Twenty Six

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Sono sempre stata una ragazza che sta sulle sue. Preferisco stare da sola. Forse perché non riesco ad affezionarmi oppure perché alla fine non ho realmente bisogno di qualcuno che mi stia affianco.

In questi ultimi anni ho imparato a cavarmela da sola,non avevo più nessuno vicino,ho perso ciò che mi proteggeva, e ho dovuto proteggermi da sola,a volte anche da me.

Ho avuto paura di stare da sola con me stessa,si può sembrare strano, lo so. Ma mi terrorizza la sensazione di poter sentire il mio dolore di nuovo,mi travolgeva ogni giorno,ogni ora,ogni minuto...

Cerco sempre di riempirmi le giornate così da pensare ad altro,così da portare la testa da un altra parte,un po' come premere un piccolo interruttore nella mia testa e stare nel buio

Ogni volta che un bambino cade,per rialzarsi piange e urla il nome dei genitori,io sono caduta nel baratro del dolore e non ho avuto nessuno a cui aggrapparmi,a cui chiedere aiuto

Odio dipendere da altri,odio relazionarmi con persone che sai non staranno per sempre,nessuno resta,tutti alla fine ti lasciano da sola e tu non puoi far altro che abituarti

Odio dovermi aggrappare a qualcuno perché alla fine molla la presa e tu ti ritrovi a cadere di nuovo,facendoti più male

"Svegliati!" Ronnie continua a scuotermi per svegliarmi

"Un minuto" le dico e mi metto il cuscino sopra la testa per coprirmi dai raggi del sole provenienti dalla finestra

"Dobbiamo andare a scuola Ariel!" continua e io sbuffo pesantemente
Mi alzo stiracchiandomi e noto che lei già si è vestita

"Alzati io vado a preparare la colazione" alza la voce dal fondo della stanza e va al piano di sotto. Non ho chiuso occhio tutta la notte

Mi alzo e vado in bagno dopo essermi velocemente vestita. Come sempre i capelli non collaborano perciò li lego in una crocchia disordinata.

Mi lavo la faccia con dell'acqua fredda e mi appoggio al lavandino guardandomi allo specchio.

Profonde occhiaie contornano i miei occhi dal mancato sonno ma non me ne curo particolarmente

Scendo velocemente al piano di sotto. Il salotto è completamente in ordine come se ieri non fosse successo nulla.

Adrian sembra scomparso,di lui nessuna traccia

Se ti avesse sparato in un organo vitale?"

"Sarei morto"

"Perché sembra che non ti cambierebbe nulla se morissi?"

"Perché è così"

Ciò che è successo ieri notte e la nostra conversazione continua a ripetersi nella mia testa.

Lui non sembrava minimamente spaventato di avere una pistola puntata in testa.

È sembrato come se per lui la differenza tra il morire e il vivere fosse quasi minima,come se a lui non cambierebbe nulla,come se non avesse nessuno per cui vivere.

Sento delle urla provenienti dalla cucina e non appena mi avvicino Bryan e Ronnie si ammutoliscono.

Quest'ultima ha gli occhi gonfi,stava piangendo.

"Buongiorno dormigliona ti ho preparato il caffè" dice Ronnie cercando di alleviare la tensione creatasi nella stanza e io mi siedo nello sgabello vuoto davanti ai due fratelli

"Dov'è Adrian?" chiedo a Bryan che sta mangiando i cereali

"Probabilmente è andato via presto,non l'ha visto nessuno nei paraggi" si passa una mano sei capelli Bryan passandosi

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