Capitolo Sedici

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Gleeson aveva rimediato due armature per i ragazzi e ora stava ammassando insieme manichini d'allenamento, bersagli e altre diavolerie che potevano essere più o meno letali.
Dall'altra parte dell'arena, il principe e la schiava si allacciavvano l'armatura, uno distante dall'altro e nel totale silenzio.
Leonidas, che già indossava parte dell'armatura, continuava a lanciare occhiatine ad Aida mentre questa si allacciava il pettorale di bronzo come se lo facesse da un'intera vita.
Leo era ancora sconvolto per quel tiro da maestra di poco prima.
Nemmeno lui sarebbe stato capace di tirare così bene, almeno non senza colpire uno dei due.
Il figlio di Efesto aveva visto abbastanza per poter constatare che quella non era bravura naturale o istinto di sopravvivenza, Aida doveva essere stata allenata a ciò e anche molto bene.
-Come hai fatto?-
Quella domanda gli premeva troppo per tenerla in un angolino del suo cervello.
Aida finì di allacciarsi anche l'ultimo laccio dell'armatura e raddrizzò le spalle, legando i capelli lontani dal volto.
-Sono stata addestrata per questo.- rispose con un tono serio, che non lasciava trapelare emozioni o altro.
-Da chi?-
Aida si piegò e fece l'ultima cosa che il principe si sarebbe aspettato: strappò la toga.
La veste che prima lasciava a malapena scoperti i sandali, ora arrivava sopra le ginocchia in una linea zigzagata.
Era proprio per questo che Aida odiava mostrare le gambe: quando succedeva era sempre perché doveva indossare un'armatura.
-Bene angioletti, scendete dalle nuvole e preparatevi all'inferno!- li chiamò il satiro, saltellando su e giù dall'altro capo dell'arena.
Aida staccò un pugnale dal muro, lo lanciò in aria e lo riprese per la lama, senza farsi un minimo graffio.
-Pff, l'inferno...- disse tra sé e sé, dirigendosi verso il satiro, seguita da un allibito Leonidas.
Cos'altro sapeva fare quella benedetta ragazza?
-Bene angioletti.- esordì Gleeson quando i due furono di fronte a lui. -La prima cosa importante per un eroe è saper utilizzare la propria arma e altre armi di fortuna. Non sempre avrete dietro la spada magica regalata da papino e dovrete accontentarvi di un pugnale scheggiato trovato a terra.-
Aida si rigirò il coltello tra le dita.
Leo sentì la spada farsi pesante nel fodero. Lui aveva una spada relativamente magica donatagli da suo padre, Efesto.
Anche il padre di Aida le aveva donato un'arma? Leo non le aveva mai chiesto di quale dio fosse figlia...
-Quindi oggi vedremo con quante armi siete capaci di combattere senza ammazzarvi da soli.-
-Molto incoraggiante signore.- borbottò Leonidas.
Il satiro gli si avvicinò e strappo il fodero completo di spada dalla sua cintura. -Questa la tengo io.-
Leo avrebbe voluto protestare. La consapevolezza di avere la sua arma con sé gli dava più forza, anche se non poteva utilizzarla.
Aida continuava a soppesare il pugnale, studiandone i disegni sul manico e la qualità della lama.
Nella mente le si presentava vivido il viso di un piccolo Jason che scagliata frustato il proprio pugnale a terra, dopo essersi procurato una brutta cicatrice al labbro in una lotta.
Lui non era portato per i pugnali, non lo era mai stato.
Ma Aida era agile, aveva un'ottima mira e tanta potenza.
L'unica arma che non era mai stata capace di utilizzare era il giavellotto che però, con suo enorme piacere, non rientrava nelle armi preferite dai greci.
-D'accordo angioletti.- la voce del satiro riscosse la ragazza, che saldò la presa sul pugnale e alzò lo sguardo sul volto duro del suo nuovo allenatore.
Le ricordava così poco Leneo, il satiro che...
No, aveva giurato di chiudere con il passato per sempre.
Eppure eccola lì, in armatura e con un pugnale tra le dita.
-Vi sfiderete a vicenda. Tentate di non ammazzarvi, almeno per oggi.-
-Aspetta, come? Dovrei combattere contro di lei?- domandò Leonidas sgomento, indicando Aida.
La ragazza raddrizzò le spalle e puntò il pugnale nella sua direzione.
-Cosa c'è Leonidas, avete paura?-
Aida non avrebbe mai parlato così al suo padrone, ma quando indossava un'armatura lei era l'unica padrona di se stessa, così le avevano insegnato e così era per lei.
Leo era sempre più sgomento da tutto ciò, ma si arrese al tentativo di capire cosa diavolo stava accadendo.
-D'accordo, con quali armi?-
-Oh è indifferente.- rispose il satiro, mangiucchiando il bordo del fodero della spada del principe. -Tanto dovrete usarle tutte. Siete letteralmente circondati da armi. Andate avanti a combattere finché uno dei due non sarà sul punto di uccidere l'altro. A quel punto sarebbe meglio che voi angioletti vi fermaste, non mi piace dover pulire il sangue dall'arena.-
Leonidas ingoiò la saliva e annuì.
-Va bene.-
Aida gli fece un cenno col mento.
Sembrava completamente un'altra persona in quel momento, così regale e forte.
-Prendi un'arma, io non attacco mai i disarmati.-
Quella frase risuonò cupamente nella mente del ragazzo. Chi altri aveva attaccato prima di lui?
Il principe si guardò intorno e trovò una spada in condizioni migliori rispetto alle altre. Forse partire proprio con l'arma in cui era più forte gli avrebbe dato un vantaggio, o forse lo avrebbe reso vulnerabile una volta cambiato arma.
Lui non era bravo con altre armi, solo con la spada faceva miracoli.
Gleeson era così impegnato ad addentare un elmo spaccato che Aida dovette schiarirsi la gola per attirare la sua attenzione.
-Oh, cominciate pure.-

