al suo fianco e subito gli mancò il fiato. Era Ernest. 

La SS lo tirò su con violenza ma a Nate cedettero le gambe e ricadde a terra, con gli occhi fissi su di Ernest. Nate sentì che in quel momento il suo sguardo era identico a quello del suo amico Gilb poco prima di morire. 

La SS non fece neanche in tempo a mettere nuovamente le mani su Nate che un coltello lungo almeno 20 cm spuntò sotto la sua gola, tagliandola di netto. L'uomo cadde a terra sotto lo sguardo sconvolto di Nate. 
Ernest, che aveva sfoderato il coltello dietro il suo collega, lo aveva colto di sorpresa e lo aveva messo fuori gioco. 

Ernest buttò il coltello a terra e si precipitò su Nate, che ancora osservava intimorito il corpo esanime della SS. 
-Sono qui, te lo avevo detto che sarei tornato.- lo abbracciò e lo strinse forte a se. 

Nate scoppiò in un pianto che esprimeva rabbia, dolore, spavento e gioia allo stesso tempo. 
-Credevo mi avessi tradito, che sarei morto qui dentro.-  Si aggrappò a lui come non aveva mai fatto prima. 

-Non ti tradirò mai Nathan. Tu sei l'unico essere umano rimastomi caro per cui rischierei la vita. Non ho più nessuno qui, se non te. Per me tu conti moltissimo, mettitelo in testa.-

Nate, bagnato di lacrime e sporco di sangue, cercò di ricomporsi. 

-Puoi stare tranquillo ora. Tieni, devi mangiare.-  Ernest gli porse un sacchetto con del cibo dentro, Nate lo agguantò e cominciò a mangiare voracemente.

-Devi scusarmi Nate, mi è stato impossibile venire prima dello scadere dei 3 giorni.- 

Nate era sgomento. -Quindi sono già passati?-

Ernest annuì. -Ho avuto un po' di problemi lì fuori.-

Nate aveva tante domande, a cominciare dal cadavere della SS ai suoi piedi, voleva sapere perché lo aveva condotto lì. Decise però di cominciare dalla domanda che lo aveva tormentato e fatto impazzire di recente. -Non hai avuto conseguenze ? Voglio dire, avranno incolpato te per la mia scomparsa..eri di guardia!- 

-No, a me non è successo nulla. Ricordi il tizio con cui ho fatto a botte per riuscire a prendere tutti i suoi turni nella tua baracca di nascosto? Oskar Braun? Ecco, lui sulla carta era in turno, non io. La mattina, quando si sono accorti che non eri presente all'appello sono andati a cercarti. Due SS hanno fatto un giro di ricognizione e hanno trovato una giacca lacera nei pressi della rete elettrificata a nord del campo, la tua giacca. L'ho sistemata personalmente la notte della tua presunta fuga all'esterno. Tutti si stanno chiedendo come tu abbia fatto a superare la rete senza rimanere folgorato, ma la giacca con il triangolo rosa sul posto in qualche modo li ha convinti, hanno pensato che in quella zona la rete sia difettosa, la voce si sta spargendo tra i detenuti nel campo, e ora la maggior parte delle vedette si è spostata lì, il che è un bene, perché noi usciremo dalla rete a sud del campo.- 

Nate era sorpreso. Ernest aveva pensato a tutto questo? 
-E che ne hanno fatto di Oskar Braun?- 

-E' stato giustiziato proprio questa mattina. E' stato accusato di tradimento, pensano sia stato lui ad aiutarti. Quando hanno realizzato che eri scomparso sono andati a controllare chi fosse in turno, e c'era il suo nome. Perciò sono andati dritti da lui e hanno cercato di farlo confessare.-

-E lui non ha nominato il vostro accordo? Non ha detto di averti ceduto tutti i suoi turni dopo la lite?- 

-Lo ha fatto, certo, per questo ho avuto un po' di problemi e non sono riuscito a venire qui per portarti del cibo. Mi sorvegliavano. Alla fine però non hanno creduto alla sua versione.-

-Come sarebbe non gli hanno creduto? E' stato così facile?- Nate era incredulo.

Ernest sospirò, quasi come se quello che stava per dire lo infastidiva.
-Dal momento in cui era mio padre quello che lo ha interrogato, sì. Mio padre sa che io e Oskar ci siamo sempre odiati, sono riuscito a fargli credere che Oskar avesse architettato tutto per incastrarmi e farmi giustiziare. Un duro affronto al cognome della nostra famiglia alla quale mio padre tiene tanto. Perciò alla fine ho vinto io.- 

Nel tono di voce di Ernest non c'era orgoglio, e il suo viso non esprimeva fierezza per l'azione compiuta e riuscita con successo. 
Nel suo volto c'era piuttosto vergogna e Nate la colse. Ernest si voltò verso il cadavere, e lo guardò con amarezza. Per arrivare fino a quel punto erano morte non una, ma due persone. Sapeva di essersi spinto veramente oltre ogni limite per tentare la fuga, ma ormai erano arrivati fino a quel punto e dovevano andare avanti.

-Ora ti ripulisco, devi essere asciutto per quello che stiamo per fare.- 
Ernest tirò fuori un fazzoletto e lo passò lievemente sul viso di Nate, per asciugare il sangue della SS che gli era finito addosso.

-Perché sei venuto qui con lui?- Nate, col boccone pieno, indicò il corpo della SS.

Ernest smise di passargli il fazzoletto di stoffa sulla fronte, la accarezzò e vi posò dolcemente le labbra, che schiuse per dargli un bacio.
Prese il viso di Nate tra le mani e bisbigliò -Lui, Nate, é la nostra via di fuga.-

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Eccolo qui.  💕 (Avevo allegato una canzone ma a quanto pare non si sentiva, ti ringrazio Wattpad per i tuoi bug🙄)

Alla prossima! 




1943. Tre Passi per Sopravvivere.Where stories live. Discover now