Capitolo Trentadue

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Aida correva per le stradine di Argos, cercando di arrivare il prima possibile da Leo, ovunque il ragazzo fosse.
Era veramente difficile muoversi e orientarsi con i palazzi che crollavano e il fuoco che divorava ogni cosa. Più di una volta la ragazza aveva dovuto cambiare strada o rischiare di bruciarsi per proseguire.
Quando era a poca distanza dal centro di Argos era in una stato pessimo: i capelli legati disordinatamente dietro la nuca ricadevano sporchi di sudore, cenere e sangue sul viso deturpato da qualche cicatrice della romana, il rossore delle guance coperto da chiazze di terra e sangue secco, non necessariamente suo. Le braccia e le gambe erano ridotte altrettanto male, piene di sangue e graffi. Le ginocchia erano completamente sbucciate e una delle due sanguinava ancora, facendo cadere goccioline scarlatte sui sandali mezzi distrutti.
L'armatura era ancora in buone condizione, eccezion fatta per una leggera ammaccatura su un lato e qualche cinghia un po' bruciacchiata e anche la veste sotto di essa era solo sporco, ma ancora integro.
Aida sbucò finalmente nell'ampio spazio aperto, due strade rubate entrambe da soldati della fazione opposta scintillavano di sangue scarlatto nelle sue mani. Gli occhi della ragazza brillavano di una luce omicida, l'idea che Leo potesse essere ferito o morto la rendeva inarrestabile e vendicativa.
Ma non c'era alcuna minaccia lì, solo macerie di quello che era stato un arco di trionfo, uno scudo ammaccato e...
-No...- mormorò Aida, vedendo il corpo ormai senza vita del re a terra, poco distante dalle macerie dell'opera che aveva sempre affascinato la ragazza.
Dall'altra parte della pizza, un corpi interamente carbonizzato e irriconoscibile giaceva a terra, qualche fiamma che ancora ardeva sulla sua pelle nerastra.
Se aveva preso fuoco ed era morto, di sicuro non era Leo. La cosa la tranquillizzava, ma era ancora allarmata: dov'era quindi il principe?
-Leo?- chiamò ad alta voce, avvicinandosi alle macerie e guardando intorno a sé, alla ricerca del ragazzo che più aveva cuore in quel momento.
Un forte colpo di tosse le diede un barlume di speranza e la figlia di Giove lasciò cadere una spada, infilando la seconda nel fodero così da riuscire a correre verso la direzione da cui era venuto il suono.
Nel mentre, Leo stava riaprendo gli occhi, vedendo un cielo grigio sopra di sé, contornato dai profili sfocati di edifici familiari.
-Leo?
Una voce lontana gli arrivò alle orecchie e il suo cervello sembrò riprendere a funzionare.
Tento di chiamare il nome di Aida, ma ne uscì solo un violento colpo di tosse.
Sentiva un male lancinante al fianco e alla gamba sinistra, incastrata sotto un masso, ma era ancora vivo. E anche Aida lo era.
Il principe tentò di mettersi seduto, nel medesimo momento in cui la ragazza entrava nel suo campo visivo.
-Leo!- esclamò lei, la voce che tradiva enorme gioia, correndo ad inginocchiarsi al suo fianco.
-Leo devi alzarti!- lo chiamò lei sbrigativa, cingendogli la vita con un braccio e aiutandolo ad alzarsi, liberandosi anche del masso che bloccava la gamba ferita.
Ma Leonidas non riusciva a muoversi, sentiva la forza farse sempre più lontana, un dolore lancinante al fianco gli impediva anche solo di pensare di camminare.
Mentre tentava di chiamare la ragazza, sentì un rivolo di sangue scendergli lungo l'angolo della bocca.
Non era affatto un buon segno.
Le sue ginocchia si piegarono e finì nuovamente in terra.
-Aida...- gracchiò, la gola irritata a causa di tutto il fumo inalato.