Leonidas aveva deciso con se stesso di fare piano con Aida, non voleva farle del male.
Era un peccato che Aida non la pensasse alla stessa maniera.
Come Gleeson pronunciò l'ultima parola, la ragazza si fiondò sul principe.
Leonidas non era pronto a quella potenza e velocità e Aida sfruttò la situazione.
Non aveva avuto il tempo di alzare la spada e parare il primo colpo, che si ritrovò con la schiena al muro e la sua stessa spada al collo.
Un rivolo di sangue gli scendeva dalla spalla e il pugnale che fino a trenta secondi prima era in mano alla schiava ora era conficcato nella pietra delle rovine, vicino al suo orecchio sinistro.
Gleeson fischiò ammirato.
-Ragazza sei un portento, non uccedermelo prima del tempo però.-
Aida fece un sorriso di sfida a Leo.
-Staremo a vedere.-
Estrasse il pugnale e porse la spada al ragazzo.

Leonidas capì che non avrebbe mai amato un'altra ragazza così tanto.




Spazio autrice
Sto scrivendo un botto in questi giorni e non vedo l'ora di vedere le vostre reazioni a ciò che ho in serbo per voi :)

Dato che ieri mi sono dimenticata di postare, oggi aggiorno due volte. Amatemi.

Avvisi vari leggete thanks
Allora, prima di tutto,
ho perso totalmente l'ispirazione per il sequel di NAPS, mi dispiace ma non è una cosa che "si sceglie" quindi dovrò aspettare che mi venga qualche idea geniale.

2) sto lavorando ad un paio di storie che, se riesco a portare avanti, vorrei pubblicare. Tenterò di farmi perdonare con quelle.
Detto questo

-Saluta la Signora!

GRΣΣΚS || LΣΘ VΔLDΣζDove le storie prendono vita. Scoprilo ora