-Leo devi alzarti, dobbiamo andarcene.
-Aida no. Non posso.- ripeté lui, sentendo tutto il corpi tremare.
Aveva fatto una sciocchezza, si era lasciato andare alla vendetta e aveva bruciato Atlante fino all'ultimo capello, rimanendo così debole e distrutto, tanto da non riuscire ad evitare la frana del palazzo al quale si era appoggiato per riprendersi, rimanendo schiacciato sotto i detriti.
-Smettila di dire scemenze. Forza, alzati.- rispose in tono rabbioso la ragazza.
Leo si attaccò all'armatura di Aida, così da riuscire a guardarla negli occhi castani quella che lui credeva sarebbe stata l'ultima volta.
-Aida vai. Io non ce la farò.- biascicò, perdendosi come d'abitudine nelle iridi scure della ragazza amata.
-Smettila!- gridò, la voce che tremava di quella che, ora me ne prendevo conto, non era rabbia ma terrore mascherato. -Io non me ne andrò da qui senza di te!
-Aida...
Un forte boato scosse il terreno, facendo crollare il tetto di un edificio nell'interno di esso.
Leo guardò la città ormai completamente avvolta dalle fiamme, gli occhi arrosati dal fumo.
-È tutta colpa mia...
La romana strinse la presa sulla sua vita, sollevandolo di un poco dal terreno.
-Il re è morto, l'esercito è bruciato nel tentativo di fermare l'avanzata nemica, Festus è stato manomesso da una ninfa mandata da Calipso e ha devastato la reggia...- disse la ragazza. All'ultima frase, il cuore di Leo si spezzò inesorabilmente. Callida era rimasta nella reggia, senza protezione, morendo in maniera ingiusta.
-Abbiamo perso tutto Leo...- continuò Aida, gli occhi leggermente lucidi. -Ma usciremo di qui insieme, fosse l'ultima cosa che faccio.
Aida si tirò tutto il peso di Leo sulle spalle, riuscendo ad alzarsi.
Il figlio di Efesto guardò i tendini sul collo di Aida irrigidirsi e tendersi per lo sforzo, i denti stretti per la fatica.
-Non voglio che tu muoia...- sussurrò lui, le lacrime che ricavano le guance.
Era davvero quella la fine di loro due?
Aida voltò il capo verso il ragazzo, i loro visi a pochi centimetri di distanza. Leo poté chiaramente vedere la paura negli occhi della tanto amata romana, ma vide anche la determinazione e una cosa che non aveva prezzo alcuno: l'amore.
-"Torna col tuo scudo o sopra di esso."- recitò Aida, lo sguardo che si fondeva con quello del principe. -Leo, sei tu il mio scudo.
Leonidas si aggrappò all'armatura di bronzo di lei anche con l'altra mano, per poterla baciare. Le sue labbra sapevano di sangue, quel gusto metallico e dolciastro che tanto spaventava le persone.
-Insieme fino alla fine.- mormorò Leo, mentre Aida intrecciava le dita a quelle del ragazzo.
Alla loro destra un altro palazzo crollò.
-Insieme fino alla fine Leo.- rispose lei, sorridendo.

E mentre il loro mondo cadeva a pezzi, a Leo bastava quel sorriso.

FINE.










Spazio autore
Okay.
Respira.
Inspira.
Espira.
È la seconda storia che concludo in un giorno solo, wo.

Che dire, sono senza parole.
Una storia nata dal nulla, un'idea messa per caso, una trovata un po' diversa rispetto a quello a cui ero abituata, anche se di certo non unica.
Sono veramente fiera dei risultati raggiunti e felice di aver visto così tanta approvazione nei commenti, anche se magari non sarà una delle storie con più visualizzazioni, la considero una vittoria anche solo per i commenti positivi che ha suscitato.

Ci sarà una piccola sorpresa, per voi che avete seguito la storia fino alla fine, potrete vedere un finale un po' più "giusto" per la storia di Leo e Aida.

Vi saluto per la (pen)ultima volta.

-Saluta la Signora!

GRΣΣΚS || LΣΘ VΔLDΣζDove le storie prendono vita. Scoprilo ora